1- SI SCRIVE OBAMA, SI DEVE LEGGERE MICHELLE: È LEI LA “PADRONA” ALLA CASA BIANCA 2- COME LA “MARITA” HILLARY CLINTON, ECCO UN’ALTRA AMERICANA CHE FA LA PIPÌ IN PIEDI 3- UN LIBRO BOMBASTICO RITRAE UNA PERSONALITÀ FORTISSIMA CHE NON ESITA AD ENTRARE A GAMBA TESA NELL'ATTIVITÀ DI OBAMA, PER PROTEGGERLO DAL CINISMO DI UNO STAFF PRESIDENZIALE DISPOSTO A OGNI COMPROMESSO, ANCHE SUI PRINCIPI, PUR DI VINCERE 4- FIN DALL'INIZIO IL NEMICO NUMERO UNO DELLA TORDELLA DELLA CASA BIANCA È IL CAPO DI GABINETTO RAHM-BO EMANUEL. POTENTE, SFACCIATO, CONSAPEVOLE CHE LA “RIVOLUZIONARIA” RIFORMA SANITARIA, AL PARI DI BILL CLINTON, SI SAREBBE TRASFORMATA NEL BARATRO POLITICO DI OBAMA. RISULTATO: EMANUEL FINÌ SINDACO DI CHICAGO 5- AMORALE DELLA FAVA: SE BARACK FALLIRÀ LA RICONFERMA, ORA SAPETE DI CHI È LA COLPA

1- LA VITA SEGRETA DI MICHELLE OBAMA - È LEI LA "REGISTA" ALLA CASA BIANCA
Massimo Gaggi per Corriere della Sera

L'orto biologico piantato da Michelle Obama nel giardino della Casa Bianca non è stato solo l'atto concepito per dare sostanza a una campagna contro l'obesità infantile che vuole convincere i giovani a tornare ai cibi naturali: è stato anche un gesto politico - il tentativo di aiutare il marito, sotto attacco per una riforma sanitaria mal concepita, con un'iniziativa «salutista» assai più popolare - e, forse, anche una «scelta terapeutica».

Un modo di sfogare, con zappa e rastrello, la frustrazione per la rinuncia a quasi tutte le sue libertà personali e la rabbia nei confronti dei cinici consiglieri del presidente che, a suo modo di vedere, avevano costretto il marito ad abbandonare alcune delle sue idee più nobili e molte promesse fatte durante la campagna del 2008.

PERSONALITA' FORTE - «The Obamas», il libro della giornalista Jodi Kantor che uscirà nelle librerie americane martedì prossimo ma che è stato anticipato ieri dal New York Times , racconta la storia di uno staff presidenziale diviso e a volte maldestro, spesso in conflitto con la First Lady, soprattutto nei primi due anni della presidenza Obama.

Ma, soprattutto, il saggio ritrae una Michelle dalla personalità fortissima sempre in bilico tra i suoi istinti materni - al punto di pensare di non trasferirsi alla Casa Bianca nel gennaio 2009, dopo il giuramento di Barack, per restare a Chicago con le figlie fino alla fine dell'anno scolastico, progetto poi rientrato - e la tentazione di entrare «a gamba tesa» nell'attività della West Wing, l'ala degli uffici governativi della Casa Bianca. Non per interferire nelle scelte politiche del presidente, ma con l'idea di proteggerlo dal cinismo di un team che le sembrava disposto a ogni compromesso, anche sui principi, pur di vincere una battaglia tattica.

EMANUEL E LE FIRST LADY - Fin dall'inizio il nemico numero uno di Michelle è il capo di gabinetto Rahm Emanuel. Potente, sfacciato, abituato a usare un linguaggio molto volgare. Un «ufficiale di collegamento» col Congresso incapace, agli occhi della First Lady, di evitare che quello della riforma sanitaria divenga una sorta di «mercato delle vacche» dal quale l'immagine del presidente esce a pezzi.

Michelle non affronta mai direttamente Rahm, ma incalza il marito. Ed Emanuel, benché furente per queste pressioni di cui viene informato, si tiene alla larga: ha già imparato nella Casa Bianca di Bill Clinton, dove si era scontrato con Hillary, che da uno scontro con una First Lady si esce inevitabilmente ustionati.

LE INTREFERENZE DI RAHM E GIBBS - Quando, nella primavera del 2010, le perplessità sulla riforma sanitaria espresse in privato da Emanuel finiscono sui giornali, il capo di gabinetto offre le dimissioni al presidente che le respinge. Pochi mesi dopo, comunque, Rahm si candida a sindaco di Chicago e, con l'appoggio di Barack, viene eletto.

Insieme a lui esce di scena anche il portavoce Robert Gibbs, altro destinatario dei fulmini di Michelle per i suoi interventi anche nelle scelte della famiglia, come l'abbigliamento o le vacanze. Interferenza legittima perché Gibbs è responsabile dell'immagine presidenziale e anche una scelta personale sbagliata può produrre un danno nella comunicazione non riparabile: il «caso di scuola» è quello del taglio di capelli da 400 dollari che a Bob Edwards, candidato presidenziale nel 2008, è stato rinfacciato all'infinito. Ma Michelle vive questi interventi come interferenze insopportabili.

IL LIBRO E LE POLEMICHE - Il libro susciterà polemiche. La destra probabilmente attaccherà dipingendo Michelle come una «Lady Macbeth» che incombe su un presidente con poca personalità. La sinistra liberal vedrà in lei l'eroina che cerca di salvare l'anima del presidente. La moglie che lo invita a difendere le sue idee anche se può avere un alto costo politico: Susan Sher, ex capo dello staff di lady Obama, racconta all'autrice del libro che «Michelle pensa che perdere un'elezione non sia la cosa più grave che possa capitare: è più importante restare se stessi».

I portavoce della Casa Bianca sono già corsi ai ripari parlando del libro come della «drammatizzazione di notizie già note, mescolate a opinioni personali di una giornalista che ha avuto solo informazioni di seconda mano», visto che non ha parlato né con il presidente né con Michelle. Di rivelazioni clamorose, in effetti, nel libro non ce ne sono. Ma la Kantor, che segue la Casa Bianca da anni, ha intervistato 33 collaboratori del presidente, compreso il suo braccio destro David Axelrod e lo stesso Emanuel.

LE RINUNCE E LE BATTAGLIE - Polemiche a parte, la forza del libro risiede nel ritratto umano e politico di Michelle: l'isolamento del potere, l'impossibilità di tornare a casa a Chicago, di frequentare i vecchi amici, la «torre d'avorio» di Camp David, la tenuta impenetrabile alla curiosità dei giornalisti, ma nella quale la famiglia presidenziale perde il contatto col mondo.

E poi la First Lady che, dopo aver accettato malvolentieri di scendere in campo per aiutare i candidati democratici nelle elezioni di mid term del 2010, ora è pronta a gettarsi nella campagna presidenziale, decisa a spalleggiare Barack in una battaglia che sarà durissima.

2- MICHELLE, LA FIRST LADY DI FERRO CHE PIEGA I CONSIGLIERI DI OBAMA
(Il testo è un adattamento del libro "The Obamas" ©New York Times - La Repubblica - Traduzione Luis E. Moriones)

Michelle Obama, in privato, era furente non solo con il team del presidente, ma anche con suo marito. Nei giorni successivi alla perdita da parte dei democratici del seggio al Senato di Edward Kennedy, nel gennaio del 2010, la first lady non riusciva a spiegarsi come la Casa Bianca avesse potuto farsi sfuggire quel seggio cruciale per far passare la riforma sanitaria del presidente.

Per lei questa perdita dimostrava quel che diceva da tempo: i consiglieri di Barack Obama avevano una visione troppo ristretta e non abbastanza strategica. Obama confidò: «Ha l´impressione che il timone non sia orientato nella direzione giusta». Rahm Emanuel, allora capo di gabinetto della Casa Bianca, ha negato di essersi offeso per l´atteggiamento della signora Obama, ma altri consulenti hanno descritto una situazione sgradevole: un presidente il cui programma rischiava di arenarsi, una first lady che disapprovava l´orientamento preso dalla Casa Bianca e un capo di Gabinetto irritato dalla sua influenza.

La Michelle Obama del gennaio 2012 è una donna esperta, capace di motivare e di affascinare, una campionessa delle cause sicure come l´aiuto alle famiglie dei militari e la lotta all´obesità infantile, una protagonista della politica sempre più attenta, ansiosa di mettere a disposizione la sua popolarità nella campagna per la rielezione del marito.

Le interviste con più di 30 collaboratori passati e attuali, nonché con alcuni tra gli amici più intimi della coppia presidenziale, realizzate per il libro, The Obamas, mostrano però che la sua storia è stata quella prima di una lotta, poi di una svolta e di molte soddisfazioni. La signora Obama è una moglie sempre disposta a sostenere il marito ma spesso ansiosa, che diffida del pensiero politico convenzionale, una figura innovativa che ha sentito in modo acuto le pressioni e le potenzialità dell´essere la prima afroamericana a raggiungere la sua posizione e una first lady che si è impegnata per rendere il proprio ruolo più significativo.

Pur sorprendendo gli americani per il suo calore, il suo fascino e la sua ospitalità fin dagli inizi del mandato, la signora Obama si sentiva molto frustrata. Avvocato, laureata a Harvard, aveva rinunciato alla sua carriera per una posizione che all´inizio le sembrava inutile e aveva tentato di limitare le sue uscite in pubblico; alla Casa Bianca, la difficoltà di coinvolgere la signora Obama in un evento era proverbiale.

Anche l´isolamento della Casa Bianca fu per lei uno shock; all´improvviso si trovava tagliata fuori dalla sua vita e dalle sue abitudini, ed esitava perfino a portare le figlie a scuola per paura di creare un problema. Michelle Obama si trovò spesso al centro di dibattiti interni su come gli Obama dovessero vivere e apparire, viaggiare e ricevere gli ospiti. Come prima first lady afroamericana, voleva che tutto fosse impeccabile; aveva la sensazione che «tutti aspettassero che una donna di colore facesse un errore».

Ma i consiglieri del marito, in particolare l´ex portavoce Robert Gibbs, erano preoccupati che la Casa Bianca potesse apparire insensibile alla rabbia dell´opinione pubblica per la disoccupazione, gli aiuti e le liquidazioni ai banchieri. Il risultato fu un costante e angosciante tira e molla fra la East Wing e la West Wing (nell´ala Ovest della Casa Bianca si trova lo studio del presidente, nell´ala Est l´abitazione, ndt) sulle vacanze, l´arredamento, i ricevimenti e perfino su questioni trascurabili come annunciare o meno l´assunzione di un nuovo fioraio.

La first lady, per quanto inesperta, identificava però presto i problemi. Fin dall´inizio, si preoccupò che la Casa Bianca presentasse all´opinione pubblica un resoconto chiaro e convincente delle attività del presidente. Voleva contribuire a promuovere la riforma sanitaria nella primavera del 2009. «Trovate il modo di usarmi in modo efficace», disse ai suoi collaboratori. Ma la maggior parte dei consulenti della West Wing non tenne conto della sua disponibilità.

La tensione nei rapporti tra l´ala Est e l´ala Ovest rimase un problema velato finché, nel settembre del 2010, la situazione esplose. La mattina del 16 settembre, Gibbs stava leggendo le notizie quando un articolo lo fece trasalire: secondo un libro pubblicato in Francia, Michelle Obama aveva detto a Carla Bruni-Sarkozy, che vivere alla Casa Bianca era «un inferno».

Gibbs cercò per ore di replicare all´articolo, convincendo l´Eliseo a pubblicare una smentita. A mezzogiorno, il potenziale disastro era scongiurato. Ma alla riunione delle 7:30 convocata il giorno dopo da Emanuel, Jarrett disse che la first lady era preoccupata per la risposta della Casa Bianca al libro. Gibbs mandò a quel paese la first lady, mentre i colleghi abbassavano gli occhi scandalizzati, e se ne andò.

Ormai, la traiettoria di Michelle Obama alla Casa Bianca stava cambiando. Stava poco a poco ridefinendo quel ruolo che le era sembrato inutile, lo stava facendo suo. A volte il suo lavoro le sembrava una risposta in miniatura a ciò che andava male con la presidenza. Se la riforma sanitaria di suo marito era impopolare, lei si lanciava in una campagna sull´alimentazione e sull´attività fisica, che in fondo aveva lo stesso obiettivo: migliorare le condizioni di salute, abbassando i costi. Se suo marito non comunicava con il pubblico, lei lo conquistava con discorsi vibranti.

La sua popolarità, con il calo di consenso di suo marito, le dava più leva di quanta non ne avesse all´inizio del mandato. Un incontro nello Studio ovale alcune settimane prima delle elezioni di mediotermine del 2010, confermò il cambiamento della sua posizione. I membri dello staff del presidente presentarono uno per uno agli Obama argomenti e statistiche su come la first lady avrebbe potuto contribuire a raccogliere voti.

Ora che suo marito si trova ad affrontare una dura battaglia per la sua rielezione, la sua insicurezza è svanita: è pronta a impegnarsi in modo totale, ha detto ai suoi collaboratori. Se Michelle Obama ha avuto a volte un ruolo critico dall´interno, è anche la più determinata sostenitrice di suo marito.

Pur continuando a evitare di entrare nei dettagli politici o in discussioni strategiche, ha oggi il ruolo che cercava nell´amplificare il messaggio del presidente. "La vedo più rilassata di quanto non l´abbia mai vista da quando lui si è candidato alla presidenza, e questa è un´ottima cosa", ha detto David Axelrod.

 

 

BARACK E MICHELLE OBAMAMICHELLE OBAMAMICHELLE OBAMAMICHELLE OBAMA E DUCHESSA KATEBARACK E MICHELLE OBAMAObama con la madre al suo matrimonio con Michelle MICHELLE OBAMA BALLA capt c d dc cba c c c c d dc cba c c c Hillary Clinton e Michelle Obamamichelle obama scimmiamichelle obama svacanza in spagnaLIBRO MICHELLE OBAMACARLA BRUNI MICHELLE OBAMA MICHELLE OBAMAMICHELLE OBAMA CON ADDOSSO GIOIELLI DA 40 MILA $MICHELLE OBAMA SCAPPA DALL OBESITA INFANTILE MICHELLE OBAMABERLUSCONI-MICHELLE-OBAMAMICHELLE OBAMAMichelle Obama PettinatureMichelle Obama Afromichelle obama su Vogue

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO

niaf francesco rocca daniela santanche arianna meloni claudia conte zampolli peronaci

DAGOREPORT: METTI UNA SERA A CENA…I FRATELLI D’AMERICA! -SEMBRAVA DI ESSERE IN UN FILM DEI VANZINA AL GRAN GALA DEL NIAF, 2180 INVITATI, 218 TAVOLI DA 150MILA DOLLARI OGNUNO, OCCUPATI DAI BOSS DELLE PARTECIPATE DI "PA-FAZZO CHIGI" (DONNARUMMA, CATTANEO, FOLGIERO, ETC.), JOHN ELKANN CHE HA TRASFORMATO IL GIARDINO DELL'AMBASCIATA IN UN AUTOSALONE (TRA MASERATI E FERRARI, TRONEGGIAVA UN TRATTORE!), FINANZIERI VARI E DE LAURENTIIS, IL GOVERNATORE ROCCA E SANTANCHÉ - CAUSA SHUTDOWN DEL GOVERNO USA, NON C'ERA ALCUN TIRAPIEDI DI TRUMP: DELUSI COLORO CHE SOGNAVANO, ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO, DI BANCHETTARE CON SUA MAESTÀ "THE DONALD" E LA SUA "RAGAZZA PONPON" GIORGIA MELONI - QUELLI DEL NIAF HANNO "COPERTO" IL BUCO DELLE AUGUSTE PRESENZE INVITANDO ARIANNA MELONI, UNICO SEGRETARIO POLITICO PRESENTE, CHE HA COSÌ RICEVUTO IL SUO BATTESIMO NELL'AGONE INTERNAZIONALE - NON POTEVA MANCARE L’ONNIPRESENTE CLAUDIA CONTE CHE SI È FATTA RITRARRE INSIEME ALL’AMBASCIATORE PERONACI, GIA’ CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI PIANTEDOSI, E A QUEL MARPIONE DI PAOLO ZAMPOLLI, INVIATO SPECIALE DI TRUMP - LA PASTA SCOTTA E L’ESIBIZIONE DEL PREZZEMOLONE BOCELLI - VIDEO

matteo salvini alberto stefani luca zaia

DAGOREPORT - LUCA ZAIA MINACCIAVA DI DIVENTARE UN SERIO “PROBLEMA” PER MATTEO SALVINI E FORSE LO SARÀ: NON POTENDO IL “DOGE”, PER ORDINE DI SALVINI IN COMBUTTA CON MELONI, GUIDARE UNA LISTA A SUO NOME, UNA VOLTA SBATTUTO A CAPOLISTA IL SUO ENTUSIASMO POTREBBE SCEMARE E LA LEGA IN VENETO CORRE IL RISCHIO DI UN SORPASSO DI FRATELLI D'ITALIA - EVENTUALITA' CHE METTEREBBE DI NUOVO IN DISCUSSIONE LA LEADERSHIP DEL "CAPITONE" - I RAS LOCALI HANNO CRITICATO PER ANNI SALVINI, SENZA MAI AVERE IL CORAGGIO DI SFIDUCIARLO. QUESTA VOLTA, TRA UN VANNACCI CHE SI PRENDE I PIENI POTERI NEL PARTITO E I MALUMORI PER LA "CESSIONE" DELLA LOMBARDIA A FDI, UN FLOP IN VENETO POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO - SE SALVINI NON RIDE IN VENETO, ELLY SCHLEIN POTREBBE PIANGERE IN CAMPANIA: IL GRILLONZO ROBERTO FICO NON ENTUSIASMA E FA INCAZZARE DE LUCA CON LE SUE LEZIONCINE ETICHE SUI CANDIDATI. TANT'E' CHE TRA I FEDELISSIMI DI DON VICIENZO È PARTITO IL FUGGI FUGGI VERSO LE SIRENE DELLA DESTRA DI POTERE...