LA RIFORMA SFORMATA - LE MODIFICHE ALL’ART. 18 SONO UNA VITTORIA DEL PD, TENUTO SOTTO RICATTO DA CGIL, AI DANNI DI PDL E CONFINDUSTRIA: “SE QUESTA È LA RIFORMA, ERA MEGLIO NON FARLA” - LO ZAMPINO DI NAPOLITANO, CHE HA VISTO IL TESTO PRIMA DEL PARLAMENTO, FA INCAZZARE I BERLUSCONIANI, CHE HANNO TRADITO LE ASPETTATIVE DELLA LORO BASE - ADDIRITTURA, PER LE IMPRESE È “UN ARRETRAMENTO, VISTO CHE RENDE PIÙ ONEROSO ASSUMERE LE PERSONE”…

1- BERSANI CANTA VITTORIA IL PDL: ERA MEGLIO NULLA - TRATTATIVA ESTENUANTE L'ALTRA NOTTE, 7 ORE E MEZZA PER ARRIVARE A UN TESTO

Ugo Magri per "la Stampa"

Molto felice il Pd, molto arrabbiati i berlusconiani. Il film del vertice notturno tra Monti e i tre segretari proietta una volta tanto Bersani nel ruolo del condottiero vittorioso. Ha picchiato i pugni sul tavolo, si è fatto rispettare, è riuscito a centrare l'obiettivo: il reintegro dei lavoratori licenziati senza validi motivi economici (deciderà il giudice e l'onere della prova sarà a carico dei «padroni»). Ieri si vedeva che 7 ore e mezzo di trattativa l'avevano alquanto fiaccato, tanto da concedersi una siesta dopo pranzo; ma a sera il segretario è apparso su di giri.

«Quell'articolo 18 non è stato scritto con la mia penna, ma risponde alle ansie che si stavano diffondendo in milioni di lavoratori...», e ancora, davanti alle telecamere del «Tg3»: «E' stato un passo avanti importantissimo», meglio di così non sarebbe potuta andare. Zero critiche dentro il partito, e ci mancherebbe; a sinistra il solo Di Pietro che abbaia contro «l'inciucio ai danni dei lavoratori»; e nonostante i silenzi ufficiali grande soddisfazione trapela perfino in Corso d'Italia, dove Cgil ha la sua sede nazionale. La temuta rottura della «cinghia di trasmissione» (spiegano entusiasti al Botteghino) è stata evitata proprio grazie alla grinta di Bersani.

Il quale durante il vertice ha «rimesso al posto suo» pure il vice-ministro dell'Economia, Grilli, che ancora si attardava a difendere la trincea dei licenziamenti senza reintegro nel nome della crisi, dei mercati, dello spread. Basta discorsi tecnici, basta così.

Ben altri umori si respirano in via dell'Umiltà. Di tensione e di nervosismo, che solo in parte il segretario Pdl Alfano è riuscito a mascherare nel «Porta a Porta» per la prima volta dedicato interamente a lui. Ha detto Angelino che, a fronte del «peggioramento» sull'articolo 18, il Pdl «ha strappato 3-4 modifiche fondamentali sulla cosiddetta flessibilità in entrata. Nel partito però circolano mugugni, «se questa è la riforma, tanto valeva non farla», risuona il coro.

«Speriamo che non sia una riforma nociva», la mette in termini costruttivi di auspicio il capogruppo Cicchitto. Durante il vertice notturno Alfano si è battuto come poteva. Nel vivo della discussione ha messo in contatto la Fornero con Cazzola, che è il super-esperto del suo partito, raggiunto sulla cornetta di casa dalla «Batteria» di Palazzo Chigi. Cazzola ha fatto tutto di corsa, all'alba era pronto un documento in sette punti con altrettante richieste del Pdl trasmesse alla ministra.

Accolte di buon grado quelle sulle partite Iva, sui co.co.pro, su qualche aspetto dell'apprendistato. Niente da fare invece sulla contribuzione maggiorata delle imprese per i contratti a termine, per gli stessi co.co.pro. Lì ormai la palla è passata al Tesoro e addio. «Forse, se non ci fossimo mossi all'ultimo momento...», sospirano personaggi dello stato maggiore. Alfano promette di tornare alla carica, «in Parlamento ci saranno margini per migliorare il provvedimento».

Fatto sta che il Pdl si trova scoperto sul versante delle imprese, le quali a questo punto si domandano chi le difende nella giostra politica. A Palazzo Grazioli la sensazione è che l'asse del governo si sia spostando di nuovo a sinistra. Non ne danno colpa a Bersani, cui riconoscono che in fondo fa il mestiere suo. Molto poco è piaciuto Napolitano, al Presidente nel Pdl rimproverano un eccesso di interventismo, dicono loro, pro-Cgil; gli scudieri del Cavaliere trovano eccessivo che Monti abbia sottoposto al vaglio presidenziale un testo di cui gli stessi partiti ieri ancora non possedevano copia. «Siamo oltre il seminato», brontolano preoccupati. Si domandano di questo passo cosa accadrà sulla Rai e sulla Giustizia. Foschi presagi avvolgono il destino del Pdl. E il Terzo Polo? «Nessuno ha perso, tutti abbiamo vinto», sparge molto democristianamente vaselina Casini. A lui va benone così.


2- LAVORO:MALESSERE IMPRESE,NON ABBIAMO FIRMATO QUESTO
(ANSA) - La riforma del mercato del lavoro rischia di trasformarsi in un boccone amaro per le imprese. Gli imprenditori, già sul piede di guerra per le ipotesi di modifica prospettate sulla stampa (di fronte alle quali, hanno detto, meglio nulla che una cattiva riforma), hanno accolto il ddl presentato dal premier Mario Monti e dal ministro Elsa Fornero con malessere e delusione. Ma Fornero invita gli imprenditori ad essere contenti e a guardare all'intera riforma. E anzi li bacchetta: con le modifiche all'articolo 18 ora non hanno più "alibi" per non investire.

Già in mattinata le imprese avevano fatto sentire il proprio disappunto sulle ipotesi di modifica. Abi, Alleanza Cooperative, Ania e Confindustria hanno infatti diffuso una una nota congiunta per ribadire, nel caso in cui le indicazioni sulle modifiche alla riforma del lavoro avessero trovato conferma, che al Paese "serve una buona riforma" e che, piuttosto che una cattiva riforma, è meglio non farne alcuna. Le imprese ritengono infatti "inaccettabili" le modifiche sull'articolo 18, "in particolare la diversa disciplina per i licenziamenti di natura economica e quella che va complessivamente configurandosi per i contratti a termine", specie quelli stagionali.

Le modifiche, secondo gli imprenditori, "vanificano il difficile equilibrio raggiunto e rischiano di determinare, nel loro complesso, un arretramento piuttosto che un miglioramento del nostro mercato del lavoro e delle condizioni di competitività delle imprese, rendendo più difficili le assunzioni". Un malessere confermato anche in serata, dopo la conferenza stampa di Monti e Fornero. Negli ambienti industriali, a quanto si apprende, prevale un sentimento di rabbia e delusione, dettato dal fatto che il verbale di intesa firmato a Palazzo Chigi il 23 marzo con le parti sociali non coincide con il provvedimento presentato oggi e quindi ci si chiede che senso avesse quel verbale.

A dar voce a questo malessere potrebbe essere già domani la leader degli industriali Emma Marcegaglia, che nel pomeriggio parteciperà alla presentazione di un rapporto alla Luiss. Prova intanto a calmare gli animi il ministro Fornero, che si rivolge agli imprenditori chiedendo loro di essere "contenti" E di guardare all'interezza della riforma e alla maggiore flessibilità che introduce, come ad esempio l'abolizione del 'causalone' per il primo contratto a tempo determinato (una "liberalizzazione importante per i contratti a tempo determinato").

Dagli imprenditori, ha aggiunto Monti, dovrebbe essere apprezzato anche il fatto che con la riforma si è reso tutto più prevedibile (per quanto riguarda i licenziamenti individuali). Ma alle imprese arriva anche una bacchettata dalla Fornero: se consideravano l'art.18 un "alibi" per non investire, ora questo alibi è stato tolto.

 

MONTI E BERSANI A CERNOBBIOPIER LUIGI BERSANI E MARIO MONTI GIORGIO NAPOLITANO Susanna Camusso e Emma MarcegagliaELSA FORNERO CON IL DITINO ALZATOBerlusconi Cicchitto

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