VIENI AVANTI, MARINO! IL PD RISCHIA UN’ALTRA BATOSTA A 5 STELLE

Mattia Feltri per "la Stampa"

E' un vero peccato che due buoni amici posti dalle vicende della vita da una parte e dell'altra della barricata, e cioè Andrea Augello e Goffredo Bettini, non se la giochino fino in fondo. Il primo, senatore del Pdl, coordina la campagna elettorale per la riconferma di Gianni Alemanno a sindaco di Roma. Il secondo, inventore del modello che ha condotto prima Francesco Rutelli e poi Walter Veltroni in Campidoglio, questa volta si è speso per la candidatura di Ignazio Marino alle primarie del Pd. E, prima ancora di sapere di averle vinte, ha annunciato che il suo compito era finito lì.

«Sono stanco, talvolta nauseato, dello stereotipo che mi è stato appiccicato addosso. Il regista, quello che decide veramente e tiene le fila di tutto. Sto diventando antipatico a me stesso», ha scritto ieri su Europa . Il derby è già finito. E sarebbe stato bello da seguire perché diventerà senz'altro un partita a tre, se non a quattro.

I sondaggi che girano nel centrodestra (una comparazione di analisi diverse) danno Alemanno e Marino appaiati fra il 36 e il 38 per cento; Marcello De Vito del M5S accreditato di una cifra compresa fra il 10 e il 15 per cento; infine c'è Alfio Marchini intorno al 7, buon amico della famiglia Caltagirone, che a Roma pesa non poco, e di solidi rapporti con il Pd. Il resto è degli indecisi. Ma, come dice Augello, illudersi che i cinque stelle resteranno a quelle percentuali (sempre che ancora rispecchino gli intendimenti) è materia di matti. «Grillo arriverà e si giocherà la sfida della vita», dice.

Lo tsunami calerà sulla capitale. E - lo pensano nei gruppi di lavoro di destra come di sinistra - se i grillini dovessero agguantare il ballottaggio, a quel punto avrebbero cospicue possibilità di aggiudicarselo. Per un motivo semplice e già sperimentato (per esempio a Parma): l'irresistibile tentazione dello sconfitto di fare perdere il nemico storico.

Peccato, lo è sempre di più, che Bettini molli ora. Anche perché lui come Augello ha valutato che la sfida ai cinque stelle vada combattuta anche sul loro terreno. Sentite qui Bettini: «Non bastano più i comitati di quartiere o di lotta sui singoli problemi che hanno inevitabilmente carattere corporativo e travestono interessi politici o di parte.

C'è bisogno di una democrazia dal basso delle persone, responsabilizzate nell'esercizio di una loro funzione di decisione, come cittadini testimoni singoli, e quindi universali, della propria condizione metropolitana, poliedrica e complessa, di vulnerabilità ma anche di speranza di un cambiamento». E poi Augello: «In queste ore stiamo valutando l'opportunità di affidare alcuni temi a consultazioni referendarie». Una sinfonia, per le orecchie di Grillo, anche se non saranno queste buone intenzioni a mitigarlo.

Saranno quarantacinque giorni di fiamma, questa campagna elettorale. Si farà in tempo ad averne nausea, se le premesse delle ultime ore avranno seguiti, con Marino che rimprovera a Beppe Grillo la genovesità, lui che è genovese. E con Alemanno che a La7 perde le staffe perché gli vengono attribuiti passivi di bilancio che secondo lui risalgono all'amministrazione Veltroni e che hanno determinato l'aumento delle aliquote Irpef.

Il punto è che - dicono nello staff del sindaco - Alemanno paga una generalizzata crisi del centrodestra, specie dove non si spende Silvio Berlusconi, che infatti si spenderà. La sua percentuale è più alta di quella della lista, e però di consensi ne sono stati persi molti. La convinzione è che il match sia aperto perché Marino saprà pescare fuori dal Pd molto meno di quello che avrebbe pescato David Sassoli, capace di tenere assieme sinistra, scout, antipatizzanti di Alemanno. E allora, in tutto questo sussulto di modernità, Marino non dimentica le solide e annichilenti tradizioni: «Roma è antifascista». Si comincia bene.

 

GOFFREDO BETTINI IGNAZIO MARINO SILVIO BERLUSCONI GIANNI ALEMANNO - Copyright PizziMOVIMENTO CINQUE STELLE MARCELLO DE VITO GRILLO E CASALEGGIO ARRIVANO A ROMA

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