1- STRAGE DI TOLOSA, LA PIÙ COLOSSALE CACCIA ALL'UOMO VISTA IN FRANCIA DA DECENNI 2- L'ASSASSINO DI TRE BAMBINI E UN RABBINO E’ UNO DEI TRE PARACADUTISTI DEL 17° REGGIMENTO, ESPULSI DALL'ESERCITO FRANCESE DOPO CHE NEL 2008 VENNE FUORI LA LORO IGNOBILE FOTO SCATTATA IN UNA STANZA DELLA CASERMA DI MONTAUBAN, AVVOLTI NELLA BANDIERA CON LA SVASTICA, BRACCIO TESO NEL SALUTO NAZISTA, I CRANI RASATI 3- IL KILLER AVEVA UNA TELECAMERA LEGATA AL COLLO PER RIPRENDERE IN DIRETTA LA STRAGE 4- IL “CUORE NERO” DELLA FRANCIA. ”QUESTO È UNO DEI PAESI PIÙ PERICOLOSI DEL MONDO LIBERO PER GLI EBREI”, ACCUSA IL RAPPORTO 2010 DELL’AGENZIA EBRAICA SULL’ANTISEMITISMO, CANCRO ANTICO NELLA TERRA DELL’ESAGONO, UN MALANNO CHE RIBOLLE DI ODIO SECOLARE, CRESCE NELLA FOLLIA DELLA DESTRA ESTREMA E TROVA LINFA ANCHE NELLO SCONTRO ETNICO E RELIGIOSO CHE SI SPRIGIONA DALLE INTRANSIGENZE DI UNA MINORANZA VIOLENTA DELLA NUMEROSA COMUNITÀ ARABO-MUSULMANA

1 - STESSO CALIBRO, STESSA TECNICA CACCIA AI PARÀ NEONAZISTI
Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

Gli elicotteri sorvolano per ore Tolosa e i suoi dintorni, migliaia di agenti fanno controlli sui treni e fermano le auto nelle centinaia di posti di blocco, nessuna pista è ufficialmente privilegiata ma all'interno della più colossale caccia all'uomo vista in Francia da decenni ci sono i primi singoli ricercati: tre paracadutisti del 17° reggimento, commilitoni dei soldati uccisi nei giorni scorsi, espulsi dall'esercito francese dopo che nel 2008 venne fuori la loro ignobile foto scattata in una stanza della caserma di Montauban.

Erano avvolti nella bandiera con la svastica, braccio teso nel saluto nazista, i crani rasati.
Nei giorni scorsi, quelli degli assalti ai quattro soldati tutti di origine straniera - tre maghrebini e un antillese - della macchia neonazista si è parlato poco, le gerarchie militari della caserma di Montauban hanno preferito alludere genericamente a un pazzo o alla criminalità comune.

Ora torna in superficie una vicenda gravissima capitata quattro anni fa nello stesso reggimento. Il soldato di origine algerina che denunciò i compagni per mesi non venne ascoltato dai superiori, che cercarono di mettere a tacere lo scandalo. Solo dopo che Djamal Benserhir si rivolse al Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia) e al Mrap (Movimento contro il razzismo e per l'amicizia tra i popoli) le sue parole ebbero delle conseguenze.

I tre paracadutisti neonazisti vennero allontanati dall'arma, ma anche lui finì con il lasciare la carriera militare. A gettare sul 17° reggimento un disonore che oggi pochi vogliono ricordare fu quella foto con la svastica, e le esitazioni delle alte cariche.

Oggi i tre ex soldati neonazisti sono ricercati perché almeno uno di loro potrebbe essere abbastanza razzista, abbastanza addestrato, abbastanza pazzo vendicativo per uccidere in otto giorni sette cittadini francesi a suo giudizio non abbastanza tali: gli ebrei davanti alla scuola e i tre ex commilitoni, di origine nordafricana come l'uomo da cui fu denunciato. L'orrore di questi giorni potrebbe essere quindi la paranoica vendetta di un neonazista - infuriato con il reggimento che lo allontanò - contro gli ex commilitoni di origine straniera e, in un' escalation di delirio razzista, contro gli eterni nemici ebrei.

Nel 2008 Aziz Zemouri, un giornalista oggi a Le Point, intervistò il ragazzo che aveva avuto il coraggio di insorgere contro il razzismo diffuso in uno dei reparti migliori dell'esercito francese. «Ho sempre raccolto ottimi giudizi - raccontò Djamal Benserhir - sono arrivato terzo nel mio corso, su cinquanta.

Ma a un certo punto hanno cominciato a boicottarmi. Tutto è cominciato quando il gruppo che guidavo è partito per la Costa d'Avorio, e io sono rimasto in caserma. Ho protestato finché un compagno mi ha spiegato che certi elementi si riunivano per fare il saluto nazista e che il capitano li copriva. Ho cercato di saperne di più, ho trovato le foto e notato i tatuaggi nascosti dei miei colleghi: per esempio, l'aquila del Terzo Reich».

La gerarchia a Montauban ha tardato a reagire alle denunce di Benserhir, e dal ministero della Difesa a Parigi è arrivata una lettera nella quale si attribuivano al paracadutista di origine algerina «instabilità emozionali».

Alla fine lo scandalo è scoppiato quando la foto con il saluto nazista è stata pubblicata dal Canard enchaîné. Un altro paracadutista di origine araba, Mehdi, raccontò di una serata in Kosovo durante la quale i compagni ubriachi salirono sui tavoli urlando slogan nazisti e facendo il saluto a braccio teso, e raccontò che gli armadietti di molti avevano attaccati volantini e manifesti di propaganda nazista.

I tre neonazisti vennero degradati e infine espulsi dall'arma, Benserhir convinto a lasciare il reggimento e a cercare una nuova carriera nel settore privato. Gli inquirenti, guidati a Tolosa dal procuratore Michel Valet, si sono già interessati all'ambiente militare sabato scorso, quando hanno eseguito un primo fermo a carico di un paracadutista, rilasciato poche ore dopo perché dotato di un alibi convincente. E anche la strage di ieri mattina sembra confermare che l'assassino sia un ex soldato.

«È qualcuno che agisce secondo una mentalità militare, di totale dissociazione tra il dovere a cui si sente chiamato e la realtà che lo circonda», dice il criminologo Laurent Montet che sta collaborando in queste ore con la polizia. Montet ha visto i video delle telecamere di sorveglianza e descrive così il killer: «Agiva con grande controllo della situazione e, in particolare quando ha sparato alla bambina, dava l'impressione di sentirsi un giustiziere, un anti-eroe che dà alle sue vittime quel che si meritano.

Per la prima volta però, dopo l'estrema lucidità degli agguati ai paracadutisti, comincia a perdere precisione. Ha cominciato l'assalto alla scuola sparando nel mucchio. Se la polizia non lo trova prima, dobbiamo aspettarci altri assalti, sempre meno preparati».

Gli inquirenti confermano che tutte le azioni sono state condotte da un uomo addestrato in modo militare, abile con le armi, dotato per esempio del riflesso di pulire il caricatore vuoto dalle tracce di dna, e capace di colpire sempre alla testa delle vittime; nel caso di uno dei paracadutisti, girandolo una volta già a terra per finirlo con due colpi alla fronte.

Un altro elemento a disposizione è un possibile contatto via Internet: la prima vittima uccisa l'11 marzo, Imad Ibn-Ziaten, sarebbe stato attirato sul luogo dell'agguato dopo un inizio di trattativa in Rete per comprare una motocicletta, e decine di agenti stanno cercando di usare eventuali tracce lasciate online.

L'altra pista possibile è legata al terrorismo islamico: l'omicida vorrebbe in quel caso punire i soldati maghrebini per avere «tradito» la causa servendo nell'esercito francese impegnato in Afghanistan, e poi in un crescendo di odio si sarebbe rivolto contro i tradizionali nemici ebrei. Ma è una ipotesi debole: solo una delle vittime era reduce dall'Afghanistan. Nelle prossime ore almeno uno dei neonazisti potrebbe essere catturato, o indotto ad andare a raccontare quel che sa.

2- "IL KILLER AVEVA UNA TELECAMERA AL COLLO"
Da "Repubblica.it"

In una Francia sotto choc dopo l'assalto alla scuola ebraica di Tolosa 1 che ha provocato la morte di tre bambini ed un rabbino si è scatenata una vera e propria caccia all'uomo per assicurare alla giustizia il killer autore della strage. Centotrenta ufficiali di polizia giudiziaria e degli esperti di profili psicologici della polizia scientifica sono sulle tracce dell'uomo su uno scooter rubato che ha sparato alla scuola Ozar Hatorah.

La pista che si segue è quella del neonazismo dopo che in un primo momento si era pensato ad un attacco di matrice islamista. In particolare gli inquirenti hanno collegato il terribile attacco di ieri ad un agguato contro tre paracadutisti di origine magrebina ammazzati per strada a sangue freddo la settimana scorsa. E questo ha spinto gli inquirenti a collegare i fatti con la cacciata di tre parà dal reggimento di Tolosa nel 2008.

Alcune somiglianze - muscoli, tatuaggi, abilità con le armi, sangue freddo - hanno spinto le indagini in questa direzione. L'ipotesi è che possa trattarsi di una sorta di "vendetta" di almeno uno del gruppo, ma al momento non c'è altro. Le altre carte in mano alla polizia, ai gendarmi, ai corpi speciali, all'antiterrorismo - in tutto migliaia di uomini e donne - sono le immagini registrate dalla videocamera di sorveglianza piazzata nel cortile della scuola. Quelle immagini terribili le ha viste Nicole Yardeni, rappresentante locale della Comunità ebraica francese, che ha raccontato poi tutto il suo orrore.

Intanto dall'esame delle testimonianze è emersa un altro aspetto inquietante: l'autore della strage aveva una telecamera legata al collo probabilmente per riprendere in diretta l'orrore che stava provocando. Lo ha rivelato il ministro dell'Interno, Claude Gueant, in un'intervista a radio Europe 1: "Per ora continuiamo a lavorare, ma allo stato attuale non sappiamo chi sia - ha detto Gueant - . Un testimone a visto una telecamera intorno al collo". Oggi alle 11 tutte le scuole del Paese si fermeranno per un minuto di silenzio in memoria delle vittime.

 

3 - IL CUORE NERO DELL'ODIO RESISTE NELLA RÉPUBLIQUE
Marco Zatterin per "la Stampa"

Il fragore del «cuore nero» della Francia che batte brutale oggi è quello delle due pistole che hanno portato la morte davanti alla scuola media ebraica di Tolosa. «Questo è uno dei Paesi più pericolosi del mondo libero per gli ebrei», accusa il rapporto 2010 dell'Agenzia ebraica sull'antisemitismo, cancro antico nella terra dell'Esagono, un malanno che ribolle di odio secolare, cresce nella follia della destra estrema e trova linfa anche nello scontro etnico e religioso che si sprigiona dalle intransigenze di una minoranza violenta della numerosa comunità arabo-musulmana.

E' un popolo da oltre mezzo milione di anime, quello della stella di David nella République, contro il quale si abbattono le tensioni irrisolte in tempi e terre lontane.

Scorrono davanti agli occhi le immagini dell'Olocausto che non finisce, colpisce un singolo dopo l'altro, e ripresenta una sfida dolorosa. In Francia si incrociano tre forme di antisemitismo che germogliano nel nazionalismo arabo, nell'estrema destra titillata dai lepeniani, nella sinistra radicale antimondialista. Un tempo si manifestava negli assalti dimostrativi alle sinagoghe, adesso è diventata battaglia seriale, un tremito rumoroso che scuote le coscienza dell'Europa e raccoglie condanne, genera orrore ma anche paura di contagio.

La cronaca gronda sangue. Gli ultimi colpi sono stati inferti nel nome della mezzaluna. Si ricorda Ilan Halimi, il 23enne rapito e ucciso nel 2006 da quella che la stampa presentò come la «banda dei barbari», un gruppo di estremisti il cui capo Youssouf Fofana - arrivato alla sbarra - proclamo che «Tutti gli ebrei del mondo sono miei nemici!». Nel 2003 era toccata a Sebastien Selam, un dj di Parigi. Fu assalito mentre andava al lavoro; gli tagliarono la gola da orecchio a orecchio. Quella stessa sera, e sempre a Parigi, una donna ebrea veniva assassinata, davanti alla figlia. Ancora da fanatici musulmani.

I giornali sottolinearono la violenza degli episodi e, allo stesso tempo, ci fu chi ebbe modo di denunciare una certa sensazione di indifferenza nell'opinione pubblica, apparsa distratta al di là delle dichiarazioni di condanna. C'è paura del peggio. Attacchi così precisi e studiati come quello di ieri non se ne vedevano dal 1982, quando un raid a un ristorante parigino provocò sei morti e 22 feriti. Roba paramilitare, si comincia a pensare.

E' storia vecchia, fanno notare gli osservatori: «C'è sempre stata». Già il primo socialismo rivoluzionario di Pierre-Joseph Proudhon esponeva una venatura antigiudaica, talora addirittura antisemita. Non era poi una prerogativa della sinistra, a fine ‘800 lo si capì bene con l'affare Dreyfus, l'ufficiale di artiglieria accusato di alto tradimento, radiato e poi riabilitato pienamente nel 1906. Era l'avanguardia di un nazionalismo cieco che nella seconda metà del XIX secolo si era manifestato contro le minoranze etniche e religiose. Ne avevano fatto le spese gli immigrati, anche gli italiani. E gli ebrei.

Emergono ancora dalla cronache francesi le immagini dei cimiteri profanati, le svastiche sulle stelle di David a Strasburgo e altrove. E' il neonazismo che ha sempre trovato zolle fertile nella destra francese. Una minaccia che pareva contenibile, sino a quando si è trovata a specchiarsi con la rabbia violenta e assassina di una minoranza della comunità islamica. Il Paese che la rivoluzione aveva fatto libero, uguale, fraterno, aveva saputo anche accogliere a braccia aperte gli ebrei della diaspora, quelli di Salonicco e dell'Europa centrale, in queste ore fa tremare chi si sente a pieno titolo cittadino della République e ne accetta gli insegnamenti.

E' dal Duemila, dopo la seconda Intifada, che le cose hanno cominciato a peggiorare. Nell'emarginazione della banlieue cova la rabbia per il nemico israelita. Colpisce quando diventa follia, sempre più frequente. Qualche insegnante di religione ebraica a Parigi si confessa «preoccupato», l'accaduto costringerà «a non mostrarsi, a non esibire segni religiosi».

Da Bruxelles, la Conferenza dei rabbini europei rileva che i fatti di Tolosa sono «indicativi di una società dove all'intolleranza è consentito di spargere i suoi veleni». Si paventa che il peggio non sia ancora venuto. Forse sono neonazisti. Forse no. Il dubbio turba il «Paese più pericoloso del mondo libero per gli ebrei». E non solo.

 

UNA COLT USATA PER LA STRAGE NELLA SCUOLA A TOLOSA Veduta del College et Licee OZar Hatorah di Tolosa jpegVeduta del College et Licee OZar Hatorah di Tolosa jpegIL SERGENTE IMAD INB ZIATEN UCCISO IN PIENO GIORNO ATTACCHI AGLI EBREI IN FRANCIA STRAGE ALLAEROPORTO DI PARIGI ATTACCHI AGLI EBREI IN FRANCIA INCENDIO A MARSIGLIA STRAGE DI TOLOSA GLI INTERNI DELLA SCUOLA jpegNEONAZI DEL GRUPPO JEUNESSES NATIONALISTES REVOLUTIONNAIRES jpegNEONAZI DEL GRUPPO JEUNESSES NATIONALISTES REVOLUTIONNAIRES jpegMILIZIE NEONAZI FRANCESI I TRE PARA FRANCESI CHE POTREBBERO ESSERE LEGATI AGLI OMICIDI STRAGE DI TOLOSA LA SINAGOGA DELLA SCUOLA jpegATTACCHI AGLI EBREI IN FRANCIA ATTENTATO A PARIGI

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