giuseppe conte

LA RIVINCITA DEL CAMALE-CONTE - IL PERONISTA DI VOLTURARA APPULA SOLO AL COMANDO GRAZIE A GRILLO CHE GLI HA TOLTO DAI PIEDI I FICO E LE TAVERNA E ALLA SCISSIONE DI DI MAIO CHE GLI HA HA LEVATO L'OPPOSIZIONE INTERNA (A DI BATTISTA CI HA PENSATO DA SOLO) – IN 60 GIORNI DI CAMPAGNA ELETTORALE, TRA LE RISATE PREMATURE DEL PD, CONTE HA DIMOSTRATO A LETTA CHE HA SBAGLIATO A TRATTARLO DA REIETTO – HA ABBRACCIATO I TONI POPULISTI, HA TROVATO IL SUO REGNO AL SUD E ADESSO PUO' LIQUIDARE GRILLO – E SE LANCIASSE UN'OPA SULLA SINISTRA USCITA A PEZZI DAL VOTO?

Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

giuseppe conte chiusura campagna elettorale m5s 3

Andrà chiarito, prima o poi, che cos’è quest’uomo. Nelle innumerevoli interviste a cui si è sottoposto, è stata quasi sempre fatta una domanda a Giuseppe Conte: definirebbe il suo M5S un partito di sinistra? La scena si è ripetuta più o meno uguale ogni volta. Un sorriso, il ghigno appena accennato che si intuisce dalla forma della bocca, e la risposta: «Noi siamo sicuramente progressisti».

 

C’è qualcosa di studiato in questa volontà di sfuggire alle categorie più classiche della politica. Eppure, qualcosa ricorda, ma il paragone forse va cercato più lontano, nell’Argentina di papa Francesco: nella sua posa descamisada, plasmata dal contatto fisico con la gente, dalla folla cercata e mai tenuta a distanza, il presidente del M5S ha operato una piccola rivoluzione peronista. Non c’è altro modo forse di dare un’etichetta a quello che è successo in questi sessanta giorni, sotto il naso dei suoi ex alleati.

 

giuseppe conte chiusura campagna elettorale m5s 2

Seppellito dalle risate forse troppo premature di diversi dirigenti del Pd a fine luglio, quando lo accusarono di aver scatenato la crisi che ha portato alla caduta di Mario Draghi, Conte è risorto a metà agosto con un solo obiettivo: dimostrare a Enrico Letta che aveva sbagliato a trattarlo da reietto. Ha abbandonato la riluttanza ad assumere toni più populisti, cercando quasi sempre di ingentilirli con coloriture più istituzionali e ha infilato la mano nella frattura sociale del Paese, incurante che la bolla metropolitana del Pd e del Terzo Polo lo beffeggiasse fin quasi al disprezzo.

 

Ha sfidato il mito di Draghi per indebolire gli altri partiti che ne esibivano l’Agenda come un’icona sacra, costruendo una campagna elettorale a difesa del Reddito di cittadinanza e del Superbonus.

 

giuseppe conte chiusura campagna elettorale m5s 6

Conte è un uomo della Ztl che prende voti fuori dalle Ztl. E’ un uomo del Sud, che al Sud ha ritrovato il suo regno. È un ex elettore del centrosinistra che ha sempre considerato la sinistra la sua casa, ma che deve far dimenticare di essere il presidente del Consiglio del governo che ha realizzato i decreti Sicurezza di Matteo Salvini.

 

E’ difficile riscrivere la storia, ma in quei giorni Conte era poco più che il cartonato che fotografavano accanto al leghista e al suo gemello diverso Luigi Di Maio, umiliato a Strasburgo - «burattino!» - dal liberale belga Guy Verhofstadt.

 

Non deve essere facile vivere tutte le vite che ha vissuto Giuseppe Conte in soli quattro anni. Lo sconosciuto in balia di M5s e Lega, il premier che fregò Salvini, «il punto di riferimento fortissimo dei progressisti italiani», l’affossatore di Draghi, il leader che sfida il Pd alla sua sinistra, che si confronta con Massimo D’Alema e raccoglie voti tra le periferie dell’Italia.

 

giuseppe conte chiusura campagna elettorale m5s 4

I processi in politica sono spesso frettolosi e feroci. Nel 2014, in un Transatlantico colmo di euforia dopo il voto delle Europee, un famoso conduttore televisivo, a un pugno di sgangherati cronisti che seguivano Beppe Grillo, decretò così la morte del M5S: «Siete come i sovietologi dopo la caduta dell’Urss». Bella battuta, ma poco lungimirante. Qualcosa di simile si è ripetuto due mesi fa. Quel pomeriggio di luglio che ha segnato la fine del governo Draghi, quando si chiusero alle spalle la porta della stanza dove avevano cercato di persuadere Conte a votare la fiducia in Senato, i dirigenti del Pd avevano una sola certezza: «Quest’uomo è finito»

 

giuseppe conte beppe grillo

Anche la notizia della morte politica del presidente del M5S è stata fortemente esagerata. Lo aveva intuito Rocco Casalino, lo stratega, il portavoce dei due anni e mezzo a Palazzo Chigi, ipnotizzato dal talento taumaturgico che ha sempre intravisto nell’avvocato. «Per me è normale quello che abbiamo fatto». Una campagna impostata con una formula semplice: infilarsi subito nei social per parlare ai più giovani, fare poche piazze mirate e riempirle, lasciare lontano il salotto dell’establishment imprenditoriale e politico di Cernobbio (era l’unico leader in collegamento e la sala lo ha accolto con il massimo della diffidenza).

 

Poi, nella parte finale, quando gli italiani sono tornati dalle vacanze, tanta tantissima tv. Conte ha abbandonato le prudenze istituzionali, l’aplomb che gli ha fatto da corazza quando era premier e che lo stava schiacciando da capo di partito.

 

Pochi ci credevano, anche tra gli storici volti del Movimento. Ma lui fino alla fine ha cercato la sua forza in una convinzione: in politica contano le vittime che fai. È la misura della forza, la prova della leadership, è un fight club fatale: «Prima ho fatto fuori Salvini, poi Davide Casaleggio dal M5S, poi mi sono liberato di Luigi Di Maio, cosa devo dimostrare di più? A Enrico Letta il partito glielo hanno consegnato in mano senza che lui facesse nulla».

 

giuseppe conte beppe grillo

Ora a Conte resta solo Grillo da liquidare. Ma il comico è rimasto un’ombra lontana, un oracolo stanco che è stato silenziato nel momento in cui da padre-fondatore e demiurgo è diventato consulente a contratto, poco più che un subaffittuario

GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - MARIO DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI giuseppe conte beppe grillo BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...