RENZI PREMIER: FASSINO L’HA PROPOSTO, IL CAV L’HA FERMATO, I PIDDINOSAURI NE APPROFITTERANNO….

1 - FASSINO LANCIA RENZI PREMIER MA BERLUSCONI GLI SBARRA LA STRADA
Fabio Martini per "la Stampa"

Tutto ha inizio sabato sera, per effetto di una intuizione di Piero Fassino. Giorgio Napolitano è stato appena rieletto Presidente, il deserto politico illuminato dal Capo dello Stato è disarmante ed è a quel punto che il sindaco di Torino intuisce che sulla ipotesi di Matteo Renzi candidato premier si potrebbe raggiungere, tanto per cominciare, un'insperata unità nel Partito democratico.

Una volta acquisita una non scontata disponibilità del sindaco di Firenze, Fassino nella giornata di domenica avvia un sondaggio tra i principali notabili del Pd. La "pratica" a quel punto passa di mano, piace a Dario Franceschini e al giovane turco Matteo Orfini, non dispiace al "corpaccione" bersaniano.

Ieri mattina, dal Quirinale, trapelano voci informali che raccontano di un Presidente che apprezza Renzi ma forse non lo considera ancora maturo per prendere la guida del Paese. A quel punto Renzi capisce che diventa decisivo Berlusconi: se lui dice sì, è fatta. Il Cavaliere ci rimugina tutta la mattina e finalmente alle 13,45 fa conoscere al Pd la sua sentenza: non si può fare. L'avventura di Renzi premier finisce lì: è durata 40 ore, ma la sua parabola è istruttiva per tante ragioni. A cominciare dall'"interpretazione" che ne ha dato il sindaco di Firenze.

Certo, Fassino aveva provato a far circolare la suggestione già qualche settimana fa. Segretario di partito nella stagione in cui i Ds vincevano tutte le elezioni, da quando è sindaco, Fassino continua ad interessarsi alle vicende nazionali, ma con discrezione. In questa occasione ha ripetuto ad ogni interlocutore che «il profilo del presidente incaricato lo deciderà il Capo dello Stato», che « le alternative sono di livello, a cominciare da quella di Giuliano Amato».

E suggerendo ai notabili quello che poi diventerà il refrain del Renzi candidato: «Se il Pd deve assumere una responsabilità, lo faccia in prima persona con un candidato capace di interpretare la voglia di cambiamento e di innovazione che attraversa il Paese». A Renzi il piano piace. Lui è uno sprinter e lo sa. E, pur rendendosi conto dei pericoli e della difficoltà dell'impresa, dice ai suoi: «Ma se questa opzione diventa plebiscitaria, come faccio a dire di no?».

E per tutta la giornata di domenica Renzi si mette in azione perché i notabili del Pd dicano sì. Dario Franceschini si mette subito in sintonia, Enrico Letta (pur essendo doppiamente interessato, come possibile premier e come possibile reggente del Pd) non ostacola l'esplorazione, Vasco Errani dà il via libera per conto del correntone di maggioranza. I suoi amici, da Paolo Gentiloni in giù, incoraggiano Matteo.

E D'Alema? Dicono sia favorevole. Walter Veltroni, con Renzi ci parla e gli dà subito il suo appoggio. Ma chi esce allo scoperto è Matteo Orfini, uno dei capofila dei"giovani turchi". Parla con Renzi, i due si mettono d'accordo, forse su questioni che riguardano il governo del Pd, sta di fatto che tre ore dopo quel colloquio, lunedì sera, Orfini lancia il nome a "Piazza pulita". Ieri mattina alle 10, il "pacco" è quasi pronto. Manca il fiocco di Berlusconi.

Ma a metà mattinata cominciano ad affiorare i primi distinguo. A Franceschini non è piaciuto il protagonismo dei "turchi", tra i popolari si teme un'Opa "comunista" sul partito. Ma nulla che possa ostacolare il cammino di Renzi. Sicuramente più impegnative le riserve attribuite al Capo dello Stato.

Ma la corsa di Matteo si ferma quando arriva il no di Berlusconi. A quel punto è Renzi a fermare le macchine del Pd: «Non fate il mio nome». Arriva davanti alla sede del Pd, per partecipare a una Direzione del suo partito e alla folla di cameraman che lo assalta ripete per tre, quattro volta la stessa frase, da professionista delle tv: «Tutti assieme, facciamo tutto assieme...». Sottinteso: la dichiarazione da mandare ai Tg.

2 - ECCO CHI HA SILURATO RENZI
Marco Esposito per L'Espresso

Silvio Berlusconi avrebbe fatto fuoco e fiamme per far saltare l'operazione "Matteo Renzi a Palazzo Chigi". I ben informati raccontano che - mentre nei colloqui con gli ambasciatori di centrosinistra mostrava il sorriso - nei contatti con il Colle avrebbe fatto di tutto per sabotare l'arrivo del Rottamatore a Palazzo Chigi.

Tanto è vero che Berlusconi a Giorgio Napolitano ha fatto solo un nome, quello di Giuliano Amato. Ma sarebbe riduttivo raccontare il probabile arrivo di Amato a Palazzo Chigi solo come un veto di Berlusconi.

Per circa 24 ore abbiamo visto la tanto invocata alleanza generazionale nel partito democratico finalmente materializzarsi. Certo, non ha fatto molta strada, stritolata tra Berlusconi e il vecchio patto di sindacato democratico.

E' ovvio che il "niet" di Berlusconi a Renzi aiuta a mantenere inalterati i rapporti di forza nel Pd; infatti, se nei democratici dovesse avvenire il salto generazionale, sarebbe difficile evitare che nel PDL avvenga la stessa cosa. Presa la palla al balzo, i vecchi maggiorenti del Partito Democratico, sotto lo scudo protettivo del presidente Napolitano, si sono dati da fare per bloccare qualsiasi refolo di novità nel Pd. Certo il redde rationem è solo rimandato, ma alcuni di loro - Bindi, D'Alema, Finocchiaro - magari possono pensare di fare un ultimo giro, magari a capo di qualche ministero.

Fosse passata l'opzione Renzi, su cui stavano lavorando giovani turchi, renziani, franceschiniani e qualche altro pezzo di ex margherita ed ex Ds, la partita per costoro sarebbe stata chiusa una volta per sempre.

Non penso che i 'giovani turchi' si siano impazziti, fino al punto di proporre il proprio antagonista alla presidenza del consiglio senza un motivo valido. Il motivo valido, per loro, era quello di spazzare via, una volta per tutte, una parte di quel pezzo di patto di sindacato che guida il partito praticamente da sempre.

Invece, ancora una volta, la capacità di giocare di sponda della solita classe dirigente, quella che negli ultimi venti anni ha massacrato questo paese, portandola vicino al baratro, ha impedito ogni novità, fermato ogni spinta al rinnovamento, spento ogni istinto al cambiamento.

Ora, con la probabile conduzione collegiale, il Pd rischia di impantanarsi ancora una volta, almeno fino al congresso, paralizzato dai veti incrociati dei vecchi capi corrente. Che, ancora una volta, antepongono i propri interessi personali, a quelli del Partito e del paese. Ma non è una novità. E non è neanche cattiveria. E' incapacità. L'incapacità di cogliere la propria inadeguatezza per i tempi e la propria impopolarità.

 

piero fassino RENZI MATTEO letta uva foto mezzelani gmt Berlusconi intervistato ROSI BINDIDario Franceschini Marco Miccoli

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO

niaf francesco rocca daniela santanche arianna meloni claudia conte zampolli peronaci

DAGOREPORT: METTI UNA SERA A CENA…I FRATELLI D’AMERICA! -SEMBRAVA DI ESSERE IN UN FILM DEI VANZINA AL GRAN GALA DEL NIAF, 2180 INVITATI, 218 TAVOLI DA 150MILA DOLLARI OGNUNO, OCCUPATI DAI BOSS DELLE PARTECIPATE DI "PA-FAZZO CHIGI" (DONNARUMMA, CATTANEO, FOLGIERO, ETC.), JOHN ELKANN CHE HA TRASFORMATO IL GIARDINO DELL'AMBASCIATA IN UN AUTOSALONE (TRA MASERATI E FERRARI, TRONEGGIAVA UN TRATTORE!), FINANZIERI VARI E DE LAURENTIIS, IL GOVERNATORE ROCCA E SANTANCHÉ - CAUSA SHUTDOWN DEL GOVERNO USA, NON C'ERA ALCUN TIRAPIEDI DI TRUMP: DELUSI COLORO CHE SOGNAVANO, ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO, DI BANCHETTARE CON SUA MAESTÀ "THE DONALD" E LA SUA "RAGAZZA PONPON" GIORGIA MELONI - QUELLI DEL NIAF HANNO "COPERTO" IL BUCO DELLE AUGUSTE PRESENZE INVITANDO ARIANNA MELONI, UNICO SEGRETARIO POLITICO PRESENTE, CHE HA COSÌ RICEVUTO IL SUO BATTESIMO NELL'AGONE INTERNAZIONALE - NON POTEVA MANCARE L’ONNIPRESENTE CLAUDIA CONTE CHE SI È FATTA RITRARRE INSIEME ALL’AMBASCIATORE PERONACI, GIA’ CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI PIANTEDOSI, E A QUEL MARPIONE DI PAOLO ZAMPOLLI, INVIATO SPECIALE DI TRUMP - LA PASTA SCOTTA E L’ESIBIZIONE DEL PREZZEMOLONE BOCELLI - VIDEO

matteo salvini alberto stefani luca zaia

DAGOREPORT - LUCA ZAIA MINACCIAVA DI DIVENTARE UN SERIO “PROBLEMA” PER MATTEO SALVINI E FORSE LO SARÀ: NON POTENDO IL “DOGE”, PER ORDINE DI SALVINI IN COMBUTTA CON MELONI, GUIDARE UNA LISTA A SUO NOME, UNA VOLTA SBATTUTO A CAPOLISTA IL SUO ENTUSIASMO POTREBBE SCEMARE E LA LEGA IN VENETO CORRE IL RISCHIO DI UN SORPASSO DI FRATELLI D'ITALIA - EVENTUALITA' CHE METTEREBBE DI NUOVO IN DISCUSSIONE LA LEADERSHIP DEL "CAPITONE" - I RAS LOCALI HANNO CRITICATO PER ANNI SALVINI, SENZA MAI AVERE IL CORAGGIO DI SFIDUCIARLO. QUESTA VOLTA, TRA UN VANNACCI CHE SI PRENDE I PIENI POTERI NEL PARTITO E I MALUMORI PER LA "CESSIONE" DELLA LOMBARDIA A FDI, UN FLOP IN VENETO POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO - SE SALVINI NON RIDE IN VENETO, ELLY SCHLEIN POTREBBE PIANGERE IN CAMPANIA: IL GRILLONZO ROBERTO FICO NON ENTUSIASMA E FA INCAZZARE DE LUCA CON LE SUE LEZIONCINE ETICHE SUI CANDIDATI. TANT'E' CHE TRA I FEDELISSIMI DI DON VICIENZO È PARTITO IL FUGGI FUGGI VERSO LE SIRENE DELLA DESTRA DI POTERE...

orcel messina

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI: ALLA CHIUSURA DELLA GIORNATA BORSISTICA DI OGGI LA CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO DI UNICREDIT REGISTRA 98,20 MILIARDI, E' SUPERIORE A QUELLA DI BANCA INTESA CHE SI SI ATTESTA A 97,67 MILIARDI – CON L’ARRIVO DI ANDREA ORCEL A UNICREDIT È INIZIATO IL CAMMINO DI SORPASSO SULLA PRIMA BANCA ITALIANA GUIDATA DA CARLO MESSINA – A PIAZZA GAE AULENTI, MENTRE SI AVVIA LA RICERCA DEL SOSTITUTO DEL PRESIDENTE PADOAN, ORCEL STA PREPARANDO I “BOTTI” DI NATALE, RICCHI DI SORPRESE…

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

FLASH! – LUCA ZAIA, ABBAIA MA NON MORDE: SONO IN MOLTI A CHIEDERSI PERCHÉ IL GOVERNATORE USCENTE DEL VENETO ABBIA ACCETTATO DI FARE DA CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI, ALLE PROSSIME REGIONALI, MALGRADO NON ABBIA OTTENUTO NÉ IL TERZO MANDATO, NÉ LA POSSIBILITÀ DI PRESENTARE UNA LISTA A SUO NOME (CON CUI AVREBBE POTUTO PESARE LA SUA FORZA ELETTORALE E SOTTRARRE CONSIGLIERI REGIONALI A FRATELLI D’ITALIA) - PERCHÉ ZAIA SI È PRESTATO A UN’OPERAZIONE DI COSÌ PICCOLO CABOTAGGIO? UNA MOSSA CHE AVVANTAGGIA SOLO SALVINI E FA FELICE LA MELONA, CHE NON CORRONO IL RISCHIO DI FARSI FREGARE I VOTI DA UNA LISTA ZAIA...

giorgia meloni donald trump al sisi tony blair

DAGOREPORT - COME MAI LA MELONISSIMA TROVA IL TEMPO PER SCAPICOLLARSI IL PRIMO NOVEMBRE IN EGITTO PER L’INAUGURAZIONE GRAND EGYPTIAN MUSEUM DI GIZA? - LA SCAMPAGNATA HA COME OBIETTIVO DI AMMALIARE IL LEADER EGIZIANO AL SISI PER AVERE UN POSTO AL TAVOLO DEL “CONSIGLIO DI PACE” CHE DOVRÀ GESTIRE LA DIFFICILE RICOSTRUZIONE DELLA PALESTINA – SE CONVINCERE IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, PER LA “BELLISSIMA GIORGIA” (COPY TRUMP) NON È UN GRAN PROBLEMA, PER STREGARE IL MONDO ISLAMICO, UNA GITARELLA IN EGITTO CADE COME IL CACIO SUI MACCHERONI – E DOPO IL RIFIUTO ARABO COME “GOVERNATORE” DI GAZA DI BIGLIET-TONY BLAIR, LA NEFERTARI DER COLLE OPPIO COVEREBBE ADDIRITTURA IL SOGNO DI…