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PENSAVATE DAVVERO CHE GLI EGIZIANI FOSSERO VENUTI IN ITALIA PER REGALARCI LA VERITÀ SULL’OMICIDIO DI GIULIO REGENI? RICHIAMARE L’AMBASCIATORE AL CAIRO ORA APRE UN BRACCIO DI FERRO DAGLI ESITI IMPREVEDIBILI: AL SISI NON HA INTERESSE ALLA VERITÀ E NEL CORPO A CORPO TRA UNA DEMOCRAZIA E UNA DITTATURA, LA SECONDA E’ SEMPRE VINCENTE

1 - NEL DOSSIER DI SOLE 30 PAGINE L' ULTIMA BEFFA DEGLI EGIZIANI "NIENTE TABULATI, C' È LA PRIVACY"

Carlo Bonini per “la Repubblica”

 

Giulio RegeniGiulio Regeni

C'è stato un momento esatto in cui è apparso chiaro a tutti che era finita. Ieri, all' ora del pranzo. Davanti a un risotto mantecato zucchine e gamberetti e a un' orata al forno con patate. Seduti intorno al tavolo di uno dei saloni del Casale Renzi, residenza storica dell' Arma, nel cuore verde dei Parioli, serviti da appuntati in livrea con vassoi in peltro.

 

«Ottima l' orata». Il procuratore generale aggiunto del Cairo Mostafa Soliman, il suo giovane addetto alla cooperazione Mohamed Hamdy, i generali Adel Gaffar, Mostafa Meabed, Ahmed Aziz e Alaa Azmi, scherzano e mangiano con l' appetito di chi sta celebrando la fine di un'indimenticabile vacanza romana. Chiedono agli esterrefatti commensali italiani, quando ci si rivedrà. Annuiscono di fronte alle richieste di bis di quel menù preparato nel rispetto della dieta musulmana. Fingono di non capire che il fondo del barile è stato raschiato. Che la pazienza italiana è esaurita.

VIGNETTA GIANNELLI - AL SISI COLLABORA SUL CASO REGENIVIGNETTA GIANNELLI - AL SISI COLLABORA SUL CASO REGENI

 

LA CARTELLINA

«Vogliamo trovare i responsabili della morte di Giulio Regeni. Chiunque essi siano», annuncia con enfasi giovedì mattina il Procuratore Mostafà Soliman. Ma è un salamelecco. L' ennesimo. Perché dopo la consegna degli atti da parte del Procuratore Giuseppe Pignatone, le slide e l' esposizione dei referti autoptici sul corpo di Giulio del professor Vittorio Fineschi, quando insomma tocca a loro aprire la borsa, ne esce una striminzita cartellina. Avevano fatto annunciare un dossier di 2 mila pagine, che aveva convinto la Procura ad assicurare la presenza durante gli incontri di 10 interpreti. Ne avevano portate neppure una trentina. Gli inutili tabulati telefonici di Gennaro e Francesco, gli amici di Giulio.

REGENIREGENI

 

L'altrettanto inutile verbale di ritrovamento del suo cadavere. Il grottesco verbale con cui, un testimone, riferiva che «non erano state fatte riprese della riunione sindacale dell' 11 dicembre 2015», quella in cui Giulio era stato fotografato. Fuffa.

 

I DATI DELLE TELEFONATE

Tocca allora a Pignatone, dopo un profondo respiro, chiedere di nuovo quanto era stato promesso dalla Procura generale egiziana: lo sviluppo della cella telefonica del quartiere di "Dokki" (luogo della scomparsa di Giulio) tra le 19,45 e le 20.15 del 25 gennaio e di quella, tra la notte del 2 e la mattina del 3 febbraio, del quartiere "6 Ottobre" (zona del ritrovamento del suo corpo).

 

giulio regeni paola regenigiulio regeni paola regeniPASSAPORTO DI GIULIO REGENI PASSAPORTO DI GIULIO REGENI

Ma solo per sentirsi rispondere che quei dati non saranno mai consegnati «per ragioni di privacy ». Il Regime militare di Al Sisi invoca il «rispetto dell' articolo 57 della Costituzione che protegge il segreto delle comunicazioni dei suoi cittadini». E ci sarebbe da ridere se non fosse una provocazione. Non fosse altro perché quell' obiezione non è stata sollevata dall' Egitto né il 14, né il 22 marzo, quando viene preso l'impegno alla consegna. Pignatone tenta allora un' altra strada. «Potreste portare voi i dati ed esaminarli qui a Roma dove vi metteremmo a disposizione i software». «La privacy ce lo impedisce », rincula l' ineffabile Mostafà.

 

I DUE ARABI E GIULIO

Non va meglio con i tabulati. Ne aveva chiesti una ventina la Procura. Due su tutti. Quelli di Mohamed Abdallah, capo del sindacato degli ambulanti risentito con Giulio per il denaro di una ricerca non andata in porto. E quelli di Mohamed, il coinquilino di Regeni. Quello che aveva aperto alla Sicurezza Nazionale la casa dove Giulio viveva, tacendogli la circostanza. Ma neanche quelli sono nella borsa dei 6 del Cairo.

REGENI AL SISI REGENI AL SISI

 

«Magari, allora, avete le informazioni su quei due nomi arabi che vi abbiamo chiesto il 14 marzo… », abbozza uno dei nostri inquirenti, riferendosi a due singolari chiamate ricevute da Giulio la mattina e il pomeriggio del 25 gennaio, giorno della sua scomparsa, da due cellulari intestati a cittadini egiziani. «Non abbiamo ancora completato l' identificazione», è la risposta.

 

REGENIREGENI

LA BUFALA DEI RAPINATORI

Giovedì pomeriggio la delegazione egiziana si congeda con un impegno. «Lavoreremo stanotte». È una balla. Perché non ha nulla da dire. Come del resto scopre lo Sco quando, riaccompagnati i 6 in albergo, vede immediatamente riuscire dall' hotel i quattro generali per un indimenticabile pomeriggio e serata nel centro di Roma.

 

Non a caso, ieri, e questa volta con tavoli separati (i magistrati in una sala, i poliziotti nell' altra), si ricomincia dal nulla. Gli egiziani rianimano la macchinazione della Banda dei 5, i disgraziati cadaveri "serviti" come gli assassini di Giulio. Le domande degli italiani si fanno spazientite. «Perché dei rapinatori avrebbero dovuto torturare Giulio?». «Perché avrebbero dovuto conservarne i documenti?». «Stiamo approfondendo», è la risposta. E poi: «La moglie di uno dei banditi ci ha detto che suo marito aveva litigato con Regeni in strada qualche tempo prima e gli aveva preso il portafogli».

FUNERALE REGENIFUNERALE REGENI

 

IL VIDEO

Non si capisce dove finisca il dolo e cominci la dabbenaggine. Si sa quando si entra nel grottesco. Quando cioè la delegazione egiziana spiega che fine abbia fatto un video della sera del 25 gennaio recuperato dall' unica telecamera funzionante delle 56 installate nella metropolitana di Dokki. Quel video, ammesso e non concesso riprenda Giulio nel metrò, è sovrascritto da altre immagini. «Bisognerà mandarlo in Germania per una ripulitura», dicono. «È perché non lo avete ancora fatto in due mesi?». «Non c' è stato tempo».

il manifesto prima pagina con gli articoli di giulio regeni dopo la morteil manifesto prima pagina con gli articoli di giulio regeni dopo la morte

 

2 - NON RITORSIONE MA «ALLERTA» PRIMA DELL' ESCALATION A RISCHIO IL VERTICE CON AL SISI

Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”

 

Il cambio di marcia non c' è stato e la decisione era inevitabile. Il richiamo in Italia per consultazioni del nostro ambasciatore al Cairo apre di fatto un contenzioso, i cui sviluppi al momento non è possibile prevedere, ma che potrebbero portare lontano. È bene subito precisare che la partenza di Maurizio Massari dalla capitale egiziana, prevista nei prossimi giorni, non è ancora una misura di ritorsione. È un «early warning», un' allerta precoce alle autorità egiziane, che sul caso Regeni non ci siamo proprio.

giulio regeni paz zarategiulio regeni paz zarate

 

Carica di valenza politica nel linguaggio della diplomazia, la scelta segnala l'«insoddisfazione» dell' Italia, del suo governo e della sua magistratura, per l' assenza di ogni contributo significativo da parte della delegazione venuta dal Cairo alle indagini sul rapimento, le torture e il barbaro omicidio del nostro ricercatore. «La collaborazione non può essere soltanto formale - dicono fonti diplomatiche - ma deve fornire un aiuto sostanziale per far progressi nella ricostruzione delle circostanze e nell' identificazione dei colpevoli». Sono infatti mancati elementi decisivi e non sono state soddisfatte le richieste basilari della parte italiana.

renzi al sisirenzi al sisi

 

In ultima analisi, gli egiziani hanno perso l'ennesima occasione per dimostrare la volontà di collaborare lealmente a far piena luce sulla vicenda. Bisogna infatti ricordare che prima del fallimentare appuntamento romano, il nostro team investigativo era rimasto per ben sei settimane al Cairo senza ottenere informazioni di sostanza, che non fossero le varie e improbabili versioni, ultima in ordine di tempo la bufala dei 5 membri di una banda criminale, indicata come responsabile del rapimento e dell' assassinio di Giulio Regeni, uccisi in un conflitto a fuoco dalla polizia. Versione poi smentita, prima di essere parzialmente riproposta.

REGENIREGENI

 

Ma se non è ancora un atto di rappresaglia, il richiamo dell' ambasciatore Massari, che in queste settimane non ha mai allentato per un momento la pressione sulle autorità del Cairo, manda un messaggio preciso e inequivocabile al regime del generale al Sisi: sul caso Regeni, l' Italia fa sul serio. E la decisione è il preambolo dovuto di una escalation, che diventerebbe obbligata se non si aprissero brecce di sorta nel muro del silenzio eretto dai dirigenti egiziani. In questo senso, esistono ancora concreti margini di tempo, che l' Egitto può utilizzare prima che scattino le cosiddette «misure proporzionate», evocate dal ministro Gentiloni in Parlamento.

 

REGENI REGENI

Il ventaglio delle opzioni, che Gentiloni discuterà nei prossimi giorni alla Farnesina con Massari, il capo di gabinetto Elisabetta Belloni e i responsabili delle direzioni generali coinvolte, prima di sottoporle al vaglio di Palazzo Chigi, è quello classico. E la prima misura, sempre nel caso di assenza totale di novità da parte del Cairo, potrebbe riguardare i ricercatori e gli studenti italiani che sono o che intendono recarsi in Egitto per un periodo di studio, ai quali verrebbero fortemente sconsigliati la permanenza e il viaggio. A questa potrebbe accompagnarsi un eventuale degrado del livello dei contatti politici, con il blocco della partecipazione dei ministri a incontri di governo già programmati o in programma con l' Egitto.

Giulio RegeniGiulio Regeni

 

AL SISI RENZI  AL SISI RENZI AL SISI RENZIAL SISI RENZIAL SISI RENZI AL SISI RENZI

In ogni caso, se questo scenario dovesse prodursi, è impensabile possa aver luogo il vertice inter-governativo tra Matteo Renzi e al Sisi, accompagnati dalle rispettive squadre di ministri, previsto per quest' anno in una data non ancora stabilita. Perdurando il rifiuto a collaborare in modo sostanziale, il salto di qualità nella ritorsione sarebbe dichiarare l' Egitto «Paese non sicuro per il turismo», misura contundente per l' economia egiziana, che nell' industria delle vacanze ha il 12% del suo Pil e che nel 2015 ha già subito una diminuzione del 45% nel numero di visitatori dall' estero.

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