BERLINO, LO STRANIERO È VICINO - LA GERMANIA INIZIA A CAPIRE CHE OLTRE I SUOI CONFINI C’È PARECCHIA POVERTÀ - ROM E SINTI IN ARRIVO A MIGLIAIA NEGLI ULTIMI ANNI, SPAVENTANO I TEDESCHI -

Pierluigi Mennitti per "lettera43.it"

Sulla Pariser Platz, l'elegante acciottolato che si distende fra il lusso dell'Hotel Adlon e le colonne immacolate della Porta di Brandeburgo, nel centro di Berlino, alcune donne avvolte in ampie vesti colorate cercano di fermare i passanti. Incocciano con la mano tesa turisti e indigeni e rivolgono loro una domanda - sempre la stessa - monotona e innocua: «Do you speak English?», Parli inglese?

Difficile immaginare che questa morbida forma di elemosina consenta di racimolare qualcosa: sembra piuttosto l'esecuzione di un antico rituale. Nella Capitale che soffre il più alto tasso di disoccupazione della Germania (12,3%) e che registra il maggior numero di percettori di sussidio statale del Paese, ci vuole ben altro per convincere turisti e cittadini a sborsare qualche spicciolo.

LA TOLLERANZA PERDUTA. Poche decine di metri più avanti, oltre la Porta e davanti al vicino Bundestag, è stato inaugurato a ottobre 2012 il primo memoriale allo sterminio di sinti e rom durante il nazismo: 550 mila uomini e donne liquidati nei campi di sterminio.
Il passato pesa come un macigno nella coscienza dei tedeschi e, all'inizio, ha influenzato la tollerante indifferenza con cui cittadini e istituzioni hanno osservato la nuova invasione dall'Est. Fino a quando piccole e grandi frizioni quotidiane hanno esacerbato i rapporti.

LA PAURA DELLA CRIMINALITÀ. Dalle parti di Görlitzer Park, a Kreuzberg, la scena è infatti diversa. Una trentina di persone bivacca all'aperto sotto il cornicione di un vecchio magazzino in disuso. Ci sono mamme e bambini, addirittura due neonati. Si dorme all'addiaccio, coperte e piumini riparano a stento dal freddo notturno, i materassi puzzano di umido e urina, pannolini usati e rifiuti vari ricoprono il prato.

Fino a poco tempo fa, gli accampati si ammassavano stretti negli appartamenti di un rudere sulla Genthiner Strasse. Poi è arrivato lo sfratto, dovuto alle furiose proteste dei vicini. Gli abitanti di questo spicchio alternativo e di sinistra di Berlino cominciano a perdere la pazienza: a sentir loro, le richieste di elemosina sono molto più aggressive che sulla Pariser Platz. E in zona sono aumentati furti e scippi.

È difficile fare una stima di quanti rom siano arrivati negli ultimi tempi da Romania e Bulgaria nella capitale. Una cifra approssimativa li stima in 6 mila, ma molti evitano di registrarsi alla polizia. Nella scuola Hans Fallada di Neukölln, uno dei quartieri più interessati dal fenomeno, gli studenti rumeni sono passati da 40 a 90 in un anno e altri 20 si apprestano a varcare la soglia.

Non hanno nozioni di tedesco e la maggior parte è completamente analfabeta, il preside ha ingaggiato due traduttori mettendo mano agli ultimi fondi dell'istituto. Le statistiche suggeriscono che ogni mese, nel quartiere, nasca una nuova classe con scolari rom.

IN FUGA DAI BALCANI. I gruppi più consistenti si sono insediati anche a Wedding, Mitte e Tempelhof-Schöneberg. Arrivano seguendo le tracce dei parenti o degli amici. Un passa parola che spinge gli abitanti di interi villaggi a muoversi dall'interno dei Balcani verso la capitale tedesca. Come è accaduto a un gruppo di 500 persone, partito da Fantanele, un piccolo centro a ridosso di Bucarest e spiaggiato in un palazzo in disarmo sulla Harzer Strasse, a Neukölln.

I 500 di Fantanele sono stati protagonisti di una storia a lieto fine, che dà qualche speranza ai tanti di buona volontà che lottano contro i mulini a vento. Anche qui regnavano sporcizia e disordine, urla e aggressioni. Poi è arrivato un parroco dal cognome evocativo, Benjamin Marx, che ha ingaggiato una società immobiliare cattolica di Colonia, impegnata in progetti solidali.

L'INTEGRAZIONE POSSIBILE. In pochi mesi le pareti scrostate dell'edificio sono state affrescate, gli appartamenti sono stati risanati, il cortile ripulito, le scale interne ridipinte. E gli inquilini sono stati responsabilizzati, diventando i tutori dell'ordine ritrovato.
«La storia di questo palazzo non è un invito a tutti i rom per trasferirsi a Berlino», ha ripetuto cento volte Marx, «ma è la prova che questa gente non è colpevole della propria miseria: se viene data loro un'opportunità, i rom vogliono vivere come tutti gli altri».

L'emergenza di Berlino non è neppure la più drammatica in Germania. Cronache simili giungono da altri grandi centri della Germania: Francoforte, Dortmund, Monaco, Offenbach.

Attraverso il passa parola, intere famiglie rom partono da Romania e Bulgaria, vessate dalla crisi economica ma anche dalla crescente intolleranza e dalle violenze fisiche, per arrivare nelle metropoli tedesche e occupare edifici abbandonati e dismessi, diventando inevitabilmente preda delle reti criminali che operano in quelle zone.

180 MILA IN ARRIVO. Secondo i dati ufficiali, che vanno sempre letti per difetto, dal 2007 al 2011 la comunità rom è cresciuta da 64 mila a 147 mila unità, ma l'aumento è stato esponenziale negli ultimi tempi: nei primi 6 mesi del 2012 si stima un'ulteriore impennata del 24%. E l'agenzia federale per il lavoro prevede che dal 2014, data in cui dovrebbe cadere la moratoria sulla libera circolazione dei lavoratori rumeni e bulgari nell'area Schengen, la cifra dei nuovi arrivi oscillerà fra 120 e 180 mila all'anno.

LE SPESE IN CRESCITA. I sindaci delle città interessate, socialdemocratici in testa, hanno lanciato un allarme all'Europa e al proprio governo federale: i costi sociali stanno diventando insopportabili. Il comune di Duisburg ha dovuto stanziare 18 milioni di euro in più, quello di Mannheim teme che le spese aumenteranno del 30% rispetto al budget attuale. E tutti paventano il rischio che le crescenti tensioni diano fiato alla propaganda neonazista, come è avvenuto in Ungheria e Bulgaria.

LE ARMI SPUNTATE DEL GOVERNO. Il governo per il momento ha scelto la via più semplice: minacciare il veto in sede europea alla caduta nel 2014 delle barriere per i lavoratori rumeni e bulgari.

Il ministro dell'Interno Hans-Peter Friedrich ha mostrato i denti a Bruxelles: «Diamo già tanti soldi per i programmi di sviluppo nell'Europa sud-orientale, vorremmo capire dove vanno a finire. Non siamo disposti a pagare due volte, prima lì e poi a casa nostra». Ha poi ipotizzato espulsioni facilitate per chi non è in possesso di un posto di lavoro.
Ma la faccia feroce non risolverà il problema e non convince gli amministratori locali, che temono di restare soli a fronteggiare l'emergenza. Possono essere trovati correttivi per arginare i flussi migratori ma, per evitare che la situazione sfugga di mano, la Germania non potrà sfuggire all'obbligo di migliorare le condizioni di chi già si trova nel Paese.

 

merkel-mangiaMERKEL E VAN ROMPUY immigrati in fila per il lavoro IMMIGRATIImmigrati in fuga dalle tendopoliimmigrati GetContent asp jpegimmigrati1immigrati pulizie

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VANCANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIN, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, MEZZI SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO