SCASSA DEPOSITI E PRESTITI – RENZI CIANCIA DI DIMISSIONI DEI CONSIGLIERI PER “MOTIVI TECNICI”, CHE NON VUOL DIRE UN TUBO – IL GOVERNO INSISTE PER IL TANDEM COSTAMAGNA-GALLIA, MA È IN GIOCO ANCHE IL MICCICHÈ BY GUZZETTI

1.RENZI: IL CDA DELLA CDP CAMBIERÀ. MA RESTA L’INCERTEZZA SUI TEMPI

Gianluca Paolucci per “la Stampa

 

RENZI A PORTA A PORTARENZI A PORTA A PORTA

Doveva essere un blitz nel più puro stile renziano, ma la vicenda del rinnovo dei vertici della Cassa depositi e prestiti si complica ogni giorno di più.
«Per motivi tecnici dobbiamo per forza nominare 5 persone nuove - ha detto Matteo Renzi a Porta a Porta -, questo porta a far cadere l’intero Cda e, quindi, pensando che gli attuali vertici hanno fatto un buon lavoro» occorre «intervenire perché Cdp sia ancora più forte».

 
Il nodo Gorno-Tempini
Ma al di là delle parole del premier l’incertezza resta alta. Dal cda della Cassa di ieri è uscita solo l’adesione al fondo salva-imprese varato dal governo nel settembre scorso, al quale la Cdp parteciperà con un miliardo di euro. Nessuna lettera di dimissioni e silenzio - almeno ufficialmente - sulle nomine, mentre prosegue il lavoro per arrivare ad una soluzione in grado di risolvere la partita.

 

franco bassanini pier carlo padoanfranco bassanini pier carlo padoan

Ogni attore rivendica la sua parte, sintetizza una fonte coinvolta nella vicenda. Così l’attuale ad Giovanni Gorno Tempini non ha intenzione di farsi da parte presentando le dimissioni e reclama i suoi compensi anche per l’annualità residua fino alla fine del suo mandato. Cosa che potrebbe sollevare l’attenzione della Corte dei Conti, per evitare la quale i consiglieri indicati dal Tesoro avrebbero chiesto al ministero una manleva che però il ministro Pier Carlo Padoan non avrebbe concesso. Così anche la partenza data per certa fino a ieri mattina, quella di Gorno Tempini, è rimasta nel pantano dov’è finita questa storia.


L’ipotesi Miccichè
Così ieri è ritornato a circolare in ambienti romani il nome di Gaetano Miccichè, attuale numero di Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo) come amministratore delegato al posto di Fabio Gallia. Un nome gradito alle fondazioni azioniste guidate da Giuseppe Guzzetti e in linea con la nuova missione «interventista» della Cassa, secondo quanto ricostruito. E che consentirebbe di superare il tema del cambio dello statuto per il via libera Gallia, rinviato a giudizio a Trani.

Giovanni Gorno Tempini Benedetta Lignani Marchesan Gustavo Pacifico Giovanni Gorno Tempini Benedetta Lignani Marchesan Gustavo Pacifico

 

Ma un passo indietro anche parziale sul tandem formato da Gallia e da Claudio Costamagna rappresenterebbe uno stop per la strategia di palazzo Chigi. Quindi avanti sull’attuale ad di Bnl-Bnp Paribas e sull’ex banchiere di Goldman Sachs alla presidenza. Il posto destinato a Costamagna però da statuto della Cdp è di pertinenza delle 64 fondazioni azioniste. Ecco che quindi con gli enti occorre trovare una contropartita per ottenere il loro via libera. Oltre alla stabilizzazioni dei dividendi, l’altro tema sul tavolo è quello della fiscalità. Ovvero qualche passo indietro all’insieme di norme che ha portato in cinque anni il peso del fisco per il sistema fondazioni da 100 milioni di euro ai 437 milioni attuali.

CDP GASCDP GAS


La crisi dell’Ilva
Intanto con il miliardo di Cdp di fatto la società statale che dovrà intervenire nelle crisi aziendali ha dote sufficiente per partire e prendere in mano saldamente il risanamento dell’Ilva, visto che l’impegno dell’istituto di via Goito copre tutto il 70% del capitale sociale garantito dallo Stato, e con un ammontare quasi doppio dell’obiettivo minimo di raccolta di 580 milioni. Risorse tali da permettere al governo di non dover dipendere da nessun fondo d’investimento estero per realizzare i suoi obiettivi di politica industriale. 


Ma attenzione, come chiedono le Fondazioni, a non trasformare Cdp nella vecchia Gepi, in una risanatrice (coi soldi dei libretti postali) di aziende decotte per poi restituirla ai proprietari.

 

 

2. MOTIVI TECNICI E IMBARAZZI POLITICI

Francesco Manacorda per “la Stampa

 

piercarlo padoanpiercarlo padoan

Dal governo dei tecnici a quello dei «motivi tecnici». Come quelli evocati ieri da Matteo Renzi per spiegare la sostituzione «per forza» di cinque consiglieri della Cassa Depositi e Prestiti che faranno decadere il consiglio d’amministrazione e porteranno quindi a sostituirne i vertici anche se hanno fatto «un buon lavoro». Ma su quali siano mai questi motivi, per quanto ammantati dell’autorevole definizione di «tecnici», il mistero resta fitto.


Meno misteriosa appare la commedia surreale che sta andando in scena ormai da dodici giorni, ossia da quel venerdì in cui il licenziamento dei vertici della Cdp - il presidente Franco Bassanini e l’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini - fu annunciato a mezzo stampa come imminente per slittare poi di giorno in giorno fino a ieri, quando puntualmente non si è verificato. Che cosa voglia legittimamente fare il governo della Cdp - sua è la maggioranza, mentre le Fondazioni hanno il 18% - resta una questione aperta visto che non l’ha ancora chiarito. 

GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTIGIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTI


Ma adesso diventa interessante capire anche come intende farlo. È palese che ai vertici è stato dato l’avviso di sfratto, ma in assenza di mosse ufficiali, presidente e ad hanno buon gioco a dire che non vedono perché andarsene. Ed è palese anche che il rischio di vedersi attribuire dalla Corte dei Conti un possibile danno erariale - se Gorno Tempini viene mandato via un anno prima della scadenza avrà buon gioco a ottenere una buonuscita - non alletta nessuno dei consiglieri a far decadere il cda.

alberica brivio sforza, claudio costamagna alberica brivio sforza, claudio costamagna

 

Mentre il ministro dell’Economia, che a rigor di statuto ha l’80% e passa della Cdp, appare colpito da improvvisa afasia tocca così a Renzi provare a sfondare le resistenze a colpi di «motivi tecnici». 


Anche nelle partite finanziarie il Giglio magico sta perdendo il tocco magico? Forse sì. Ma forse conta anche la qualità dei contendenti in campo. Quello che Renzi si è scelto per il ribaltone alla Cdp si chiama Giuseppe Guzzetti, ha 81 anni: faceva il presidente della Regione Lombardia quando il premier andava all’asilo e domani si accinge a celebrare il suo sedicesimo anniversario da presidente delle Fondazioni bancarie. Un Irrottamabile per il Rottamatore, insomma.

ferdinando brachetti peretti fabio gallia domenico arcuriferdinando brachetti peretti fabio gallia domenico arcuri

 

Alla fine comunque un’intesa si troverà: il potere pluridecennale di Guzzetti si basa proprio sulla sua infinita capacità di mediazione e di sicuro le Fondazioni non vorranno mettersi di traverso sulla strada del premier. Ma qualche danno collaterale, non solo per la Cdp, questa vicenda lo lascerà.

GAETANO MICCICHE DG INTESA S PAOLO GAETANO MICCICHE DG INTESA S PAOLO

 

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