emmanuel macron viktor orban

SIAMO OSTAGGIO DEI "NANI" D'EUROPA - MACRON PROPONE LA MODIFICA DEI TRATTATI PER ELIMINARE LA REGOLA DEL VOTO ALL’UNANIMITÀ, CHE DÀ UN POTERE DI RICATTO ENORME AI PICCOLI STATI, MA 13 PAESI MEMBRI GIÀ SI OPPONGONO. BASTA TROVARNE UN ALTRO PER FAR DECRETARE AL CONSIGLIO EUROPEO IL NO A MAGGIORANZA SEMPLICE A OGNI TENTATIVO DI REVISIONE - LA PROPOSTA PARACULA DEL TOYBOY DELL’ELISEO DI UNA “COMUNITÀ POLITICA EUROPEA”, PER DARE IL CONTENTINO ALL’UCRAINA SENZA FARLA ENTRARE NELL’UE…

 

 

 

 

1 - INCLUSIONE E VOTO A MAGGIORANZA LA «NUOVA EUROPA» DI MACRON

Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”

 

emmanuel macron

Allargare e approfondire l'Europa. Allargarla con una «Comunità politica europea» aperta a nuovi membri, e approfondirla cambiando i Trattati dell'Unione dei Ventisette.

 

Davanti al Parlamento di Strasburgo nel giorno della Festa dell'Europa, anniversario della dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950, il presidente Emmanuel Macron ieri ha cercato di tenere insieme le due esigenze - orizzontale e verticale - a lungo considerate inconciliabili.

 

emmanuel macron roberta metsola ursula von der leyen

Da una parte Macron propone la creazione di una «Comunità politica europea» che si allarghi a Paesi - come l'Ucraina - che già fanno parte della nostra famiglia e già condividono i nostri valori, ma che non possono entrare subito nell'Unione.

 

Allo stesso tempo il presidente francese vuole cambiare i Trattati Ue, in modo che anche nelle questioni sociali, fiscali e di politica estera (per le quali ora serve l'unanimità) il Consiglio voti a maggioranza: il modo più efficace e visibile per approfondire l'integrazione dell'Unione europea dei Ventisette, destinati a restare tali ancora a lungo.

 

mario draghi emmanuel macron versailles

Fedele all'istinto per la sintesi e al «ma anche» che ha fatto la sua fortuna politica, Emmanuel Macron ieri a Strasburgo ha parlato da presidente francese e da leader del Paese che fino a giugno assicura la presidenza a turno della Ue, ispirandosi a diverse proposte che negli ultimi giorni stanno animando il dibattito europeo .

 

La «Comunità politica europea» assomiglia molto alla confederazione suggerita dal segretario del Partito democratico italiano Enrico Letta, a sua volta ispirata alla proposta che François Mitterrand avanzò subito dopo la caduta del muro di Berlino per tenere i Paesi dell'Est ancorati all'Occidente.

emmanuel macron

 

Se allora la confederazione era pensata per coinvolgere Mosca, adesso sarebbe uno strumento per tenere la Russia a distanza e offrire aiuto e protezione all'Ucraina, e poi a Georgia, Moldavia e ai Balcani occidentali.

 

Della necessità di cambiare i Trattati si parla da tempo, e l'ultimo a farlo è stato pochi giorni fa, proprio davanti al Parlamento di Strasburgo, il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, che è arrivato a evocare di nuovo il «federalismo» (parola che in Francia resta da anni quasi proibita e che infatti Macron non ha pronunciato).

 

ursula von der leyen roberta metsola emmanuel macron

La revisione dei Trattati incontra il favore della presidente del Parlamento, Roberta Metsola, e della presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, che vuole «migliorare di continuo la nostra democrazia». Ma c'è subito l'opposizione di 13 Paesi (Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Slovenia e Svezia), che in una nota informale diffusa dopo il discorso di Macron dichiarano di non sostenere sforzi «avventati e prematuri».

 

Macron auspica comunque che una «convenzione per la riforma dei trattati» venga convocata a giugno con obiettivi chiari: oltre al voto a maggioranza, dare al Parlamento il diritto di iniziativa legislativa e fissare nuovi traguardi comuni per «clima, lavoro, crescita e giustizia sociale».

 

macron putin

Quanto alla «Comunità politica europea», questa appare innanzitutto come una risposta alla domanda di ingresso dell'Ucraina nella Ue. La candidatura verrà forse accettata già nel vertice di fine giugno, ma per diventare membri a tutti gli effetti dell'Unione «ci vogliono anni, forse decenni», ha detto Macron. «Bisogna dirlo, per onestà».

 

Per non deludere chi sta combattendo e morendo in nome dell'ideale europeo, ecco allora l'idea di creare una nuova entità, simile al Consiglio d'Europa, «che permetta alle nazioni che aderiscono ai nostri valori di trovare un nuovo spazio di sicurezza e di cooperazione nei campi della politica, dell'energia, dei trasporti, delle infrastrutture, della circolazione delle persone e in particolare dei giovani».

URSULA VON DER LEYEN VOLODYMYR ZELENSKY

 

«L'ingresso nella Comunità politica europea non pregiudicherebbe l'adesione futura alla Ue, e non sarebbe precluso a chi ha lasciato la Ue», ha aggiunto Macron, con un riferimento esplicito al Regno Unito. Se a Mosca ieri è andata in scena l'esibizione della forza militare, a Strasburgo Macron ha tenuto a difendere con solennità i valori europei contrapposti a quelli delle autocrazie, e ha condannato i «crimini inqualificabili» commessi dalla Russia in Ucraina.

 

emmanuel macron

Un modo per ribadire il sostegno europeo a Kiev, marcando comunque le distanze con il presidente americano Joe Biden che invece decise di qualificarle subito, quelle atrocità, come «crimini di guerra». Macron è sembrato confermare una certa volontà di cautela quando, prima di partire per Berlino, ha detto che finita la guerra «dovremo costruire i nuovi equilibri di sicurezza in Europa senza mai cedere alla tentazione né dell'umiliazione, né dello spirito di rivalsa».

 

2 - RIFORMA IN SALITA: GIÀ 13 PAESI PRONTI A FARE LE BARRICATE «I TRATTATI NON SI CAMBIANO»

Gabriele Rosana per “il Messaggero”

 

emmanuel macron olaf scholz

Non così di fretta, «l'Europa funziona già bene com' è». Il fronte di 13 Paesi che si oppongono alla riforma dei Trattati Ue si è organizzato in zona Cesarini e ha rovinato la festa delle istituzioni Ue e del presidente francese Emmanuel Macron, nel giorno della cerimonia di chiusura a Strasburgo della Conferenza sul Futuro dell'Europa, l'esercizio partecipativo dal basso per ripensare l'Ue, che nell'ultimo anno ha elaborato 325 raccomandazioni per modernizzare l'Ue.

 

«La riforma dei Trattati non è mai stata un obiettivo della Conferenza», ha sentenziato senza appello un documento interlocutorio informale (un non-paper), firmato da una folta schiera di Stati membri di medie e piccole dimensione, perlopiù rappresentativi dell'Europa del Nord e dell'Est, fatto circolare già ieri mattina, quando ancora il numero dei sostenitori non era completo.

 

emmanuel macron olaf scholz

Obiettivo: tirare il freno a mano rispetto alle fughe in avanti di Bruxelles (e Parigi) e ingaggiare un braccio di ferro a viso scoperto con i principali Paesi, in particolare Italia e Germania, che si erano invece impegnati per le riforme.

 

I NUMERI

I numeri ci sono quasi: i fautori del no secco alla modifica dei testi fondamentali sono Danimarca, Svezia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania e Slovenia; espressione di governi dai più vari colori politici (ci sono socialdemocratici, liberali, popolari e conservatori).

emmanuel macron

 

Basta trovare un quattordicesimo per far decretare al Consiglio europeo il no a maggioranza semplice a ogni tentativo di revisione, facendo così naufragare il progetto di convocare una Convenzione ad hoc. L'Ungheria di Viktor Orbán è la grande assente tra i sottoscrittori del testo; ma è anche l'oppositrice più scontata di ogni tentativo di raggiungere più integrazione nell'Ue. Anche nel caso in cui qualcuno dovesse tirarsi indietro e convertirsi alla causa, però, la strada rimane in salita, visto che per approvare i nuovi Trattati serve comunque a valle l'unanimità dei Ventisette.

 

emmanuel macron roberta metsola

I 13 sono usciti alla scoperto nel pomeriggio di ieri, quando alcune ambasciate presso l'Ue hanno reso pubblico il documento congiunto che spiega «perché siamo contrari a una sconsiderata e prematura modifica dei Trattati. L'Europa si deve occupare di centrare risultati concreti; non c'è tempo per le discussioni sugli assetti istituzionali» che toglierebbero «energia politica all'importante compito di trovare soluzioni che rispondano alle richieste dei cittadini» e «alle sfide geopolitiche urgenti».

 

vladimir putin viktor orban 4

Un atto d'accusa abbastanza esplicito contro il Parlamento europeo, che un settimana fa aveva bruciato le tappe chiedendo, com' è sua prerogativa, l'attivazione dell'iter di revisione dei Trattati come conseguenza dei lavori della Conferenza. L'apertura del cantiere dei Trattati non è esclusa a priori, chiariscono le capitali, ma l'espressione sembra quasi di rito, visto che la porta rimane sbarrata: sostengono i 13 esecutivi che «negli ultimi anni, la gestione delle crisi da parte dell'Ue- dalla pandemia all'invasione russa dell'Ucraina - ha mostrato chiaramente quanto possa portare a compimento nel quadro degli attuali Trattati. L'Unione ha agito rapidamente e ha realizzato soluzioni comuni ed efficaci: abbiamo già un'Europa che funziona. Non abbiamo bisogno di affrettarci in riforme istituzionali per ottenere risultati».

VIKTOR ORBAN VISEGRAD lancio di pomodori su emmanuel macron 5

 

Ultimi Dagoreport

gabriele gravina luciano spalletti gianpiero ventura giorgia meloni carlo tavecchio franco carraro matteo salvini matteo renzi giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT! IL CALCIO È POLITICA! NEL FLOP DELLA NAZIONALE SI RINTRACCIANO GLI INGREDIENTI PEGGIORI DEL PAESE: INCOMPETENZA, IMPROVVISAZIONE, MANCANZA DI PROFESSIONALITÀ. L’ITALIA È UN PAESE G7 CHE È FUORI DAI TAVOLI CHE CONTANO (DALL’UCRAINA ALLA LIBIA) E NEL CALCIO AFFONDA NELLA MEDIOCRITÀ. GRAVINA È L’EMBLEMA DELLA MANCATA ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’ AL PARI DI ELLY SCHLEIN CHE DOPO LA BATOSTA REFERENDARIA, SI AGGRAPPA AI NUMERI, PER DIRE CHE SÌ IL CENTROSINISTRA HA PIÙ VOTI DELLA MELONI. LA SCONFITTA? SOLO UN DETTAGLIO - NELLE SQUADRE I GIOVANI NON TROVANO SPAZIO, NEI PARTITI IDEM, A MENO CHE NON SIANO POLLI DI BATTERIA. LA CANDIDATURA ALLA GUIDA DEL CONI DI FRANCO CARRARO, A 85 ANNI, MOSTRA L’ETERNO RITORNO DELL’ETERNO RIPOSO - PER QUANTO ANCORA DOVREMO SORBIRCI LE SCENEGGIATE AUTO-ASSOLUTORIE DELLA FIGC? PER QUANTO ANCORA I NOSTRI POLITICI POTRANNO RIFILARCI SUPERCAZZOLE? - LE RESPONSABILITA' DEI MEDIA - VIDEO

giorgia meloni matteo salvini elly schlein giuseppe conte bonelli fratoianni

DAGOREPORT - L’ESITO DEL REFERENDUM, LANCIATO DALLA SETE DI POTERE DI LANDINI IN CUI SONO CADUTI GLI INETTI SCHLEIN E CONTE, HA SPINTO UNA BEFFARDA MELONI A CANTARE VITTORIA DETTANDO AI SUOI GAZZETTIERI CHE IL RISULTATO “RISCHIA DI INCHIODARMI A PALAZZO CHIGI PER DIECI ANNI”. COME SE IL 70% CHE SE N'È FREGATO DI ANDARE A VOTARE, SIA TUTTO A FAVORE DELLA DESTRA. UNA FURBATA DA VENDITORE DI TAPPETI PERCHÉ IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI NON E' PER NIENTE DIPINTO DI ROSA. A PARTE LA DISCRIMINANTE GEOPOLITICA, CHE VEDE IL TURBO-SOVRANISMO ANTI-UE DI SALVINI COZZARE CON IL RIPOSIZIONAMENTO EURO-PPE DELLA CAMALEONTICA DUCETTA, IL PASSAGGIO PIÙ DIFFICILE ARRIVERÀ CON LE REGIONALI DEL PROSSIMO AUTUNNO, DOVE RISCHIA SERIAMENTE DI PERDERE LE MARCHE MENTRE IL VENETO È APPESO ALLE MOSSE DI ZAIA. I TIMORI DELLA MELONI SI SONO APPALESATI QUANDO È SBUCATO IL NASO AD APRISCATOLE DI DONZELLI ANNUNCIANDO UN’APERTURA SUL TERZO MANDATO CON LO SCOPO DI LANCIARE UN SALVAGENTE A SALVINI E NELLO STESSO TEMPO MANDARE ALL’ARIA IL CAMPOLARGO IN CAMPANIA - DALL'ESITO DELLE REGIONALI LA SGARBATA PREMIER DELLA GARBATELLA CAPIRA' SE HA I NUMERI PER ANDARE AL VOTO ANTICIPATO SENZA SALVINI TRA I PIEDI…

francesco milleri gaetano caltagirone giorgia meloni giovanbattista fazzolari mediobanca nagel alberto

DAGOREPORT - IL GIORNO DEL GIUDIZIO SI AVVICINA, CAMPO DI BATTAGLIA: L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA DEL 16 GIUGNO. IN CASO DI VITTORIA DELL'INFERNALE CALTAGIRONE, SI SPALANCHEREBBERO LE PORTE DI TRE DELLE PRINCIPALI ISTITUZIONI FINANZIARIE ITALIANE (GENERALI, MEDIOBANCA E MPS) AL GOVERNO MELONI: UN FATTO POLITICO EPOCALE – SUDORI FREDDI A MILANO CHE SI CHIEDE ATTONITA: COME PUÒ VENIRE IN MENTE A CALTARICCONE DI SCALARE IL GRUPPO EDITORIALE ‘’CLASS’’ PERCHÉ A LUI CONTRARIO (DETIENE IL SECONDO QUOTIDIANO ECONOMICO, “MILANO FINANZA”)? UN’ATTITUDINE AUTORITARIA CHE DEL RESTO FA MAGNIFICAMENTE SCOPA CON IL “QUI COMANDO IO!” DEL GOVERNO MELONI – SUDORI FREDDISSIMI ANCHE A ROMA: SI ACCAVALLANO LE VOCI SUGLI EREDI DEL VECCHIO, GRANDE PARTNER CON LA HOLDING DELFIN DELLE SCALATE CALTAGIRONESCHE, CHE SPINGONO IL LORO CEO FRANCESCO MILLERI A SGANCIARSI DAL BOSS ROMANO DEL CALCESTRUZZO. CHE UNA PARTE DELLA TURBOLENTA FAMIGLIA NON SOPPORTI MILLERI, È UN FATTO. CHE CI RIESCA, È UN’ALTRA STORIA - LA DECISIONE DELLA DELFIN (HA IL 20% DI AZIONI MEDIOBANCA) È INFATTI DIRIMENTE: IN CASO DI FALLIMENTO IL 16 GIUGNO, SAREBBE LA CULATA DEFINITIVA NON SOLO ALL’OTTUAGENARIO “PADRONE DI ROMA” MA ANCHE UN SONORO "VAFFA" AI SOGNI DI MELONI E FAZZOLARI DI ESPUGNARE IL POTERE IN MANO AI “BANCHIERI DEL PD”… 

biennale di venezia antonio monda pietrangelo buttafuoco alessandro giuli alfredo mantovano

DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA LA PARTITA PER LA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 2026 - UNA POLTRONISSIMA, CHE DOVREBBE FAR TREMARE I POLSI (È IN CONCORRENZA CON IL FESTIVAL DI CANNES), CHE DA ANNI TRAVAGLIA LA VITA E GLI INCIUCI DEL GIORNALISTA MONDA, MAGNIFICAMENTE DOTATO DI UNA CHIAPPA A SINISTRA (“REPUBBLICA” IN QUOTA ELKANN); MENTRE LA NATICA DI DESTRA, BEN SUPPORTATA DAL FRATELLO ANDREA, DIRETTORE DELL’”OSSERVATORE ROMANO”, GODE DEI BUONI RAPPORTI CON IL PIO ALFREDO MANTOVANO - ALL’ANNUNCIO FATALE DI GIULI, SU INPUT DI MANTOVANO, DI CONSEGNARE LA MOSTRA DEL 2026 NELLE MANINE FATATE DI MONDA, IL PRESIDENTE DELLA BIENNALE BUTTAFUOCO, CHE NON HA MAI STIMATO (EUFEMISMO) L’AEDO DELLA FUFFA ESOTERICA DI DESTRA, AVREBBE ASSUNTO UN’ESPRESSIONE ATTONITA, SAPENDO BENE COSA COMPORTEREBBE PER LUI UN FALLIMENTO NELLA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA, MEDIATICAMENTE PIÙ POPOLARE E INTERNAZIONALE (DELLE BIENNALI VENEZIANE SU ARCHITETTURA, TEATRO, BALLETTO, MUSICA, NON FREGA NIENTE A NESSUNO)

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO

francesca fialdini mario orfeo

DAGOREPORT: MAI DIRE RAI! – COME MAI “REPUBBLICA” HA INGAGGIATO UNA BATTAGLIA CONTRO L’ARRIVO DI NUNZIA DE GIROLAMO AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI NELLA DOMENICA POMERIGGIO DI RAI1? NON È UN MISTERO CHE IL DIRETTORE, MARIO ORFEO, ANCORA MOLTO INFLUENTE A VIALE MAZZINI, STIMA MOLTO LA FIALDINI (FU LUI A FAVORIRNE L’ASCESA DA DIRETTORE GENERALE) - PER EVITARE IL SILURAMENTO DEL PROGRAMMA DELLA CONDUTTRICE, A LARGO FOCHETTI HANNO MESSO NEL MIRINO PRIMA IL TRASH-SEX SCODELLATO DA NUNZIA COL SUO "CIAO MASCHIO", E POI IL PRESIDENTE RAI AD INTERIM, IL LEGHISTA ANTONIO MARANO, PER UN PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI - MA L'ORGANIGRAMMA RAI VUOLE CHE IL DIRIGENTE RESPONSABILE DEL DAY-TIME, DA CUI DIPENDE IL PROGRAMMA DELLA FIALDINI, SIA ANGELO MELLONE...