SCIABOLETTA FILES - SEQUESTRATI A SCAJOLA ATTI SECRETATI SU G8 E MARCO BIAGI, E MIGLIAIA DI DOSSIER SU POLITICI (TRA CUI BERLUSCONI) E FAVORI & RACCOMANDAZIONI - C’È ANCHE UN FASCICOLO SU UN RIVALE FINITO NEI GUAI PER LA COCAINA

1. SCAJOLA, A CASA DELL'EX MINISTRO TROVATI NEL PC DOSSIER E ATTI SECRETATI SUL G8 E MARCO BIAGI
Cristiana Mangani per "Il Messaggero"

E pensare che è cominciato tutto da un sequestro di borse contraffatte: gli uomini della Guardia di finanza di Imperia, insieme con quelli della Polizia postale, mettono le mani su un traffico che porta a personaggi legati alla 'ndrangheta e che ormai sono stabili in Liguria. Da quel momento è una catena di reati, inchieste che si aprono e che sono prossime al processo. Che esplodono nel grande scandalo dei fondi per il porto di Imperia, e trascinano di nuovo sotto accusa, Claudio Scajola, l'uomo dei regali «a sua insaputa», ma soprattutto il padre padrone della politica locale, senza delfini né successori di spicco.

L'INTERROGATORIO A ROMA
Qualche giorno fa, proprio prima che gli uomini della Dia gli notificassero l'ordine di arresto, l'ex ministro dell'Interno ha dovuto presentarsi a piazzale Clodio dal procuratore Giuseppe Pignatone e dall'aggiunto Michele Prestipino. I pm della Capitale hanno aperto un fascicolo dopo che le procure di Sanremo e di Imperia hanno inviato gli atti per competenza.

Durante le perquisizioni nella sua abitazione è stato trovato di tutto e di più: a cominciare da atti secretati che riguardavano il periodo in cui lui era ministro. Documentazione riservata sul caso Biagi e sul G8. E dire che l'ex parlamentare si era dovuto dimettere da capo dell'Interno proprio per quelle parole dette sul giuslavorista e sulla richiesta di scorta. Lui, che dopo dieci anni dalle dimissioni, ha continuato ad avere uomini della polizia al seguito, e un telefonino intestato al Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale.

IL VERBALE
Il verbale dell'interrogatorio romano è stato secretato e ora i pm dovranno decidere se e come procedere nei suoi confronti. Anche se non è la sola questione della quale dovrà rispondere. Ci sono i lavori della villa di Imperia, anche questi effettuati «a sua insaputa» da imprenditori locali, con ammanchi di qualche milione di euro.

Un dossier su Berlusconi e su un politico locale avversario, il cui nome era finito in un'informativa dei carabinieri per questioni di cocaina. Tutto materiale trovato nella sua abitazione, e probabilmente utilizzato per orientare le elezioni politiche. Qualche giorno fa, poi, la nuova perquisizione e l'arresto. Ora sono in tanti a temere che da quei file copiati dal computer e dal mare di documenti recuperati possano venire fuori chissà quanti altri scandali.

GLI ABUSI
Di lui, in zona si raccontano mille e più storie. A cominciare da quelle che riguardano gli uomini destinati alla scorta, qualche volta favoriti, altre usati per questioni personali più che di sicurezza. Quando era ministro sembra aver avanzato richieste ai limiti dell'assurdo: ha voluto che la polizia dipingesse di bianco l'elicottero sul quale doveva viaggiare. Non si sa se per motivi scaramantici o solo perché attratto particolarmente da quel colore.

Tanto che di recente, diversi agenti destinati alla sua sicurezza hanno chiesto di essere trasferiti ad altro servizio perché - pare - sfiniti dall'atteggiamento. Mentre due di loro si sono licenziati dalla polizia e grazie alle sue raccomandazioni si sono fatti assumere al Casinò di Sanremo. A quelli, poi, che gli sono stati vicini in questo periodo, per convincerli a fare da taxi oltre confine, ha raccontato che la bionda e bella Chiara Rizzo fosse una parlamentare. Con buona pace del povero Marco Biagi al quale la scorta era stata negata.


2. MIGLIAIA DI FASCICOLI SU POLITICI E FAVORI L'ARCHIVIO DI SCAJOLA SOTTO SEQUESTRO
Giovanni Bianconi e Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

Decine di raccoglitori catalogati per nome e per argomento. Documenti riservati, veri e propri dossier che l'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola custodiva nei propri studi di Roma e Imperia oltre che a Villa Ninnina, la lussuosa dimora ligure a Diano Calderina.

È l'archivio messo sotto sequestro dagli investigatori della Dia per ordine dei pubblici ministeri di Reggio Calabria. Non è l'unico. In una cantina della segretaria di Amedeo Matacena, Maria Grazia Fiordelisi, sono state trovate migliaia di carte che dovranno essere adesso analizzate.

Materiale prezioso per l'inchiesta che ha portato in carcere Scajola e tutte le persone che negli ultimi mesi hanno protetto e agevolato - secondo l'accusa - la latitanza di Matacena, l'ex deputato di Forza Italia condannato a cinque anni di pena per complicità con la ‘ndrangheta.

Le verifiche si concentrano poi sulle movimentazioni bancarie, per ricostruire i flussi finanziari che avrebbero consentito a Scajola e agli altri di mettere in sistema il «programma criminoso», come lo hanno definito i magistrati motivando la scelta di indagarli anche per concorso esterno in associazione mafiosa.

In particolare emergono alcuni trasferimenti di denaro, considerati sospetti, effettuati da Chiara Rizzo, la moglie dell'ex parlamentare riparato a Dubai.

SCAJOLA «SOCIALMENTE PERICOLOSO»
Nella loro richiesta di cattura gli inquirenti - il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, il sostituto Giuseppe Lombardo e il pm nazionale antimafia Francesco Curcio - evidenziano come le risultanze investigative «costituiscono uno spaccato di drammatica portata, in grado di enfatizzare la gravità "politica" del comportamento

penalmente rilevante consumato da Scajola, il cui disvalore aumenta a dismisura proprio nel momento in cui lo si mette in correlazione al delitto di concorso esterno in associazione di tipo mafioso posto in essere da Matacena, da considerare la manifestazione socio-criminale più pericolosa per uno Stato di diritto che un ex parlamentare ed ex ministro dell'Interno dovrebbe avversare con tutte le sue forze e che, invece, consapevolmente sostiene, agevola, rafforza».

Al momento di sollecitare l'arresto preventivo chiedono che sia disposto il trasferimento in carcere per due motivi: «Da un lato l'obiettiva gravità dei fatti reato e dall'altro la evidente pericolosità sociale dei prevenuti, quali risultano dall'estremo allarme riconnesso a condotte delittuose poste in essere in modo programmato».

Tutto questo, aggiungono, «non solo è essenziale alla conservazione ed al rafforzamento della capacità di intimidazione che deriva dal vincolo associativo che caratterizza l'organizzazione di tipo mafioso a favore della quale il contributo consapevole di Matacena è stato prestato, ma si pone come ineludibile passaggio al fine di evitare o, comunque, arginare l'espansione in ambiti imprenditoriali e politici delle consorterie criminali di tipo mafioso, potenzialmente in grado di condizionare in modo irreversibile tali ambiti decisionali ed operativi».

E concludono: «Tale giudizio negativo, che si riflette inevitabilmente in termini di concretezza e specificità anche sulla valutazione del pericolo di reiterazione di analoghe condotte delittuose, risulta rafforzato dalla capacità criminosa degli indagati».

LE CARTE RISERVATE
Sono migliaia i documenti che Scajola conservava seguendo un metodo che gli investigatori definiscono «maniacale». Riguardano politici, imprenditori, personaggi con i quali ha avuto a che fare nel corso della sua lunga e intensa attività. Ma anche affari, viaggi, richieste di interventi, raccomandazioni.

Qualche settimana fa, nell'ambito di un'inchiesta che riguarda il porto d'Imperia, i magistrati della Procura locale gli avevano sequestrato materiale riservato risalente all'epoca in cui era ministro dell'Interno.

Comprese alcune relazioni su Marco Biagi. In quell'occasione si trattò di una ricerca mirata. Giovedì scorso, invece, gli inquirenti calabresi hanno deciso di portare via l'intero archivio, alla ricerca di ogni elemento utile a sostenere l'accusa più grave. Non solo lì.

Quando sono arrivati nell'abitazione sanremese della segretaria di Matacena, Maria Grazia Fiordelisi, gli agenti della Dia hanno scoperto che la donna aveva la disponibilità anche di una cantina.

E in esecuzione dell'ordine dei magistrati che prevedeva la verifica «delle pertinenze e dei locali annessi a tutti gli immobili», alla ricerca degli indizi necessari a «ricostruire la genesi e la natura dei rapporti tra i soggetti sottoposti a indagini», hanno deciso di controllarla.

Senza immaginare di poter trovare tanto materiale. Nello scantinato c'erano infatti - pure in questo caso classificati in faldoni - molti documenti relativi all'attività dell'ex parlamentare condannato.

Movimenti per milioni di euro
Un intero capitolo della richiesta d'arresto è dedicato ai «riscontri economico-finanziari» che i pubblici ministeri ritengono di aver trovato all'ipotesi accusatoria. Sono elencate decine di movimentazioni bancarie che ora gli indagati saranno chiamati a chiarire.

In particolare sui conti di Chiara Rizzo risultano trasferimenti di denaro di vari importi. Alcuni molto consistenti, come quello del 15 luglio 2009 per 952.000 euro; oppure quello da 270.000 euro effettuato nel 2010 attraverso la Compagnie Monegasque de Banque - Principato di Monaco, Paese nel quale la signora Matacena ha spostato la residenza.

Sotto osservazione è finito pure il patrimonio della madre del condannato, anch'essa indagata nell'inchiesta calabrese e ora agli arresti domiciliari, con particolare attenzione agli spostamenti di soldi tra l'Italia e l'estero.

 

 

 

 

CLAUDIO SCAJOLA CLAUDIO SCAJOLA CON MASSIMO NICOLUCCICLAUDIO SCAJOLA jpegIL _FOGLIO_ ACCOMUNA LA BICICLETTA DI MARCO BIAGI CON LA MAGLIETTA _FORNERO AL CIMITERO_scontri G8 NAN BERLUSCONI SCAJOLA Berlusconi e Scajola

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