PANICO A SINISTRA PER LA (POTENZIALE) DISCESA DI MARINA: “L’UNITÀ” PROPONE UN’ALTRA LEGGE SUL CONFLITTO D’INTERESSI

Stefano Filippi per "il Giornale"


«Dalla parte delle donne», strillava ieri in prima pagina l'Unità. Tutte le donne meno una, Marina Berlusconi, la figlia del Caimano. A sinistra sono già ossessionati. Nella futura Forza Italia la questione della discesa in campo è apertissima, tutt'altro che decisa, ma nel partito di Enrico Letta e Matteo Renzi la preoccupazione è già altissima e cresce giorno dopo giorno.

Ancora un Berlusconi, sia pure in formato quote rosa? Ancora un «fattore B» contro cui sbattere? Meglio mettere le mani avanti. Così sul giornale fondato da Antonio Gramsci scatta la controffensiva. E si rilancia l'idea di varare una legge anti-Marina. Che impedisca alla presidente di Fininvest e di Mondadori di candidarsi.

Due articoli dell'Unità lanciano il grido di dolore e il segnale di allarme. Dimenticando l'incapacità della sinistra di approvare una legge nei molti anni in cui fu al governo, Luca Landò risfodera il conflitto di interessi. Ci sono la sentenza Mediaset e una legge, la Frattini, ritenuta inadeguata. Ma c'è di più. Si pone «una questione di opportunità». Nel passato si era detto che «non era elegante fare una legge sul conflitto di interessi dopo la discesa in campo di Berlusconi»: stavolta allora facciamola subito, prima che si candidi Marina, così si eliminano anche questi scrupoli da sepolcri imbiancati.

Il problema è che la legge sul conflitto c'è, e l'ha fatta approvare il centrodestra. Essa dispone l'incompatibilità tra ruoli ministeriali e cariche managerial-imprenditoriali, fino al divieto di votare nelle assemblee societarie. Ma per la sinistra non basta davanti alla minaccia che va profilandosi: «La primogenita del Cavaliere, citata da Forbes come una delle donne più ricche e potenti del mondo, presidente del gruppo Mondadori e della Fininvest, che a sua volta controlla Mediaset». Orrore.

«Con la legge attuale, se Marina volesse occuparsi di politica non dovrebbe fare altro che affidare le proprie cariche a parenti, amici o manager di fiducia, ripetendo quello che il padre fece con lei». E cosa dovrebbe fare Marina, violare la legge?

«Siamo tornati al 1994», ribadisce in un altro articolo Osvaldo Sabato. È un'ossessione, quell'anno drammatico in cui la «gioiosa macchina da guerra» di Achille Occhetto fu sbaragliata dalle truppe berlusconiane; una ferita ancora aperta, un lutto che dopo vent'anni non è stato ancora elaborato. Il conflitto d'interessi ritorna come una «muleta» rossa da agitare nella corrida politica. «Se fino adesso si è potuto candidare Silvio, lo potrà fare anche Marina». Inaccettabile, per l'Unità. Che vorrebbe regolare il conflitto d'interessi non quando si verifica, ma prima.

Ed ecco che viene riesumata la vecchia proposta del senatore fiorentino Stefano Passigli, anch'essa datata 1994. Passato dal Pri ai Ds, costituzionalista allievo di Giovanni Sartori, Passigli ha combattuto allo stremo per introdurre una legge severa. Tentativo che, come egli stesso ha scritto nel libro «Democrazia e conflitto d'interessi. Il caso italiano», è stato osteggiato più a sinistra che a destra.

L'Unità non ricorda che furono i suoi ad affossare tre proposte di legge di Passigli: la prima nel '94, troppo intransigente; la seconda, nel '98, troppo blanda; la terza, nel 2001, che rasentava l'esproprio. E dimentica pure, l'Unità, che in quel fatidico 1994 Passigli fu eletto in Senato nella Sinistra Democratica a fianco di Bruno Visentini, il padre della riforma fiscale e societaria, il quale negli Anni 70 fu contemporaneamente deputato, titolare di ministeri finanziari, presidente dell'Olivetti, vicepresidente di Confindustria e numero 2 dell'Iri. Ma senza i Berlusconi, di conflitto di interessi non si era mai parlato.

Secondo la legge Frattini, «Marina è eleggibile». Può sedere in Parlamento come ogni cittadino. Scandalo. Intollerabile. Perciò si deve puntare a una nuova legge, basata sull'ineleggibilità e non sull'incompatibilità. Lo strumento è già pronto, è il disegno di legge Zanda-Mucchetti presentato lo scorso luglio, magari con l'asse Sel-M5S. Ma bisogna fare presto, accelerare, correre contro il tempo. Altrimenti il tema del conflitto d'interessi rimarrà quello che è sempre stato per la sinistra: uno spauracchio da agitare contro Berlusconi. E adesso anche contro sua figlia.

 

 

SILVIO BERLUSCONI CON LA FIGLIA MARINA francesca pascale e marina berlusconiCarlo De Benedetti Marina Berlusconi Fedele Confalonierimarina berlusconi GetContent asp jpegmarina berlusconi berlusconi silvio marina piersilvio marina berlusconi gallery Marina Berlusconi berlusconi la prima moglie Carla DallOglio Piersilvio e Marina bambini marina berlusconi Gente02berlusconi marinamarina berlusconimarina berlusconi vanity spy01marina berlusconi Gente03Marina Berlusconi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…