ursula von der leyen riarmo europeo unione europea difesa rearm

CHI PAGHERÀ IL RIARMO UE? GABANELLI: "I 32 CAPI DI STATO E DI GOVERNO D’EUROPA HANNO DECISO DI PORTARE AL 5% DEL PIL L’AMMONTARE DELLA SPESA MILITARE ENTRO IL 2035 - IL PIANO DI BRUXELLES PREVEDE DI SALIRE A QUOTA 800 MILIARDI IN QUATTRO ANNI ANZICHÉ NEI DIECI PREVISTI DALLA NATO. DOVE SI VANNO A TROVARE I 650 MILIARDI CHE MANCANO PER ARRIVARE AGLI 800 DEL PIANO VON DER LEYEN? L’IPOTESI DELLO SFORAMENTO DEL PATTO DI STABILITA’ OPPURE LA POSSIBILITA’ DI ATTINGERE AI 150 MILIARDI DI PRESTITO DEL FONDO SAFE (SECURITY ACTION FOR EUROPE) - NEL BREVE-MEDIO TERMINE NON È REALISTICO IMMAGINARE CHE I PAESI EUROPEI POSSANO FARE A MENO DELLE INDUSTRIE AMERICANE" - LA NECESSITA’ DI MAGGIORE COOPERAZIONE TRA LE AZIENDE DEI VARI PAESI…

 

Giuseppe Sarcina,Milena Gabanelli per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/il-piano-difesa-ue-chi-paghera-il-riarmo/cc46adba-cbdf-459a-a6fa-fe5190093xlk.shtml?refresh_ce

 

 

Nell’ultimo vertice della Nato, che si è tenuto nel giugno scorso all’Aia, i 32 capi di Stato e di governo hanno deciso di portare dal 2 al 5% del Pil l’ammontare della spesa militare entro il 2035.

 

gabanelli dataroom riarmo ue 67

La soglia del 5% è divisa in due parti: l’1,5% riguarda infrastrutture, telecomunicazioni, cybersicurezza, mentre il 3,5% riguarda la spesa per gli armamenti. È dunque quest’ultimo il numero su cui ragionare: significa passare, in dieci anni, dagli attuali 1.451 miliardi di dollari (dati Nato riferiti al 2024) a circa 1.750 miliardi di dollari.

 

Vuol dire che i Paesi membri dovranno aumentare la percentuale di spesa destinata alla difesa. Fanno eccezione gli Stati Uniti, la Polonia e i Paesi Baltici, che il 3,5% già lo raggiungono. A meno che non decidano volontariamente di aumentare la spesa per ragioni legate alla loro sicurezza interna, come sta facendo per esempio la Polonia. 

 

 

donald trump e ursula von der leyen

 

Nel 2024 i Paesi Ue hanno destinato 362 miliardi di dollari alla Difesa, una somma pari all’1,9% del Pil. Per arrivare al 3,5% bisognerà salire più o meno a quota 600 miliardi. Sulla base dei valori correnti, dunque, andranno aggiunti nei prossimi dieci anni circa 240 miliardi di dollari; per l’Italia sono 34 miliardi in più.

 

Ma a che cosa servono tutte queste risorse aggiuntive? Dal vertice di Vilnius del 2023 in poi, i generali della Nato e dei vari Paesi hanno elaborato un piano dettagliato che prevede il potenziamento di cinque volte della difesa aerea, con i caccia, le batterie antimissili, i droni; il rafforzamento dei battaglioni di manovra con l’aumento delle armi a lunga gittata; la logistica.

 

E ogni Paese dovrà contribuire, aumentando le spese militari e quindi i mezzi da mettere a disposizione dell’Alleanza. Va ricordato che nel 2029 i Paesi Nato si riuniranno per decidere se confermare o meno questo piano. 

 

(...)

gabanelli dataroom riarmo ue 13

 

Il piano di Bruxelles La strategia studiata dalla Commissione europea corre su un binario parallelo: poiché non si potrà fare a meno della presenza Usa ancora per diversi anni, è necessario costruire un pilastro europeo che possa contare di più nelle decisioni politiche e militari della Nato.

 

Su questa premessa politica si è innestato il progetto Readiness 2030, entrato in vigore il 29 maggio, che spinge gli europei a investire nella Difesa in quattro anni anziché i dieci previsti dalla Nato.

 

Una maggiore velocità dettata dall’urgenza: abbiamo una minaccia alle porte, sistemi di difesa tecnologicamente arretrati e gli stock di alcuni Paesi svuotati a causa degli aiuti all’Ucraina.

 

Tradotto in euro comporterebbe una spesa totale di 800 miliardi. In realtà gli unici soldi disponibili a breve sono i 150 miliardi del fondo Safe (Security action for Europe), che la Commissione recupererà sul mercato per prestarli con un basso tasso di interesse ai governi che ne faranno richiesta. Il prestito dovrà essere estinto in 45 anni.

 

Condizioni del prestito Gli armamenti da acquistare sono quelli definiti dalla Nato, puntando particolarmente sulla difesa aerea, e i singoli Paesi dovranno procedere agli investimenti almeno insieme ad un altro Stato europeo.

 

(...)

 

La norma dunque pone un argine all’acquisto di armamenti made in Usa.

 

(...) Ma dove si vanno a trovare i 650 miliardi che mancano per arrivare agli 800 del piano von der Leyen? Al momento ci sono solo ipotesi. 

 

gabanelli dataroom riarmo ue

Sforamento del patto di stabilità Per raggiungere l’obiettivo del 3,5% fissato dalla Nato, i Paesi Ue che oggi spendono in media 1,9%-2% di Pil potrebbero essere costretti a sottrarre risorse a sanità, pensioni, istruzione e così via, oppure aumentare il deficit, rischiando, però, di sforare il patto di stabilità, ora fissato al 3% del Pil. Per uscire da questa strettoia la Commissione offre la possibilità di oltrepassare il tetto dell’1,5%. In pratica Bruxelles consente di arrivare fino al 4,5% per finanziare la spesa per gli armamenti aumentando l’indebitamento senza toccare gli altri capitoli del bilancio, e senza finire in procedura di infrazione. Una clausola di salvaguardia che varrà quattro anni.

 

Secondo le stime di Bruxelles, se tutti i Paesi Ue adotteranno questa clausola, se decideranno di aumentare la spesa per la Difesa in quattro anni, se alcuni di loro volessero spendere di più del 3,5% fissato dalla Nato (vedi Polonia, Germania, Baltici), si potrebbe arrivare ad una spesa aggiuntiva pari a 650 miliardi di euro. 

 

Riassumendo: i Paesi Ue per riarmarsi possono attingere ai 150 miliardi di prestito, e, volendo, sforare il tetto del deficit. 

 

La dipendenza Usa e lo spreco Ue Si parte da un quadro pesantemente condizionato dai contratti conclusi negli anni scorsi con le industrie americane. Secondo le cifre pubblicate dall’ International Institute for Strategic Studies’s sono made in Usa il 46% dei jet da combattimento; il 42% dei sistemi missilistici; il 24% dei veicoli blindati; il 23% dell’artiglieria.

gabanelli dataroom riarmo ue 34

 

Negli ultimi cinque anni Germania, Regno Unito e Italia si sono rivolti più al mercato americano che a quello europeo. Fa eccezione solo la Francia. Una dipendenza che deriva anche dalla qualità delle forniture: la tecnologia più avanzata proviene dalle industrie americane.

 

Nel breve-medio termine dunque non è realistico immaginare che i Paesi europei possano fare a meno delle industrie americane.

Quello che i governi invece devono fare con urgenza sono due cose:

1) eliminare sovrapposizioni e duplicazioni;

2) spingere le industrie europee verso un maggior coordinamento.

 

Secondo studi condotti dal Parlamento europeo «la mancanza di cooperazione nel campo della Difesa comporta uno spreco stimato tra i 25 e i 100 miliardi di euro all’anno».

 

URSULA VON DER LEYEN DONALD TRUMP A NEW YORK

Stando al rapporto The Military Balance 2025 , nell’Unione europea sono operativi 13 versioni di carri armati, mentre negli Stati Uniti ce n’è una sola; disponiamo di 14 modelli di caccia, gli Usa ne hanno sei. Sarebbe necessaria una strategia comune tra i diversi Paesi. Ma è un percorso lungo e, di fatto, siamo solo all’inizio. 

 

La lentezza dei governi Le aziende del settore Difesa corrono: quelle francesi e tedesche si sono alleate per fabbricare carri armati e blindati da destinare agli eserciti dei loro Paesi. Anche l’Italia con Leonardo (società controllata al 30% dal ministero dell’Economia) ha concluso diverse joint-ventures: con la tedesca Rheinmetall per la produzione di carri e blindati; con i turchi di Baykar per la costruzione di droni; con i britannici Bae Systems e con Airbus per i missili; con il gruppo Eurofighter per i caccia; con i francesi di Thales per lo Spazio. 

 

ursula von der leyen

L’orologio della politica però corre più lento. Secondo il generale Aurelio Colagrande, vice Deputy Supreme Allied Commander Transformation della Nato: «La cosa importante è che si contenga la frammentazione e, in ogni caso, che i mezzi, gli strumenti messi a nostra disposizione, siano compatibili tra loro».

 

Come dire: non sarà facile eliminare la concorrenza tra le imprese. Quanto ai governi: sarebbe opportuno spiegare con la massima trasparenza all’opinione pubblica le ragioni che impongono di aderire al piano di riarmo. E come verranno spese tutte queste risorse . 

ursula von der leyenfoto di gruppo vertice alla casa bianca con zelensky e i leader europei foto lapresseemmanuel macron donald trump giorgia meloni friedrich merz - vertice alla casa bianca

(2 - fine). 

ursula von der leyen

 

Ultimi Dagoreport

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...