EGITTO, DALLA PADELLA DI MUBARAK ALLA BRACE DELL’ESERCITO - AL CAIRO UCCISI 40 MANIFESTANTI CHE PROTESTAVANO CONTRO L’ESERCITO AL POTERE - APPELLO DI 35 MOVIMENTI E PARTITI: “DOMANI A MILIONI IN PIAZZA TAHRIR” - IL MINISTERO DELL’INTERNO, RESPONSABILE DELLA STRAGE: “DISORDINI PROVOCATI DA DELINQUENTI COMUNI” - A UNA SETTIMANA DALLE ELEZIONI, È FINITA LA RIVOLUZIONE DEI GIOVANI: È SOLO UNA SPARTIZIONE DI POTERE TRA MILITARI E MUSULMANI, AMBEDUE AFFAMATI DI POTERE…

1 - BILANCIO MORTI SALE A OLTRE 40, MANCANO BARE...
(ANSA) - Il bilancio degli scontri di piazza Tahrir sale a oltre 40 morti. Lo ha detto una fonte dell'obitorio del Cairo, chiedendo l'anonimato.''Stiamo cercando auto e di bare, perche' non ne abbiamo abbastanza'', ha aggiunto un'altra fonte mentre un medico, Mona Mina, ha riferito di aver visto almeno 15 vittime uccise con colpi d'arma da fuoco.

2 - ATTIVISTI MOBILITATI, SCUDO UMANO A TAHRIR PER DIFENDERE MANIFESTANTI...
(Adnkronos/Aki) - ''Gli attivisti di 35 partiti e movimenti egiziani stanno convergendo verso piazza Tahrir, al Cairo'', per creare uno ''scudo umano a difesa dei manifestanti'' coinvolti nelle ultime ore negli scontri con le forze di sicurezza. Lo annuncia ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL, Mohamed El-Beltagy, esponente del partito Liberta' e giustizia dei Fratelli Musulmani, che parla a nome degli attivisti dei 35 gruppi.

''La colpa degli ultimi scontri - afferma El-Beltagy - e' tutta delle forze di sicurezza perche' sono stati gli agenti ad attaccare per primi, sabato scorso, i manifestanti'', riuniti a piazza Tahrir per un sit-in contro il Consiglio supremo delle Forze armate al potere da meta' febbraio. Gli attivisti che si stanno mobilitando per formare lo ''scudo umano'' appartengono ai 35 partiti e movimenti che hanno indetto per domani una manifestazione al Cairo contro i militari al potere. I promotori dell'iniziativa sperano nella partecipazione di ''milioni'' di persone.

3 - SCONTRI AL CAIRO, ATTIVISTI DENUNCIANO MINISTRI INTERNI E INFORMAZIONE...
(Adnkronos/Aki) - I militanti di 35 partiti e movimenti egiziani hanno presentato una denuncia alla Procura generale del Cairo contro il ministro dell'Interno, Mansour Essawy, e il ministro dell'Informazione, Osama Heikal, in relazione agli scontri delle ultime ore a piazza Tahrir, costati la vita ad almeno 22 persone. Lo rivela ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL, Mohamed El-Beltagy, esponente del partito Liberta' e giustizia dei Fratelli Musulmani, che parla a nome di 35 gruppi, tra i quali il Movimento del 6 aprile, l'Unione dei giovani di Maspero (i copti coinvolti negli scontri di fine ottobre al Cairo con la polizia, che provocarono 26 morti) e la Coalizione dei giovani della rivoluzione.

Essawy, precisa El-Beltagy, e' ''accusato per le uccisioni di manifestanti negli scontri degli ultimi giorni'', mentre Heikal e' ''accusato di essere responsabile delle notizie sbagliate che arrivano all'opinione pubblica''. ''La tv di Stato - conclude - sta diffondendo informazioni sbagliate e in questi giorni e' tornata all'era di Hosni Mubarak''.

4 - MINISTERO INTERNO, DISORDINI PROVOCATI DA "DELINQUENTI"...
(AGI/EFE) - Il governo egiziano ha accusato "delinquenti comuni" per gli scontri di piazza degli ultimi giorni al Cairo e in altre citta'. Secondo il responsabile per la Sicurezza Pubblica del ministero dell'Interno egiziano, Sami Sidhom, ad alimentare le violenze non sono semplici attivisti politici ma "baltaguiya", cioe' "delinquenti" comuni, "infiltratisi tra la folla" per "attaccare la polizia". Secca la replica di Mahmoud al-Afifi, portavoce del movimento giovanile 6 Aprile, uno dei principali tra quelli coinvolti nelle proteste contro la giunta militare al potere: "Tra noi non ci sono infiltrati", ha affermato Afifi.

"Come possono al ministero dell'Interno distinguere tra un infiltrato e un militante? Nemmeno le loro pallottole sanno fare differenze", ha ironizzato. Afifi ha confermato che durante la notte, grazie alla mediazione di un imam, era stato raggiunto un compromesso per una tregua, che pero' i poliziotti non avrebbero rispettato, continuando ad attaccare i dimostranti. Opposta la versione del governo, secondo cui gli studenti non avrebbero rispettato l'impegno ad allontanare da piazza Tahrir i 'baltaguiya' e a segnalarli alle forze dell'ordine.

5 - 35 PARTITI E MOVIMENTI, DOMANI 'IN MILIONI' A PIAZZA TAHRIR...
Adnkronos/Aki - ''Milioni'' di persone a piazza Tahrir. E' l'appello di 35 partiti e movimenti egiziani, dopo gli scontri delle ultime ore nel cuore del Cairo, simbolo della rivolta di inizio anno contro Hosni Mubarak. Stando al sito web del giornale egiziano al-Wafd, l'inizio della manifestazione e' previsto per domani pomeriggio alle 16. ''Alla luce della crisi attuale, il ricorso all'uso della forza da parte della polizia indica che il Consiglio supremo delle Forze armate (al potere da febbraio, dalle dimissioni di Mubarak, ndr) e' alla guida del movimento contro la rivoluzione in Egitto e che ha fallito in questa fase di transizione'', si legge in una nota diffusa dai 35 partiti e movimenti dopo una riunione nella sede del Cairo del sindacato dei giornalisti.

Tra i gruppi vi sono gli attivisti del Movimento del 6 aprile, dell'Unione dei giovani di Maspero (i copti coinvolti negli scontri di fine ottobre al Cairo con la polizia, che provocarono 26 morti), della Coalizione dei giovani della rivoluzione, della Campagna per il sostegno a El Baradei presidente e dei Comitati popolari per la difesa della rivoluzione. Nella nota si chiede al Consiglio supremo delle Forze armate di ''lasciare il potere a un governo di salvezza nazionale, che abbia i poteri per gestire questa fase di transizione, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e l'economia, e di definire un calendario preciso per il trasferimento dei poteri a un presidente eletto''.

I gruppi chiedono anche la ''riforma del ministero dell'Interno, lo scioglimento della polizia antisommossa, garanzie per processare tutti coloro hanno le mani sporche di sangue di egiziani, processi contro coloro che sono dietro le aggressioni contro i civili compiute dal 25 gennaio fino alla strage del 19 e 20 novembre''.

Il riferimento e' agli scontri delle ultime ore, che - secondo l'ultimo bilancio ufficiale - hanno provocato almeno 22 morti e 1.830 feriti, ma che - stando agli attivisti del Movimento del 6 aprile - hanno fatto almeno 30 morti. Queste richieste, si legge nella nota, rappresentano il ''primo passo nella lunga strada della rivoluzione''. Per questo, i partiti e i movimenti chiedono infine ''una continua pressione popolare'' e vere garanzie per ''continuare la rivolta che portera' liberta', giustizia a tutti gli egiziani''.


6 - EGITTO. DOVE FINISCONO LE RIVOLUZIONI...
Ugo Tramballi per "Ilsole24ore.it"

La questione egiziana è fra democrazia e stabilità. Così almeno la mettono i militari che hanno sostenuto la protesta di gennaio, ne hanno determinato l'apparente lieto fine il mese successivo, scelto il governo e riportato l'ordine, facendosi garante della transizione democratica. Avevano promesso che in sei mesi si sarebbero fatti da parte. Ne sono passati 10 e anziché andarsene, hanno più potere di prima.

La questione iniziale torna di nuovo: quale è l'alternativa ai militari? I mesi passati non sono stati molto tranquilli al Cairo: un paio di attentati alle chiese copte, un assalto all'ambasciata israeliana, una manifestazione copta repressa nel sangue. Potrebbe essere la cronaca di un Paese condannato a un faraone che ne garantisca l'ordine; o potrebbe essere la storia di una studiata strategia della tensione per convincere tutti a preferire i militari.

Il 28 ci saranno le elezioni dalle quali nascerà un parlamento che deve nominare una commissione costituzionale di 100 persone: il futuro dell'Egitto sarà molto più condizionato da questi 100 che dal Parlamento. I militari vogliono nominarne più della metà affinché gli obblighi costituzionali della nuova Carta non riguardino loro: il ministro della Difesa lo decidono loro, il bilancio delle Forze armate non può essere sottoposto al controllo civile, giù le mani dall'apparato economico dei militari che ancora oggi rende altamente vantaggioso diventare ufficiale.

L'Egitto è e forse resterà una repubblica presidenziale: in attesa delle elezioni per il presidente, non ancora stabilite, comanda il governo il quale è nominato dal Consiglio militare di transizione che decide tutto per decreto. E' quasi banale ritrovare tracce evidenti del modello militare turco.

E' a questo che venerdì scorso volevano opporsi con una manifestazione i giovani del movimento 6 Aprile, quello che iniziò la rivolta di piazza Tahrir, i Fratelli musulmani e alcuni - pochi - partiti democratici, cioè laici. Fatta la manifestazione di venerdì, democristianamente la Fratellanza ha lasciato la piazza: Giustizia e Libertà, la sua forza politica creata per le elezioni, è contemporaneamente partito di lotta e di governo. In mezzo a quel che resta del simbolo di piazza Tahrir ci sono solo i giovani che non hanno leader.

Un paio di mesi fa al Festival di Internazionale a Ferrara avevo rimproverato questa mancanza a Hossam el-Hamalawy, blogger importante e uno dei simboli della rivolta di gennaio. "Non abbiamo voluto crearne perché il nostro Paese ha avuto fin troppi capi assoluti", era stata la sua risposta. Ineccepibile sul piano morale, ingenua su quello politico: giustifica l'idea di stabilità a scapito del rinnovamento, professata dai militari.

Il generale Mohammed Tantawi, per 20 anni ministro della Difesa di Hosni Mubarak e ora alla guida della transizione, è un leader con la sua agenda. I Fratelli musulmani sono pieni di leaders. Gli islamici vinceranno le elezioni, anche se hanno deciso di correre solo per il 60% dei seggi. I militari vendono la paura di questo successo e il loro slogan subliminale - democrazia o stabilità - ha molti estimatori: Stati Uniti ed Europa che temono l'Islam politico; l'Arabia Saudita che non potrebbe sopportare un Egitto democratico e di successo; gli israeliani che dai militari si sentono rassicurati; molti partiti democratici egiziani i quali temono una Costituzione islamica; i copti cristiani che, come tutte le minoranze, preferiscono essere protetti da un potere forte.

In realtà non si tratta di uno scontro fra laicità garantita dai militari e Fratellanza: le cose non sono così nette, è da febbraio che islamici e militari si riconoscono come le due vere forze che determineranno il futuro dell'Egitto, e discutono. Gli unici senza un leader e con un'agenda trasparente come l'acqua, sono i giovani che hanno iniziato tutto e ora perderanno quasi tutto.

7 - APPROVATA LEGGE PER VIETARE A POLITICI VECCHIO REGIME DI RICANDIDARSI...
Adnkronos/Aki - La giunta militare al potere in Egitto ha annunciato di aver approvato la legge contro la corruzione nella vita politica, da tempo attesa nel Paese, che impedira' ai politici del partito al potere durante il passato regime di Hosni Mubarak di ricandidarsi alle elezioni. Lo ha reso noto la tv di Stato egiziana.

La nuova legge prevede l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni per le persone condannate per corruzione e impedisce di fatto ai politici del partito Nazional Democratico di candidarsi alle prossime elezioni politiche. La legge e' stata approvata dalla giunta militare dopo tre giorni di violenze a piazza Tahrir al Cairo.

 

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