AL PROCESSO PER LA COMPRAVENDITA DI SENATORI IL FORZISTA ABRIGNANI RACCONTA CHE DE GREGORIO TENTÒ DI RICATTARE BERLUSCONI: “DATEMI 10 MILIONI O VI ROVINO” – ANCHE MASTELLA SMONTA IL COMPLOTTO ANTI-PRODI

Simone Di Meo per “il Giornale

 

Finora ce l'avevano raccontata così: l'ex senatore dipietrista Sergio De Gregorio, travolto dai rimorsi, un bel giorno va a confessarsi dai pm di Napoli e ammette di aver accettato soldi sottobanco per passare dal centrosinistra al centrodestra, nel 2008. I diavoli tentatori sarebbero stati Silvio Berlusconi e l'immancabile Valter Lavitola che gli avrebbero allungato – lui giura – tre milioni di euro, di cui due in nero.


La realtà emersa nel corso dell'udienza di ieri è un po' (parecchio) diversa. A svelarla è stato il deputato forzista Ignazio Abrignani, chiamato a testimoniare nel corso del processo sulla presunta compravendita di senatori durante il secondo governo Prodi in cui sono imputati per corruzione proprio Berlusconi e l'ex direttore dell'Avanti.

OPERAZIONE LIBERTAOPERAZIONE LIBERTA

 

Il parlamentare ha riferito che, ben prima dell'autodafé davanti ai magistrati partenopei, De Gregorio aveva chiesto al Pdl 10 milioni di euro per sanare una disastrosa situazione debitoria personale. In caso contrario, aveva aggiunto De Gregorio, ci sarebbero state gravi conseguenze per Berlusconi e il partito. A confidare questa circostanza ad Abrignani sarebbe stato Denis Verdini, al quale l'ex presidente della commissione Difesa di Palazzo Madama si era rivolto ricevendone, però, un secco e deciso rifiuto. Il resto è storia. De Gregorio corre in Procura e riempie decine di pagine di verbali sostenendo di aver fatto cadere l'Esecutivo del Professore per volontà del Cav.


La ricostruzione di Abrignani smonta definitivamente l'ipotesi accusatoria dopo che già nei mesi scorsi proprio Romano Prodi aveva, sostanzialmente, smentito lo stesso De Gregorio bollando come «chiacchiericcio continuo» i rumors su possibili cambi di casacca prezzolati. Scenario confermato, sempre nella udienza di ieri, dall'ex Guadasigilli Clemente Mastella che ha escluso in maniera categorica accordi con De Gregorio perché lui passasse allo schieramento di centrodestra («ne avrei parlato semmai con Berlusconi, mica con De Gregorio...»).

SERGIO DE GREGORIO SILVIO BERLUSCONI resize SERGIO DE GREGORIO SILVIO BERLUSCONI resize

 

Mastella ha voluto precisare, numeri alla mano, come cadde il governo all'esito del voto di fiducia in Senato. «Io votai contro il governo Prodi, Votarono 161 contro e 156 a favore. La verità è che non c'erano più le condizioni politiche, vennero meno alcuni esponenti della sinistra estrema e altri senatori. Il governo - ha poi affermato – andava avanti con i senatori a vita. È caduto perché i senatori a vita non sono venuti a votare». Dunque, nessuna congiura ordita dal Cav.

 

SILVIO BERLUSCONI E SERGIO DE GREGORIO SILVIO BERLUSCONI E SERGIO DE GREGORIO

«Berlusconi non ha influito su di me, non c'entra nulla», ha aggiunto Mastella. Anzi, l'ex ministro ha ricordato che, dopo l'addio al centrosinistra e la caduta del Governo, ebbe contatti con Berlusconi per una candidatura nel centrodestra, ma non se ne fece nulla per l'opposizione di alcuni esponenti del Pdl.

 

Dopo uno scambio di battute con Woodcock («Io ero contro la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati», ha precisato) Clemente da Ceppaloni ha chiarito pure i contorni di un incontro a Roma con De Gregorio che, alla presenza del presunto capo della Cia in Italia, gli avrebbe detto che gli americani sarebbero stati grati se avesse fatto cadere il governo Prodi per prenderne il posto. Mastella ha rammentato che fu l'ex dipietrista a chiedergli di incontrarlo e con lui era presente anche De Chiara, un esponente del partito repubblicano Usa che Mastella aveva conosciuto anni prima.

Ignazio Abrignani Ignazio Abrignani

 

All'incontro nella hall di un albergo l'allora ministro della Giustizia trovò anche un personaggio che non conosceva e che gli ispirò diffidenza. «De Gregorio disse che gli americani avrebbero gradito. Risposi che pure io ero grato agli americani, in America era emigrata la famiglia di mia moglie, lei ha studiato in America», tagliò corto prima di andare via.

Clemente Mastella Clemente Mastella Clemente Mastella Clemente Mastella ALEMANNO E IGNAZIO ABRIGNANI ALEMANNO E IGNAZIO ABRIGNANI

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…