
TRA SCANDALI, PROCESSI E ARRESTI, SI METTE MALE PER PEDRO SÁNCHEZ: TRABALLA IL GOVERNO DEL SINISTRELLO DI MADRID – IL PREMIER SPAGNOLO NELL’ANGOLO DOPO LA CARCERAZIONE DELL’EX NUMERO 3 DEL PARTITO SANTOS CERDÁN, ACCUSATO DI CORRUZIONE, CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E TRAFFICO DI INFLUENZE ILLECITE NELL’AMBITO DI UN’INCHIESTA SULLE TANGENTI AL MINISTERO DEI TRASPORTI - TRA I PIÙ FEDELI SOSTENITORI DI SÁNCHEZ, FIACCATO ANCHE DALLE INCHIESTE SULLA MOGLIE E IL FRATELLO, SI DIFFONDE LA QUASI CERTEZZA CHE LA LEGISLATURA NON DURERÀ FINO ALLA SUA FINE NATURALE, NEL 2027. E "IL PAIS" CHIEDE LE DIMISSIONI DEL PREMIER…
Sara Gandolfi per il "Corriere della Sera" - Estratti
Si preannuncia una nuova estate di imprevisti e colpi di scena per la politica spagnola. Il cerchio si stringe intorno al primo ministro Pedro Sánchez dopo l’arresto, lunedì, dell’ex numero tre del Partito socialista, Santos Cerdán, accusato di corruzione, criminalità organizzata e traffico di influenze illecite nell’ambito di un’inchiesta sulle tangenti al ministero dei Trasporti.
Il governo e il Psoe stanno cercando, senza molto successo, di minimizzare l’impatto, ma l’immagine «straziante» di Cerdán (parola della portavoce di Sánchez), da molti considerato l’artefice dei passati successi politici del premier, caricato su una camionetta della polizia diretta al carcere di Soto del Real potrebbe segnare il punto di svolta per la carriera di Pedro il resiliente.
Il Partito Popolare (Pp), all’opposizione, è ampiamente in vantaggio nei sondaggi, al 34% contro il 27% del Psoe. Il leader conservatore Alberto Nuñez Feijóo ha attaccato duramente Sánchez: «Vogliamo solo sapere quando firmerà le sue dimissioni», aggiungendo che per la mozione di sfiducia «non mi manca la volontà, mi mancano quattro voti». Per ora, però, nessuno ha risposto al suo appello.
Né la sinistra di Sumar, che partecipa alla coalizione di governo, né i partiti nazionalisti catalani e baschi, vista l’ostilità del Pp al separatismo e la sua vicinanza all’estrema destra di Vox. Come al solito più ambigua è la posizione di Junts per Catalunya, che ha invitato Feijóo a incontrare il suo leader, Carles Puigdemont, ancora latitante in Belgio. Ipotesi per adesso respinta.
La novità di questa ennesima crisi è che anche tra i più fedeli sostenitori di Sánchez si diffonde un senso di lenta agonia, la quasi certezza che la legislatura non durerà fino alla sua fine naturale, nel 2027.
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L’attacco più duro, a sorpresa, è stato pubblicato ieri su El Pais , quotidiano che finora ha difeso a spada tratta il governo a guida socialista. «Il presidente Sánchez dovrebbe dimettersi? Senza giri di parole: sì», ha scritto lo scrittore Javier Cercas. «Manca di legittimità per governare». E a seguire, ancor più sferzante: «Afferma che non si dimette perché consegnare il governo alla destra e all’estrema destra sarebbe “una tremenda irresponsabilità”... Preferiamo che governino i nostri, anche se sono in minoranza? Cosa è più importante: la sinistra o la democrazia?».
L’inchiesta che ha portato all’arresto di Cerdán, e che potrebbe riservare ancora molte sorprese, non è l’unica ombra che pesa sul futuro politico di Sánchez. La magistratura indaga anche sul fratello e sulla moglie Begoña Gómez, e c’è un processo in vista per il procuratore generale dello Stato, considerato suo fedelissimo.
Al momento, però, manca un’alternativa a Sánchez, sia come capo di partito che di governo. Alle elezioni del 2023, il Pp di Feijóo fu il partito più votato ma non riuscì a formare una coalizione di governo a differenza del Psoe, che si è alleato a Sumar e ha ottenuto l’appoggio esterno di nazionalisti baschi e catalani, in cambio del via libera all’amnistia per le persone implicate nel processo secessionista in Catalogna, approvata in via definitiva dalla Corte costituzionale il 26 giugno.