1. TUTTI UNITI CONTRO LA MINISTRA DEI LIGRESTI: “LA REPUBBLICA” DÀ IL COLPO DI GRAZIA AL GOVERNINO LETTA-ALFANO-NAPOLITANO. EZIO MAURO IN PRIMA PAGINA CHIEDE LE DIMISSIONI DELLA CANCELLIERI: “HA IMBARAZZATO LE ISTITUZIONI, TRAGGA LE CONSEGUENZE” 2. LETTA PUÒ RESTARE ASSERRAGLIATO A PALAZZO CHIGI CONTRO IL PARTITO-REPUBBLICA? 3. DALL’INQUILINO ALFANO AL SALTO-DEL-QUA-QUA-GLIARIELLO: I CORAZZIERI PIDIELLINI PROVANO A DIFENDERE LA MINISTRA DI NAPOLITAMO, MA “IL GIORNALE” LA AFFONDA. SALLUSTI: “LE PRESSIONI SUI FUNZIONARI DELLO STATO VALGONO SOLO PER BERLUSCONI? LUI CONDANNATO PER IL CASO RUBY, LA MINISTRA DELL’INGIUSTIZIA NEANCHE INDAGATA” 4. I RAPPORTI DECENNALI DELLA VICEPREFETTO CANCELLIERI COI LIGRESTO’S: NEGLI ANNI ’80 FACEVA LE PUBBLICHE RELAZIONI PER LA FAMIGLIA DI DON SALVATORE, GIÀ INDAGATO 5. L’IRA FURIOSA DI LELLA FRAGNI, COMPAGNA DI DON SALVATORE LIGRESTI, CONTRO L’INGRATA AMICA CANCELLIERI, CHE POI SI FA PERDONARE: “MA NON TI VERGOGNI DI FARTI VEDERE ADESSO? MA CHE TU SEI LÌ PERCHÉ TI CI HA MESSO QUESTA PERSONA!”

1. LE CONSEGUENZE 

Da "La Repubblica"


Annamaria Cancellieri nega interferenze sul caso Ligresti. Ma non spiega la contraddizione di un ministro della Giustizia che subito dopo un arresto telefona in famiglia per dare "solidarietà". Da quella telefonata nascerà una richiesta d`aiuto dei Ligresti: "faccia qualcosa". Da qui la segnalazione da parte del ministro al Dap.

E infine l` sms di Antonino Ligresti che chiede conto al ministro: "Novità"? E la pronta risposta: "Ho fatto la segnalazione". C`è una sola cosa che la Cancellieri non ha mai detto davanti alle richieste dei Ligresti, la più semplice: sono il Guardasigilli, ho dei doveri di Stato. Questa mancanza e quella premura imbarazzano le istituzioni. Il ministro ne tragga le conseguenze.

2. GRAZIATA LA MINISTRA
Alessandro Sallusti pder Il Giornale

La notizia è la seguente. Si scopre che un autorevole membro di governo (la ministra della Giustizia Anna Maria Cancellieri) ha telefonato a funzionari di Stato (ispettori del ministero) per perorare la scarcerazione di una donna (Giulia Ligresti) che si trova in stato di detenzione a Torino; donna che la ministra conosce personalmente molto bene, essendo lei amica di famiglia dei Ligresti, che tra l'altro sono datori di lavoro di suo figlio (di recente liquidato con buona uscita di oltre due milioni).

Pochi giorni dopo l`intervento ministeriale, la signora Ligresti viene scarcerata e ieri, a cose note, la Procura di Torino si è affrettata a fare sapere che tutto è avvenuto nel rispetto delle leggi con tanto di diffida a sostenere un nesso tra i due fatti (pressioni-scarcerazione). La pratica viene definita dagli interessati come un legittimo e innocuo «intervento umanitario», vista la particolare situazione fisica e psicologica della detenuta.

Bene, siamo d`accordo, mai interferenza - legittima o no a norma di legge o di opportunità non importa - fu più benedetta e ricordo che a suo tempo, era agosto, facemmo anche noi una campagna per mettere fine alla barbara detenzione preventiva di Giulia Ligresti.

Ma ci chiediamo, alla luce di tutto questo: perché se un autorevole esponente di governo (Silvio Berlusconi) telefona a funzionari di Stato (dirigenti della Questura di Milano) per perorare l`affidamento a norma di legge di una donna (Ruby) che lui conosceva e che si trovava in stato di fermo, si becca sette anni di carcere?

E perché, in questo caso, i funzionari pubblici che hanno sostenuto che tutto è avvenuto a norma di legge sono finiti sotto inchiesta per falsa testimonianza? La parola di un poliziotto di Milano vale meno di quella di un pm di Torino? Azzardiamo delle risposte. La Cancellieri ha commesso un reato, ma, a differenza di Berlusconi, la passa liscia perché ha sempre difeso l`operato dei magistrati.

Oppure. Ha commesso reato, ma ha lo scudo di essere stata ministra prima di Monti (agli Interni) e poi di Letta, due governi ferocemente and berlusconiani che si sono rifiutati di affrontare la riforma della giustizia. O ancora. Come Berlusconi, non ha commesso alcun reato, solo che lei non è Berlusconi e quindi giustamente la sfanga.

Qualsiasi sia la risposta giusta, fate voi, siamo di fronte alla prova inconfutabile che in Italia la giustizia è marcia fino al midollo, esercitata spesso da criminali che per di più ci prendono peri fondelli. Vero, caro ministro dell`Ingiustizia?


3. LO SFOGO DELLA COMPAGNA DI LIGRESTI: "TU SEI LI' PERCHE' TI CI HA MESSO QUALCUNO"
Dall'articolo di Gianni Barbacetto e Gaia Scacciavillani per "Il Fatto Quotidiano"


Alle 16:42 di quel 17 luglio, Cancellieri chiama da un numero fisso del ministero della Giustizia il cellulare (intercettato) di Gabriella Fragni, la compagna di don Salvatore. "Lella, sono Anna Maria. Io sono mesi che ti voglio telefonare per dirti che ti voglio bene... Guarda, tu non lo puoi immaginare... ti voglio bene da morire". Gabriella si commuove, piange: "È stata la fine del mondo... E poi tutto sommato lui non se lo merita... Non è che non ammetto che abbia fatto errori, Anna Maria, ma per l`amor di Dio...".

Cancellieri: "Senti, non è giusto, non è giusto, lo so... povero figlio, lo so, me l`hanno detto, me l`hanno detto... Comunque guarda: qualsiasi cosa io possa fare, conta su di me, non lo so cosa possa fare, però guarda son veramente dispiaciuta". Gabriella continua a piangere. Cancellieri tenta di consolarla: "Io non so se e quando mai rientrerò a Milano, ma appena riesco... ti vengo subito a trovare. Però qualsiasi cosa, veramente, con tutto l`affetto di sempre, guarda...".

Gabriella, rincuorata: "Va bene, va bene. Quando vieni t`aspetto". "Ma se tu vieni a Roma", conclude il ministro, "proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti, guarda. Non è giusto, guarda, non è giusto". Il giorno dopo, 18 luglio, alle 8.22, Gabriella Fragni chiama sua figlia. E dice cose pesanti. "Ieri ho avuto una telefonata che poi ti dirò. Gli ho detto: ma non ti vergogni di farti vedere adesso? Ma che tu sei lì perché ti ci ha messo questa persona. Ecco capito? Ah, son dispiaciuta... No, non si è dispiaciuti! Sono stati capaci di mangiare tutti...".

A chi si riferisce? È il pm che l`interroga, Marco Gianoglio, a farle notare che l`espressione "Son dispiaciuta" era stata usata proprio il giorno prima da Anna Maria Cancellieri. Gabriella replica: "La mia è stata un`espressione generica e non so a chi potesse essere riferita". Il pm incalza: visto che lei ha detto che Ligresti "ha aiutato tante persone, un aiuto potrebbe essere stato dato anche ad Anna Maria Cancellieri".

Risposta: "Non so proprio". Il pm insiste. Che cosa vogliono dire le sue affermazioni: "Sai cos`erano. Capaci di chiedere tutti... che potrei fare i nomi... hanno mangiato tutti". Gabriella cerca di spiegare: "Era solo uno sfogo con mia figlia, non mi riferivo a persone in particolare".

4. ANNI OTTANTA: QUANDO LA CANCELLIERI FACEVA LE PR PER LA FAMIGLIA LIGRESTI
Da "Il Fatto Quotidiano"


Il rapporto di Anna Maria Cancellieri con la famiglia Ligresti è antico. Tanto che già nel 1987 è protagonista di uno strano incontro raccontato nell`ottobre di quell`anno dal mensile Società civile. Salvatore Ligresti nel 1986 era stato coinvolto a Milano nello "scandalo delle aree d`oro".

Quando anche il Giornale di Indro Montanelli comincia a scriverne, don Salvatore fa arrivare la sua protesta nella redazione di via Negri. Il cronista che seguiva la vicenda, Federico Bianchessi, viene allora incaricato di andare a sentire che cosa avevano da dire i Ligresti. Bianchessi si presenta all`appuntamento concordato, presso la clinica Città di Milano, allora proprietà di Antonino Ligresti, fratello di Salvatore.

E trova una sorpresa: ad attenderlo c`è Anna Maria Peluso, cioè la Cancellieri, che allora si faceva chiamare con il cognome del marito ed era viceprefetto e capo ufficio stampa della Prefettura di Milano. È lei a fare gli onori di casa, accoglie Bianchessi e lo accompagna in una sala dove assiste all`incontro con Antonino Ligresti. Un lungo monologo in cui il direttore della clinica sostiene che il fratello Salvatore è un benefattore della città di Milano e proprio non si merita il trattamento che la stampa gli sta accordando.

È vittima di una campagna che, oltre a gettare discredito su una persona buona, manda in rovina centinaia di lavoratori a causa del blocco dei cantieri causato dagli interventi dei magistrati. Il cronista ascolta, prende atto, saluta e se ne va. Resta invece il mistero dell`amica silenziosa: che cosa ci faceva il viceprefetto in quella stanza? Quali garanzie intendeva offrire con la sua presenza?

Interpellata allora (autunno 1987) da chi scrive, la dottoressa Peluso ammette: "Non posso che confermare, dato che l`incontro tra il cronista e il fratello di Ligresti è realmente avvenuto, su richiesta del Giornale di Montanelli. La mia presenza però è stata casuale. Con Antonino Ligresti ho un`amicizia ventennale, e mi trovavo alla sua clinica per altri motivi. Sono cose che capitano, a quell`incontro non ho detto una parola, chi mi conosce sa che non ho mai usato il mio ufficio per qualcosa di diverso dagli interessi dell`ufficio".

Della vicenda viene a conoscenza anche il consigliere comunale Basilio Rizzo, molto attivo nella denuncia dello scandalo delle aree d`oro, che chiede spiegazioni al prefetto di allora, Vincenzo Vicari: è a conoscenza del fatto che un funzionario del suo ufficio ha presenziato a un incontro tra il cronista di un quotidiano cittadino e il fratello del costruttore sotto inchiesta Salvatore Ligresti? "Non ne so nulla", risponde Vicari. "Se è successo, il funzionario in questione potrebbe essere la dottoressa Peluso, amica di famiglia dei Ligresti". 
(G. Barb.)

 

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