TRAGEDIA GRECA – PERCHE' LA BCE SCUCE OGNI MESE 60 MILIARDI A GRATIS MA SI NEGANO 7 MILIARDI DI FINANZIAMENTO ALLA GRECIA? ANCHE LA BCE DÀ PER PROBABILE L’USCITA DI ATENE DALL’EURO

Roberto Sommella per “Milano Finanza” - da "Il Foglio del lunedì"

 

Eva Christiansen è danese, ha 36 anni e fa la sessuologa. Per avviare una nuova attività ha chiesto un prestito in banca. Le è stato concesso ad un tasso negativo: -0,0172%. In pratica, l’istituto di credito, tolte le commissioni, pagherà qualcosa alla neo-imprenditrice per averle prestato dei soldi.

 

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Di casi come questi cominciano a essercene in giro per l’Europa, perché, ha calcolato il New York Times, da questa parte dell’Atlantico sono scambiati 1.750 miliardi di dollari in titoli governativi con rendimenti negativi. Accade in Danimarca, Svezia, Svizzera, Paesi Bassi, Francia, Belgio, Finlandia, Germania e adesso anche in Italia.

 

Gli effetti del Quantitative easing della Banca Centrale Europea sono questi: abbattono i rendimenti dei bond sovrani dei Paesi solvibili e offrono praterie a chi vuole cercare nuove opportunità d’investimento, a partire dai mercati azionari. Ne è prova evidente lo spread, tornato al livello del 2008, anno del fallimento di Lehman Brothers e dell’inizio della crisi. A maggior ragione in questo contesto, in cui le banche si alleggeriscono di titoli di Stato e sulla carta diventano più malleabili sul fronte del credito a famiglie e imprese, stride la situazione della Grecia.

 

varoufakis e moglie su paris matchvaroufakis e moglie su paris match

Nello stesso continente si paga un euro al mese di interessi alla neo-imprenditrice danese che ha chiesto un prestito e si negano 7,2 miliardi di euro di nuovi finanziamenti ad Atene per la fumosità delle riforme proposte dal governo di Alexis Tsipras. E il clima di sfiducia monta man mano che cresce l’irritazione di Berlino (Bundesbank in testa) e Bruxelles per le prese di posizione di Varoufakis & C. Può funzionare una federazione così divisa su un tema cruciale come il costo del denaro?

 

Nel momento in cui l’Eurotower vara il suo personale Piano Marshall, che inonderà di ulteriore liquidità il mercato a botte di 60 miliardi al mese, è politicamente giustificabile concedere ancora soldi alla repubblica ellenica, che a quanto pare si starebbe preparando a una mossa disperata come l’uscita dalla moneta unica? La sensazione è che Tsipras e compagni siano ormai isolati.

 

ateniesi pro governo contro austerita non siamo colonia di merkelateniesi pro governo contro austerita non siamo colonia di merkel

Le altri capitali europee pensano a far ripartire le loro economie e non hanno tempo per sostenere le politiche di revisione dei Trattati proposte da Syriza. Proprio quando il costo dell’indebitamento degli Stati comincia ad abbattersi in misura sostenuta liberando risorse per le politiche economiche, Parigi, Roma e Madrid ricordano ai greci che debiti si pagano, che le promesse si mantengono, che le spese sregolate di un Paese non possono ricadere sugli altri condomini del palazzo Europa.

 

Tutte considerazioni valide. Peccato fosse palese fin dal primo giorno dell’accordo raggiunto a fine febbraio all’Eurogruppo che il Paese ellenico non sarebbe riuscito a ripagare 320 miliardi di euro di debiti, avendo un prodotto interno lordo che è quasi la metà di tale esposizione e solo quattro mesi per rimettere in moto l’economia, stanare l’evasione fiscale affidandosi a improvvisate vedette civili e ridare slancio alle privatizzazioni. Fatiche di Ercole improponibili in così poco tempo.

 

tsipras merkeltsipras merkel

La polvere del debito quasi inesigibile è finita sotto il tappeto degli accordi europei e adesso viene presentato il conto a un partner dell’Eurozona che, al netto delle responsabilità (gravissime) dei governi precedenti, viene messo nelle condizioni di essere nuovamente commissariato dalla Troika ovvero di porsi di fatto fuori dall’euro. Non perché Atene ripudi, assieme al suo debito, la moneta unica, ma perché quest’ultima diventa qualcosa di alieno.

 

Magari, per evitare che i mercati guardino più alla Grecia che al Qe, ora ci si metterà una nuova pezza, si concederà un pugno di giorni in più ad Atene e magari nuovi finanziamenti (i famosi 50 miliardi aggiuntivi poi smentiti dalla Commissione Ue). L’alternativa è lasciare la Grecia al suo destino fin quando Francoforte terrà aperto l’ultimo canale di liquidità. Chiuso quel rubinetto, non resterà che il ritorno alla dracma con conseguenze imprevedibili. Anche se Mario Draghi ha ammesso che proprio il Qe sarà un efficace scudo per evitare nuovi contagi: come se desse per probabile una Grexit imminente.

draghi tsiprasdraghi tsipras

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