MARONEIDE - IL GIOCO È FATTO: BOBO SI PRENDE LA PRIMA SERATA DI VESPA PER ANNUNCIARE LA SVOLTA “NAZIONAL-MODERATA” DEL CARROCCIO E LASCIA GLI SLOGAN PADANI AL BOFONCHIO DEL SENATÙR - ANZI. LO SMENTISCE COME UN NONNO UN PO’ TOCCO: “IO NON CREDO A COMPLOTTI DI MAGISTRATI O SERVIZI. L’ERRORE È NOSTRO CHE NON ABBIAMO CONTROLLATO. MA NOI SIAMO L’UNICO PARTITO CHE FA PULIZIA” - ROSI MAURO NON LASCIA E RADDOPPIA: “CHI È SENZA PECCATO, SCAGLI LA PRIMA PIETRA...”

Fabio Poletti per "la Stampa"

La saga della Lega è diventata una Maroneide. L'ex ministro dell'Interno e segretario in pectore, spopola a Bergamo e buca lo schermo a «Porta a Porta» - gran sorriso sotto i baffi, altro che le lacrime di Rosi Mauro la sera prima - dove alle solite frasi di rito sulla Lega che non morirà mai, fa il leader che vola alto: «L'importante è fare, il consenso arriverà, ci sono sondaggi che ci danno al 15%... Io non credo a complotti di magistrati o servizi. L'errore è nostro che non abbiamo controllato. Ma noi siamo l'unico partito che fa pulizia...».

Se Roberto Maroni si prende il «prime time» a Umberto Bossi rimane «La Padania», dove si presenta come un grande vecchio o forse solo vecchio: «Non bisogna cadere nel trappolone di chi vuole le divisioni».

Da qui ai congressi può succedere ancora di tutto. Ma nella convulsa agenda della Lega c'è ben altro: chiudere i conti aperti, cambiare marcia al movimento. Trovare «la quadra», come direbbe Umberto Bossi, mica è facile. E il Consiglio Federale che si riunisce oggi alle quattro in via Bellerio e che pure ha solo due punti all'ordine del giorno - stabilire la data del congresso «entro giugno» come vuole Maroni, decidere chi resta e chi va - si presenta come uno di quelli storici nella vita della Lega.

Il capitolo espulsioni oltre che doloroso potrebbe essere assai complicato. Sbattere fuori l'ex tesoriere Francesco Belsito a questo punto è il meno. Imporre una sospensione magari di sei mesi a Renzo Bossi, «salvato» dal cognome e dal passo indietro al Pirellone, potrebbe non essere così complicato. Ma la partita più dura è quella che si gioca su Rosi Mauro. Soprattutto se la irriducibile vicepresidente del Senato che non si è ancora dimessa decidesse di presentarsi al Federale di persona, per difendere l'onore e la sua storia: «Devo valutare ancora, io non ho mai preso un euro...».

La sua testa la chiedono in tanti, dentro e fuori la Lega. Roberto Maroni si ripete: «Se lo chiedono a me io lo faccio. Rosi Mauro deve ritenersi obbligata a fare ciò che il partito ritiene giusto». La «nera», la «badante, «mamma Ebe» per ora non ci pensa proprio. Anche se al Senato non si fa vedere e al suo posto guida il Presidente Renato Schifani. E se in via Bellerio potrebbe tornarci oggi per la prima volta dopo dieci giorni.

Accolta da un muro di ostilità con il Triumvirato e tutti quelli che si aggiungono per non essere da meno che vorrebbe epurarla per arginare la frana e accontentare la base. Ma dalla sua, Rosi Mauro avrebbe più di una carta: la vicinanza a Umberto Bossi che qualcosa deve pure valere, le pressioni sul marito di Manuela Marrone e quel messaggio trasversale con cui Rosi Mauro ha chiuso la sua assai commossa partecipazione a «Porta a Porta»: «Chi è senza peccato, scagli la prima pietra...».

I «peccati» della Lega potrebbero essere nascosti nei bilanci del partito. La Procura di Milano ha chiesto quelli degli ultimi cinque anni. «Nessun problema li daremo immediatamente...», assicura Roberto Maroni che fila a Palazzo di Giustizia pure con Stefano Stefani, promosso da cinque giorni curatore dei conti del partito. Un compito mica facile, tant'è che la Lega come stabilito ha deciso di affidarsi alla società di revisione Pricewaterhouse per guardare in quel mare di soldi che andavano e uscivano in modo assai spregiudicato. Poi ci sarà il momento di fare i conti sui conti.

«Chi ha preso i soldi li deve restituire e se ne deve andare», aveva tuonato il vecchio Umberto Bossi in un sussulto di orgoglio l'altra sera a Bergamo. Seguito a ruota da Roberto Maroni che già parla da consumato leader: «A noi il versante giudiziario non è quello che preme di più. Io ho l'impressione che qualcuno abbia approfittato della buona fede di Bossi. Ma di sicuro se ci sarà un processo, noi della Lega Nord ci costituiremo come parte civile».

 

UMBERTO BOSSI IN LACRIME CON ROBERTO MARONI SUL PALCO DI BERGAMO MARONIROBERTO MARONI roberto maroniUMBERTO BOSSI E ROSI MAUROFRANCESCO BELSITO

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