reichlin renzi

IL NOVANTENNE ALFREDO REICHLIN, NON ESATTAMENTE UN BOMBAROLO NEL VECCHIO PCI, SGANCIA UN CAZZOTTONE AL PREMIER SPACCONE: “RENZI È UN IGNORANTE” CHE NON PUÒ ASFALTARE I VALORI DEL CENTROSINISTRA PERCHÉ SE LO FA “È UNO STUPIDO” – E DI FRONTE ALLA PLATEA DELLE MINORANZE PD, IL GRANDE VECCHIO AGGIUNGE CHE “IL PROBLEMA NON È RENZI, MA IL PENSIERO POLITICO CHE NON C’È”.

1.LA SINISTRA SI RICOMPATTA MA REICHLIN STRIGLIA TUTTI “NON CI SERVE UNA SETTA” BERSANI: “NOI RESTIAMO”

Giovanna Casadio per “la Repubblica

 

reichlin zagrebelskyreichlin zagrebelsky

Tocca al novantenne Alfredo Reichlin bacchettare tutti: Renzi in primo luogo, ma anche le minoranze del Pd guidate da Roberto Speranza e Gianni Cuperlo, che ieri si sono unite in un’assemblea a Roma, in vista di una grande convention autunnale. «Stiamo attenti a non diventare una setta come le altre – mette in guardia lo storico leader– Il problema non è Renzi ma il pensiero politico che non c’è». Insomma «cosa c’è dietro di lui?».

 

E poi meglio sarebbe parlare meno di Civati e più delle forze produttive del paese. Reichlin sta con gli anti renziani. Del premier e segretario dice che è «un ignorante» che non può asfaltare i valori del centrosinistra perché se lo fa «è uno stupido».

 

Alfredo Reichlin e la moglie Alfredo Reichlin e la moglie

Ma non è solo giornata di vecchi leoni al centro congressi vicino piazza di Spagna, dove si riunirono i grandi elettori dem indicando Mattarella per il Quirinale. Qui ora la sinistra del Pd invoca la riscossa ed esorcizza le perdite. Nel fronte anti renziano infatti non c’è solo chi ha lasciato il partito (Civati, Fassina) e chi si è convinto a più miti dissensi (Martina, Damiano, Amendola). Bersani in prima fila rinuncia a parlare per non fare ombra alla nuova leva, soprattutto al “delfino” Speranza: «È la giornata di Roberto..».

 

Alfredo Reichlin Paola De Micheli Alfredo Reichlin Paola De Micheli

Però una cosa l’ex segretario non può non dirla. Riguarda l’Italicum, che non sarebbe mai dovuto passare. I duri e puri della sinistra dem non votarono la fiducia a Renzi sulla legge elettorale e Speranza si dimise da capogruppo. «L’Italcium è un danno e chi l’ha voluto se ne assuma la responsabilità. Penso e spero non ci saranno altri abbandoni – commenta Bersani – Si deve rafforzare il progetto originario del Pd che è l’unica alternativa al centrodestra».

 

Il Pd è il centrosinistra, non è un partito indistinto che perde a sinistra e non pesca a destra. Lo dice Speranza e attacca Renzi che, snobbando la sinistra, «sega l’albero su cui siede. E a forza di evocare gufi diventiamo struzzi...».

 

Piero Fassino Alfredo Reichlin Piero Fassino Alfredo Reichlin

Da Firenze Renzi ironizza, riferendosi ad una platea che lo ascolta sotto il sole per l’intesa tra Italia e Istituto buddista: «La sinistra estrema si sta sciogliendo, dal punto di vista tecnico e non politico... ». A Roma contro l’Italicum Speranza suona la carica: «L’Italicum è un errore gravissimo, è intelligenza ammettere i propri errori. Se non lo si cambia, si modifichi la riforma del Senato».

 

E Cuperlo ricorre alla metafora del sarto per spiegare che è stato un abito proprio sbagliato, fuori taglia, quello dell’Italicum, era per un Pd che non c’è e il popolo-sarto lo ha svelato alle ultime elezioni. Spiega Miguel Gotor: «Stiamo asfaltando l’autostrada per i 5Stelle».

 

Nel mirino anche l’altra minoranza che fa capo a Martina. «Ci sono i renziani della prima, della seconda, della terza e ora anche dell’ultima ora», è l’affondo di Speranza. Cuperlo, persino più tagliente, sferza quelli che fanno «da stampella», che pensano di «levigare lo spigolo..».. Per la sinistra dem al gran completo la leadership di Renzi si è infragilita ed è in difficoltà. Zanonato invoca la separazione: mai più un premier che sia anche segretario del Pd. È la parola d’ordine.

 

roberto speranzaroberto speranza

Applauditissimo Errani, seduto in platea. Epifani chiede di avere «spalle larghe per una sfida dentro il Pd, perché fuori c’è una sinistra minoritaria e ristretta». Però la sinistra dem è tutta da costruire. Non è stata capace di stoppare Renzi sulla scuola. Ci vorrebbe la fantasia di un Rivera: esemplifica Cuperlo. La riscossa parte dai circoli, molti del sud presenti. In prima fila la nuova generazione Stumpo, D’Attorre, Leva, Agostini. «Compagni...», esordisce l’eurodeputato Paolucci, scattano applausi: torna una parola di sinistra e si scommette sul Pd oltre Renzi.

 

 

2. “PATTO PER IL PD MA NON SI DICA RENZIANO COME INSULTO”

Francesco Bei per “la Repubblica

 

Luigi  Zanda, nocchiero di un gruppo di 113 senatori democratici, ha già mandato in porto la Buona scuola e nelle prossime settimane lo aspettano prove altrettanto difficili. A partire dalla riforma costituzionale, «che sarà approvata nel giro di 40-50 giorni». Ma l’Italicum, avverte «non si cambierà ».

 

La sinistra interna oggi si è rimessa in cammino. Ha visto l’assemblea di Speranza?

David Sassoli e Luigi Zanda David Sassoli e Luigi Zanda

«Mi chiede della vita interna al Pd? Tema certamente importante, anche se la nostra attenzione oggi è sul possibile default della Grecia, sull’offensiva degli islamisti in tre continenti, sui segnali inquietanti di un ritorno alla guerra fredda, sulla crisi economica. Ma se vuole parliamo del Pd».

 

Insomma, la minoranza si starebbe guardando l’ombelico senza pensare al contesto mondiale?

«Non dico questo e, come vedono tutti, in un anno e mezzo di Renzi c’è stata necessariamente un’attenzione riservata soprattutto ai temi di governo, con una minor cura alla vita interna di partito».

 

È da mesi che parlate di come si deve stare nel partito e non è cambiato ancora nulla. Non è arrivato il tempo di fare qualcosa?

«Dobbiamo assolutamente ricostruire le regole della nostra vita interna: come si prendono le decisioni, quale rapporto deve esserci fra quello che stabilisce il partito e come votano i gruppi, l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione».

 

Luigi Zanda Luigi Zanda

Ma?

«Ecco il punto: i contrasti interni possono essere un’occasione di crescita, oppure possono essere agitati come una copertura per cercare un posizionamento politico ».

 

La sinistra dem accusa Renzi di non tener in alcun conto il parere delle minoranze, di guardare solo al centro perdendo per strada milioni di elettori. Non è cosi?

«Guardando al Pd io vedo tre realtà diverse. C’è una parte maggioritaria che ha sempre sostenuto Renzi fin dalle primarie e lo ha portato alla segreteria. C’è un’altra parte che non lo ha sostenuto all’inizio ma ne riconosce la legittimità come segretario e vive una forma di collaborazione politica, senza per questo essere diventata renziana. E c’è infine una terza parte che non solo non lo ha votato, ma conduce una battaglia politica interna di opposizione. Il che va benissimo, ma i partiti non reggono senza un patto politico che leghi maggioranza e opposizione».

 

E questo patto è quello che manca secondo lei?

Luigi Zanda Luigi Zanda

«In una parte temo di sì. E mi faccia aggiungere, da uno che non lo ha votato alle primarie e non è renziano, che trovo scandaloso che l’aggettivo “renziano” possa essere usato come un insulto all’interno del Pd».

 

Alfredo Reichlin, pur criticando il segretario, invita la minoranza a non trasformarsi in una «setta» e a dotarsi di un progetto politico. Alla sinistra interna manca un progetto?

«Se lo dice Reichlin...Quando le minoranze hanno un buon progetto possono anche guidare un partito: mi viene in mente Aldo Moro nella Dc».

 

Si chiedono anche dove Renzi stia portando il Pd. Lei lo ha capito?

«La scommessa di Renzi è quella di mettere sul piatto un pacchetto di riforme ispirato alla famosa lettera della Bce del 2011,uno shock che possa rendere credibile l’Italia in Europa, favorire gli investimenti, una drastica riduzione delle tasse e fare una reale politica di sinistra».

 

Destra e sinistra per Renzi sembrano posizionamenti superati. Cos’è per voi la sinistra?

«Una politica di sinistra è quella che dà risposte ai bisogni grandi dei ceti più deboli: anzitutto lavoro, sviluppo, qualità della vita. E senza risanamento economico non è possibile alcuna politica di sviluppo».

Gianni Cuperlo Gianni Cuperlo

 

Le minoranze chiedono di rivedere l’Italicum appena approvato. Ci sono margini?

«Durante la segreteria Bersani sono stato nel gruppo che ha cercato di cambiare il Porcellum. Non ci siamo riusciti. Abbiamo impiegato un anno a portare a casa l’Italicum: ci penserei molto prima di rimetterci le mani. Nè si può dire che se non lo cambiamo allora può vincere Grillo! Le leggi elettorali non si fanno contro qualcuno».

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…