RENZI CI FA UN BAFFINO - A MITRAGLIARE CONTRO IL SINDACO DI FIRENZE CI SI METTE ANCHE IL MAGO DALEMIX (ALLORA MATTEUCCIO VINCE) E LO AFFOSSA CON UN “NON SEMBRA IN GRADO DI GOVERNARE” - IL TERRORE DI ESSERE ROTTAMATI, SPINGE I MATUSA DEL PD A FARE QUADRATO CONTRO IL BISCHERO DELLA LEOPOLDA SCELTO DA GRILLO COME VERO SFIDANTE PER PALAZZO CHIGI (BERSANI, DORMI TRANQUILLO) - RENZI L’ANALISTA: “LA FOTO DI VASTO HA TERRORIZZATO I MERCATI”…

Tommaso Labate per il "Corriere della Sera"

Alle dieci di sera, prima di raggiungere Ferrara per il dibattito con l'indigeno Dario Franceschini, gli unici endorsement che ha ricevuto durante la giornata sono quelli della berlusconiana Daniela Santanchè («Tifo per lui, se vince lo bacio») e del cantante Francesco Facchinetti («Mi sa che lo voterò»). Per il resto Matteo Renzi incassa solo stroncature.

Beppe Grillo offre una versione riveduta e corretta dell'antico adagio con cui Fortebraccio, dalle colonne dell'Unità, aveva reso immortale il malcapitato leader del Psdi Antonio Cariglia. «Hanno bussato alla porta e non c'era nessuno: era Matteo Renzi». Ed è niente rispetto a quello che succede dentro i confini del centrosinistra.

«Renzi non mi sembra in grado di governare il Paese», mette a verbale Massimo D'Alema. «È sindaco di Firenze. Onori l'impegno», gli suggerisce Rosy Bindi. Il tutto prima che Nichi Vendola derubrichi «Matteo» e le sue battaglie con una formula al vetriolo: «Renzi? Al juke box delle banalità non vale la pena replicare».

Quando al battesimo ufficiale della sua candidatura mancano ormai nove giorni, Renzi è riuscito a diventare il protagonista della contesa. E l'obiettivo l'ha raggiunto tenendo fede, almeno per adesso, alla promessa di non attaccare direttamente Bersani, a cui ieri ha chiesto un confronto in televisione «aperto e leale».

Al contrario, l'unico che rimane fuori dal mirino renziano è proprio il segretario del Pd. «La domanda che ormai mi fanno sempre è "tu stai con Casini o con Vendola?", come se mi importasse chi mi sta più simpatico e non mi importassero i programmi», è la premessa che fa ieri pomeriggio. Ma io, aggiunge, «dico che dobbiamo essere grati al centrosinistra e a Pier Luigi Bersani per aver scelto le primarie».

Per il resto, è guerra aperta. Con la Bindi, accusata assieme a Franceschini per aver guadagnato posizioni di potere grazie alla sua partecipazione alle primarie del 2007. «Anche se Renzi vince io resto presidente. E considero la vicepresidenza della Camera un onore, non un premio di consolazione», gli manda a dire Rosy.

«I dubbi di Bindi sulle primarie? Ce ne faremo una ragione», aveva già replicato Matteo. Per non parlare del botta e risposta differito con D'Alema, che ieri ha smentito i timori attribuitigli dal sindaco di Firenze: «Io non ho paura delle primarie e non sono candidato, quindi sono argomenti che non hanno consistenza».

Mentre Renzi viaggia verso Ferrara, alla Festa democratica di Reggio Emilia Rosy Bindi e Nichi Vendola hanno appena finito di spartirsi gli applausi. Anche se il primo dice «voglio sposarmi» e la seconda replica «diritti sì ma nozze gay no». Ma i due hanno trovato una convergenza sulla candidatura di Romano Prodi al Quirinale. Comincia il governatore pugliese, accusato proprio da Renzi di aver contribuito nel 1998 alla caduta del governo del Professore. «Possiamo riparare proponendolo per il Quirinale».

E il presidente del Pd: «Io sono stata la prima a dirlo». Il sindaco di Firenze li stoppa entrambi: «Io credo, con grande rispetto per Prodi, che se smettiamo di giocare al toto-nomi forse è meglio».

L'ultima giornata di tormenti del centrosinistra prosegue con Vendola che saluta i militanti del Pd rispolverando il «compagne e compagni» e ricordando che «le primarie tendo a perderle nei sondaggi e a vincerle dopo». E con Bindi che lancia un appello a Bersani: «Chieda a Renzi e ai giovani del partito di avere rispetto delle persone e di una storia facendo un'operazione verità su questi anni».

E visto che il match è di quelli destinati ad arrivare ai tempi supplementari, ecco che la Bindi s'allena sui tempi lunghi. Prima di chiudere la giornata, lancia un'ultima provocazione al sindaco di Firenze. «Se io dichiaro che non mi candido in parlamento, Renzi si ritira dalle primarie?». L'altro non può sentirla.

Nel frattempo, infatti, è già salito sul palco ferrarese per il faccia a faccia con Franceschini. In cui, tra le altre cose, dirà che «se siamo arrivati al governo Monti è anche un po' colpa nostra». Perché «se fossimo stati credibili, e non ci fosse stata la foto di Vasto che ha terrorizzato i cittadini, oltre che i mercati, il Pd poteva governare». L'esecutivo dei professori, aggiunge il sindaco di Firenze in coda, «ha fatto benissimo». Ma secondo lui è una parentesi. «Ora tocca alla politica».

 

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