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APPLAUSI PER LA “SALOME’” DI DAMIANO MICHIELETTO ALLA SCALA, PER LA PRIMA VOLTA CON IL PUBBLICO IN SALA - L’OPERA ERA STATA CANCELLATA PER COVID E TRASMESSA IN SEGUITO COME ESCLUSIVA TELEVISIVA - IL PUBBLICO SCALIGERO HA APPREZZATO MOLTO LO SPETTACOLO, CON L'ORCHESTRA DIRETTA DA ALEX KOBER (E NON ZUBIN MEHTA) - FOTOGALLERY

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(ANSA) - Pieno successo, ieri sera alla Scala, per la 'Salomè' di Richard Strauss, programmata nel marzo 2020 e cancellata a causa del Covid. Ripresa nel febbraio 2021 solo per la Tv (Rai5), è approdata davanti al pubblico scaligero, che l'ha apprezzata molto. Applausi calorosi quindi per lo spettacolo, firmato da Damiamo Michieletto con l'orchestra diretta da Alex Kober. 

 

Convinti applausi alle voci, in particolare quella di Vida Mikneviciute (Salomè), sempre in scena dall'inizio alla fine, e poi a Wolfgang Ablinger-Sperrrhacke (Erode), Linda Watson (Erodiade), Michael Volle che ha interpretato Jochanaan (Giovanni battista), Sebastian Kohlhepp (Narraboth) e via via tutti gli altri. Ma soprattutto sono state apprezzate la direzione di Kober e la regia di Michieletto, applauditi al proscenio al termine dello spettacolo, con gli autori delle scene (Paolo Fantin), dei costumi (Carla Teti) e delle luci (Alessandro Carletti). 

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E' l'opera con cui Strauss, nel 1905, segna la fine della musica romantica dell'800 e apre il nuovo secolo anticipando i colori dell'espressionismo tedesco. Un'opera potente, un atto unico, un'ora e tre quarti tirati di musica, su una storia di violenza familiare, una sanguinosa tragedia che il librettista Hedwig Lachmann ha tratto ("quasi traducendola letteralmente", dice Michieletto) dal dramma di Oscar Wilde. Una storia che ricalca situazioni di grandi classici quali Elettra, Amleto, Macbeth. 

 

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Come nelle due tragedie shakespeariane, due coniugi per sete di potere assassinano il re legittimo, che nella vicenda biblica di Salomè è Erode Filippo, fratello dell'assassino Erode Antipa. Salomè, in quanto figlia di Erodiade è figliastra e nipote dell'usurpatore. Ma nell'interpretazione di Michieletto, che si attiene molto al dramma di Wilde, c'è dentro anche la storia di uno stupro di Salomè bambina, che "nel corso dell'opera - spiega il regista nel programma di sala - acquisisce consapevolezza del proprio passato familiare e ha desideri di vendetta e di riscatto, un po' come Elettra". 

 

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Tutti fatti che vengono segnati sulla scena da evidenti simbolismi: il Battista, che tuona contro i costumi della famiglia dalla cisterna dove è rinchiuso, è la voce che denuncia la bassezza morale; l'abitazione borghese di erode stesso, è uno spazio geometrico limitato, dominato da una luna nera che oscilla e incombe, mentre la scena si popola di angeli dell'apocalisse dalle ali nere e accanto a Salomè compare più volte un suo doppio di bambina, soprattutto quando Erode eccitato dalla sua bellezza le chiede di danzare per lui. 

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E nella danza intervengono sei doppi del re, che accompagnano Salomè in una coreografia esplicitamente erotica. Da tutto questo la richiesta continua e ripetuta della giovane di avere in regalo la testa del Battista appare quasi una vendetta contro il marciume familiare, da cui essa stessa non riesce a sollevarsi. La testa del Battista arriva, con la citazione del celebre acquerello di Gustave Moreau (l'Apparizione) a campeggiare sulla scena.

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