1. PIPPO CIVATI, CLASSE 1975, LEADER DELL’OPPOSIZIONE PD, FA IL CONTROPELO A RENZI 2. “E’ UN SEGNO DI UN GRANDE PERICOLO CHE IERI SIANO SERVITI VOTI VENDOLIANI E DI EX GRILLINI PER FAR PASSARE IL DEF E LO SLITTAMENTO DEL PAREGGIO DI BILANCIO. SE IO STESSI ALL’OPPOSIZIONE CHIEDEREI IMMEDIATAMENTE AL GOVERNO DI VENIRE A RIFERIRE IN PARLAMENTO. SULL’ECONOMIA NON SI POSSONO AVERE MAGGIORANZE VARIABILI” 3. “SU MOLTI TEMI, DALLA LEGALITÀ AL LAVORO, CI SONO ANCORA LE LARGHE INTESE. MA IL DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICA È UNA SORTA DI VOTO DI FIDUCIA AL GOVERNO” 4. ‘’ALFANO HA RAGIONE: LA LINEA DI POLITICA ECONOMICA DI RENZI È DI CENTRODESTRA” 5. CIVATI TEME CHE IN CASO DI RISULTATO NEGATIVO ALLE EUROPEE PER FORZA ITALIA, IL CAVALIERE FACCIA SALTARE IL TAVOLO DELLE RIFORME “PERCHÉ NON SI CAPISCE LA SUA CONVENIENZA A VOTARE CON IL DOPPIO TURNO”. ALLA FINE IL RISCHIO È DI TROVARSI A DOVER FARE LE RIFORME “CON GLI AMICI DI VERDINI, CHE SONO UN PO’ COME I POOH…”

Colloquio con Pippo Civati di Francesco Bonazzi

Il governo Renzi rischia parecchio, a farsi votare i provvedimenti di bilancio da pezzi dell'opposizione. Inoltre "è privo di una vera politica economica" e sta varando "una manovra fiscale intelligente, ma molto trasversale".

Pippo Civati, classe 1975, leader dell'opposizione Pd, trova molto preoccupante che ieri siano serviti voti vendoliani e di ex grillini per far passare il Def e lo slittamento del pareggio di bilancio. E teme che in caso di risultato negativo alle europee per Forza Italia, il Cavaliere faccia saltare il tavolo delle riforme "perché non si capisce la sua convenienza a votare con il doppio turno". Alla fine il rischio è di trovarsi a dover fare le riforme "con gli amici di Verdini, che sono un po' come i Pooh..."

Ieri in Parlamento, senza i voti di un pugno di vendoliani, ex grillini e di due leghisti, il governo non aveva i voti per far passare il Def. Non è un po' allarmante?

"E' dall'inizio della legislatura che c'è questo evidente problema di numeri, specie dopo l'uscita di Berlusconi dal governo. Di fatto, su molti temi, dalla legalità al lavoro, ci sono ancora le larghe intese. Ma il Def è diverso, è una sorta di voto di fiducia sul governo. Prendere voti qua e là dall'opposizione sul documento di programmazione economica e finanziaria è un fatto politicamente assai rilevante. Tra l'altro mi permetto di far notare un piccolo particolare".

Ovvero?

"Quando nel partito ricordavo, al momento della nascita delle larghe intese, che siano stati eletti con Sel e che senza i vendoliani ci saremmo cacciati nei guai, facevo la figura dell'estremista o, peggio, del gufo. Poi succede che ieri a Palazzo Madama il governo si fa salvare da cinque esponenti di Sel sullo slittamento del pareggio di bilancio e tutti fanno finta di niente".

Ma i problemi sono anche sulle riforme costituzionali, sembra di capire. Ieri a Berlusconi è scappato detto che sull'Italicum c'è una frenata solo perché Renzi "ha paura di non avere i voti".

"C'è tutto un centro assai mobile e imprevedibile, in Parlamento. Tra il Gruppo per le autonomie e le libertà e gli amici di Verdini, che sono tipo i Pooh, li perdi di vista per un po' ma poi ritornano sempre, ballano qualche decina di voti che al Senato possono essere decisivi. A Renzi ho tentato di spiegare più di una volta che sul Senato elettivo c'è un asse tra mezza Forza Italia, gli alfaniani che la pensano come Quagliariello, alcuni ex grillini che apprezzano la proposta Chiti e perfino non pochi leghisti".

Ma l'incidente di ieri è da archiviare?

"Quello che è accaduto ieri è il segno di un grande pericolo. Avere bisogno dei voti dell'opposizione su provvedimenti economici è un fatto grave. Se io stessi all'opposizione chiederei immediatamente al governo di venire a riferire in Parlamento. Sull'economia non si possono avere maggioranze variabili. Ed è anche per questo che sono da sempre contrario all'idea di un governo Renzi che punti ad arrivare al 2018".

A chi fa più gioco, tra Renzi e Berlusconi, questo abbraccio iniziato con il patto del Nazareno e confermato la scorsa settimana con la cena a Palazzo Chigi?

"Per dirlo con una qualche certezza basta aspettare l'esito delle europee. C'è il rischio che Berlusconi, se non fa un risultato decente, si sfili e faccia saltare il tavolo. Se i numeri sono quelli dei sondaggi..."

Con Forza Italia stessa che si accontenterebbe di prendere il 20%...

"Esatto, se i numeri sono quelli, non capirei la convenienza del Cavaliere a votare con il doppio turno, a cui rischia di non arrivare, e a dare il via libera a un Senato rivisitato completamente. Fare patti con un alleato così ondivago vuol dire rischiare di incartarsi ogni momento, perché Berlusconi è instabile per motivi oggettivi e personali. O vogliamo per caso ridurci a fare le famose riforme costituzionali senza il capo dell'opposizione, ma solo con gli amici di Verdini? Il problema del Pd è soprattutto questo, che dall'altra parte è in corso un derby non dichiarato e dagli esiti incerti".

Ossia?

"Le europee del 25 maggio sono una specie di primarie occulte tra Lega, Forza Italia, Udc e Ncd per stabilire chi prenderà la leadership del centrodestra al posto di Berlusconi in vista delle prossime politiche. Questo aumenta le fibrillazioni di Renzi. Che magari, se vede lo spiraglio giusto, può anche pensare di fare lui la prima mossa e andare a vincere le elezioni".

Qualche giorno fa Angelino Alfano in un'intervista al Corriere ha detto tranquillamente che al governo con Renzi l'Ncd ci sta bene perché la linea di politica economica è di centrodestra. Ha ragione o millanta?

"Sono molto curioso di vedere come va a finire oggi la storia del bonus. Mi sembra chiaro che qualche problema di coperture ancora ci sia e che alcuni interventi su altri fronti rischino di ridimensionare i famosi 80 euro di sconto. Ma sulle politiche del lavoro, la firma ce la mette il ministro Poletti però l'impianto è tutto di Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro ai tempi del governo Berlusconi. Quindi Alfano temo abbia parecchia ragione".

E il Pd che fa?

"Il nostro partito sulla riforma del lavoro si preoccupa solo della riduzione del danno, come se non fossimo il partito di maggioranza relativa. E poi c'è Renzi che qui si gioca la sua battaglia per il voto dei moderati e per l'appoggio di determinati settori".

E il resto della politica economica del governo?

"Politica economica? Al momento non vedo una politica economica, oltre gli sconti fiscali. E quando il governo chiede lo slittamento di un anno del pareggio di bilancio, naturalmente arriva subito Berlusconi che ne approfitta per chiedere direttamente l'abolizione del Fiscal compact".

Una manovra economica però sta andando in porto. Di che segno è?

"Glielo dico subito. E' una manovra molto trasversale. E' una manovra molto intelligente, fatta di tagli fiscali che possono piacere alla destra. C'è un'idea dominante che è quella di un Fisco troppo pesante, per cui si interviene leggermente sulle rendite per abbassare Irpef e Irap. Ma non sono interventi che creano occupazione, che rilanciano determinati settori economici. E poi, da uomo di sinistra, faccio notare che è subito sparito anche solo il dibattito sul reddito minimo".

Dove si colloca l'asticella elettorale per Renzi?

"Ma no, guardi, Renzi alle europee andrà bene e secondo me il nostro partito alla fine starà sopra il 30% dei consensi. Anche perché nella composizione delle liste c'è stato un certo pluralismo. Purtroppo temo che faccia un bel risultato anche Grillo e che prevalgano i messaggi più radicali. Poi bisogna capire se Berlusconi, Alfano, Lega e Fratelli d'Italia, tutti insieme, fanno più del 30%. Se ci arrivano, di fatto, siamo di nuovo al pareggione".

Alla fine però Civati non fa il gufo...

"Ma per carità. A scuola si divertivano con i giochi di parole Civati-civetta. La dialettica su Twitter tra gufi e speranzosi la trovo banale e anche un po' stupida. Se va male il Pd vado male anch'io, che diamine! Dico solo che con tutti gli impegni che si è preso Matteo di fronte agli italiani, e con una maggioranza così pericolante, il rischio di creare una bolla politica fatta di troppe aspettative non possiamo certo ignorarlo".

 

 

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