LA LOBBY DELLE ARMI TIRA FUORI L’ARTIGLIERIA PESANTE - LA TEMIBILE NRA SI PREPARA ALLO SCONTRO DECISIVO CON OBAMA SULLA REGOLAMENTAZIONE DELLE ARMI D’ASSALTO NEGLI USA - LA LOBBY HA GIÀ COMINCIATO A MOBILITARE I CITTADINI E A MINACCIARE I DEMOCRATICI COME AVVENNE NEL 1994, QUANDO LA STESSA QUESTIONE COSTÒ A CLINTON LA MAGGIORANZA NEL CONGRESSO - IN UN PAESINO DELLO UTAH ORA LE ARMI SONO OBBLIGATORIE...

Maurizio Molinari per "La Stampa"

La lobby delle armi minaccia di «punire» il Congresso, i suoi attivisti celebrano la «giornata della resistenza» in oltre cento città e una piccola località dello Utah coglie il momento per obbligare i residenti a dotarsi almeno di un revolver.

La «National Rifle Association» (Nra) è determinata ad impedire la trasformazione in legge delle norme anti-armi promosse dall'amministrazione Obama e per riuscirvi lancia un contrattacco dal basso. La strategia di David Keene, presidente della Nra, è di far crescere l'ostilità popolare per le misure di Obama sul bando delle armi di assalto, più controlli sui detentori, più severità contro il traffico illegale - per condizionare le posizioni di senatori e deputati eletti a Washington in entrambi i partiti.

La cifra di oltre 1 milione di dollari in donazioni raccolta dalla Nra in gennaio suggerisce che la campagna sta mobilitando i portatori d'armi e Keene si mostra sicuro della vittoria. «Non credo che al Senato ci sarà ostruzionismo, andremo al voto e conto sul fatto che a prevalere saranno i difensori del Secondo Emendamento» dice Keene durante un evento pubblico ad Harvard, riferendosi alla norma costituzionale che tutela il porto d'armi. «Obama vuole che si voti in aula e noi anche lo desideriamo, dunque ci conteremo», aggiunge e ammonisce: «Puniremo chi voterà contro il Secondo Emendamento».

È un linguaggio che evoca l'opposizione della Nra al bando dei fucili d'assalto approvato nel settembre 1994, quando riuscì nell'arco di 60 giorni a mobilitare milioni di attivisti contro i democratici di Bill Clinton che l'avevano voluto, consegnando il controllo del Congresso ai repubblicani di Newt Gingrich.

Keene si oppone ad ogni misura restrittiva proposta da Obama, incluso il bando per armi semiautomatiche come l'AR-15 adoperato in dicembre dal killer di Newtown per uccidere 20 bambini nella scuola elementare Sandy Hook. «L'AR-15 è un fucile da caccia fra i più popolari negli Stati Uniti - spiega Keene - e se un'arma è tanto diffusa e legalmente adoperata deve continuare ad essere accessibile al pubblico». L'unico divieto che Keene condivide riguarda le «armi completamente automatiche» che però sono già illegali.

Ciò che distingue la crociata pro-armi è l'essere fatta in nome dei «diritti civili», per via del riferimento al Secondo Emendamento, e di questo infatti si è parlato durante il «Giorno di resistenza» che ha visto svolgersi sit-in e comizi in oltre cento città degli Stati Uniti, dal Maryland al Colorado.

In molte occasioni gli attivisti hanno issato le bandiere con l'insegna «Don't Tread on Me» (Non mi calpestare) che evoca i moti rivoluzionari ed è la stessa dei Tea Party. In coincidenza con la giornata di militanza, la piccola Spring City dello Utah - circa mille abitanti - ha accolto l'idea di rendere «obbligatorio» il possesso di armi «per tenere lontani i criminali» aggiungendo l'offerta di corsi di tiro gratuiti per chiunque possiede «armi non dichiarate» al fine di fargliele dichiarare.

 

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