CON IL PD A BRIGLIE SCIOLTE E BALCANIZZATO, A LETTA SERVE UN ASSE CON EPIFANI PER RESTARE IN SELLA

Fabio Martini per "la Stampa"

La presidente dell'Assemblea Marina Sereni lo presenta in modo davvero irrituale, quasi fosse ancora il vicesegretario del Pd: «La parola ad Enrico Letta per le conclusioni...». Lui, il presidente del Consiglio in «trasferta» al parlamentino del Pd, parla per 20 minuti e alla fine trova le parole giuste per sciogliere, almeno un po', il grande freddo che circonda il suo esecutivo: «Non governerò a tutti i costi, ma lo farò con tutte le energie che il Signore mi ha dato!». Venti minuti prima, nell'incipit del suo discorso, Letta si era prodotto in una affettazione di modestia che era piaciuta alla platea: «Non è questo il mio governo ideale e neanche il mio presidente del Consiglio ideale...».

Quando Enrico Letta ha finito di parlare, dalla platea dell'Assemblea nazionale del Pd si è alzato un applauso di simpatia di venti secondi, non caloroso ma decisamente più lungo dei freddi battimani che avevano salutato nelle cinque ore precedenti tutte le citazioni di Letta e del suo governo e, insieme all'applauso, c'è anche l'abbraccio tra il leader che lascia, Bersani, e quello che sale, Letta.

Happy end che non riscatta del tutto una giornata così e così per il governo. Certo, l'obiettivo più urgente della Assemblea nazionale era quello di eleggere un nuovo segretario, mission assolta senza patemi, ma lo psicodramma vissuto nelle ultime settimane dal Pd lasciava immaginare analisi meno accomodanti di quelle poi svolte, tutte autoassolutorie, alla ricerca di colpe sempre altrui.

Ma la sorpresa meno prevedibile, nei tanti interventi, è stata la freddezza anzitutto verso Giorgio Napolitano, ma anche verso il governo, vissuto come estraneo, sebbene sia guidato da un esponente del Pd. Pier Luigi Bersani, il governo non lo ha proprio citato, Rosy Bindi ha usato un'espressione senza precedenti («Posso fare lo sforzo di sostenerlo»), Matteo Renzi ha proposto interrogativi («Lo subiamo o lo guidiamo?»), i due leader della stagione precedente - Massimo D'Alema e Walter Veltroni - non hanno preso la parola e non è dato sapere come la pensino. Hanno speso parole di sostegno il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca e Stefano Fassina, ma i due hanno implicitamente difeso sé stessi, visto che sono viceministri.

Gli unici che si sono esplicitamente spesi a favore del governo sono stati Piero Fassino (il segretario dei Ds che vinse tutte le elezioni della sua gestione) e il nuovo segretario del Pd, Guglielmo Epifani. Protagonista di un intervento che potrebbe rappresentare il punto di svolta nel rapporto tra Pd e governo.

Se non altro per le argomentazioni scandite dal nuovo segretario e recepite con applausi dalla platea: «Non c'erano alternative a questo governo», «lo dico al presidente del Consiglio: non abbiamo bisogno soltanto di sostenere il suo governo, ma come partito dobbiamo ricostruire un tessuto sociale». E ancora: il Pd al governo? «Mettiamoci anche le nostre facce perché esprimono correttezza» e comunque questo «è un governo per gli interessi del Paese».

Prematuro capire se la leadership di Epifani possa rappresentare un sostegno organico per Letta. Certo, nel corso del dibattito i non molti riferimenti espliciti al governo (Sereni, Speranza e altri) erano quasi tutti caduti nel silenzio della platea. E così, quando le iscrizioni a parlare si erano esaurite, aveva preso la parola il presidente del Consiglio. Letta ha fatto di tutto per ricordare a tutti che lui era uno di casa, usando nel suo discorso un «noi» abbastanza originale per un capo di governo. Il Pd, per Letta, è «il nostro partito», l'elezione di Epifani «è una buona notizia».

E ancora: «Dovremo fare un congresso». Per il resto ha spiegato una volta ancora tutte le principali mission del governo e ha preannunciato che nel seminario dei ministri di oggi e domani nella abbazia sconsacrata di Spineto, non ci si limiterà a fare spogliatoio, ma si cercherà di mettere nero su bianco proprio il dossier che riguarda l'antipolitica: «Non possiamo provarci o no, dobbiamo riuscirci».

Prendendo invece spunto dall'emergenza lavoro, Letta suggerisce a Epifani di adottare per il nuovo corso del partito il motto del Liverpool, dopo che Renzi aveva evocato il Manchester United: «You will never walk alone» («Non camminerai mai solo»). È lo spirito di una comunità che non lascia indietro nessuno.

 

 

enrico letta e la moglie gianna fregonara TESTACCIO CASA ENRICO LETTA EPIFANI CAPACCHIONE LETTA FOTO LAPRESSEcecile kyenge tra enrico letta e giorgio napolitano FABIO FAZIO E ENRICO LETTA l bersani bindi medium GUGLIELMO EPIFANI ENRICO LETTA NEL DUEMILATRE FOTO LAPRESSE

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…