IN GALERA! - I MAGISTRATI LANCIANO L'ALLARME SUL DDL FERRANTI SULLA CUSTODIA CAUTELARE - "QUASI IMPOSSIBILE DA PROVARE IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEL REATO"
Liana Milella per "la Repubblica"
Stop alle manette facili. Pure per decreto. Ad essere precisi, sfruttando il dl svuota-carceri appena approvato a palazzo Chigi, infilandoci dentro il ddl Ferranti sulla custodia cautelare, che è in aula alla Camera. Il Pd scavalca il Guardasigilli Annamaria Cancellieri, che in consiglio dei ministri aveva tenuto testa e si era battuta contro il collega dell'Interno Angelino Alfano proprio sulla carcerazione preventiva. Lui voleva inserire quelle misure a tutti i costi nel dl, lei riteneva che ne avrebbero rallentato il cammino.
La partita, che pareva chiusa, si riapre. Ddl Ferranti dentro. Ma sul testo, votato da tutti in commissione (Lega contro), spunta la posizione critica dell'Anm. Ascoltati in commissione, i vertici - il presidente Rodolfo Maria Sabelli, il segretario Maurizio Carbone - hanno criticato un punto chiave del ddl, là dove si riscrive la possibilità di arrestare un indagato per la «reiterazione del reato». Riservata fino a oggi, adesso l'audizione dell'Anm, in una breve sintesi, sarà pubblicata sul sito dei magistrati in un nuovo spazio dedicato alle questioni giuridiche.
Scrivono le toghe: «Se si stabilisce che le modalità di un fatto non bastano a fondare il pericolo di reiterazione del reato e che le circostanze non sono sufficienti a ricavare
la personalità dell'imputato, c'è una forte limitazione alla discrezionalità del giudice». Ancora: «L'innovazione potrebbe impedire grandemente l'applicazione delle misure cautelari ove ricorra il solo pericolo della reiterazione».
Per chiudere così: «La riforma sposta notevolmente il punto di equilibrio tra il necessario rigore sotteso a ogni limitazione della libertà personale e la tutela della sicurezza, a detrimento di quest'ultima, con conseguenze che potrebbero essere gravi, sotto
il profilo della tranquillità sociale.
Qual è il punto controverso? Nel ddl, a proposito dell'arresto preventivo per il rischio che l'indagato commetta di nuovo lo stesso delitto, è scritto che «le situazioni di concreto e attuale pericolo non possono essere desunte esclusivamente dalla gravità del reato e dalle modalità e circostanze del fatto per cui si procede».
Spiega Sabelli: «Di fronte a un reato gravissimo, come un efferato omicidio e una corruzione, non basterà più né la modalità del fatto, né tantomeno la sua gravità , per provare il pericolo della reiterazione. Ci vorrà qualcosa di più. Ma per un incensurato, ad esempio, ciò non sarà affatto facile».
Donatella Ferranti, la presidente Pd della commissione Giustizia della Camera che firma il ddl e ne ha seguito l'iter, anticipa la sua disponibilità a ragionare sul testo, ma spiega che «l'intenzione, come hanno sostenuto autorevoli giuristi e lo stesso Canzio (il presidente della Corte d'appello di Milano che in via Arenula presiede la commissione di riforma sui codici,ndr.), non è affatto quella di indebolire gli strumenti di indagine, ma rafforzare le motivazioni quando si incide sulla libertà personale».
Quindi, dice Ferranti, «non può bastare la gravità di un delitto in sé, ma altri fattori come la personalità del soggetto, la sua storia, i suoi comportamenti passati e presenti». Un bel caso, che arroventerà il dibattito sul dl svuota-carceri.



