EMILIO FEDE, 80 VOGLIA DI ROMPERE LE BALLE - NON SI RASSEGNA ALLA PENSIONE E IMPUGNA IL LICENZIAMENTO DA MEDIASET AVVENUTO CON “MODI BRUTALI” - L’EX DIRETTORE DEL TG4, INDAGATO PER IL TENTATIVO DI RICATTO AI VERTICI DELL’AZIENDA, CHIEDE 8,5 MILIONI DI RISARCIMENTO

Povero Emilio: gli è stata tolta anche la casa di Milano2, “con lesione di un diritto costituzionalmente riconosciuto”, l’autista e la vettura aziendale, la segretaria storica, la carta di credito, nonché la possibilità di avvalersi del check up gratuito annuale presso il San Raffaele. Infine, lo stipendio pari a 750 mila euro l’anno…

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Paolo Colonnello per “la Stampa

 

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Emilio Fede non ci sta: nonostante sia tutt’ora indagato per il presunto tentativo di ricatto a luci rosse ai vertici Mediaset, impugna il nuovo licenziamento (del 31 ottobre scorso) davanti al Tribunale del lavoro di Milano e chiede in tutto 8 milioni e mezzo di euro al Biscione per danno morale, esistenziale e biologico, nonché per licenziamento ingiurioso e vessatorio. 
 

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Sostiene di essere stato allontanato ingiustamente dal suo ufficio, lo stesso che occupava fin dal 1989, in seguito all’articolo pubblicato sul nostro quotidiano in cui si dava notizia dell’inchiesta della Procura nella quale Fede è indagato per alcuni fotomontaggi del capo dell’informazione Mediaset Crippa, ritratto in compagnia di un transessuale e mentre assume cocaina.

 

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Indagine per la quale, sostiene, non ha avuto alcuna comunicazione ufficiale. Fede si appella alla Legge Fornero (che però non è applicabile ai dirigenti come lui), al Contratto dei giornalisti e si lamenta persino che del suo allontanamento non sia stato informato il Cdr del Tg4.

 

«A seguito di tale risoluzione in tronco - scrivono i suoi legali in un ricorso di 33 pagine - al ricorrente non è stato concesso nemmeno l’accesso all’ufficio per il recupero dei propri effetti personali», nonché «per accomiatarsi da colleghi e collaboratori», con il divieto infine «di varcare perfino i confini dell’azienda».

MAURO CRIPPA MAURO CRIPPA

 

Inoltre, come è noto, gli è stata tolta anche la casa di Milano2, «con lesione di un diritto costituzionalmente riconosciuto», l’autista e la vettura aziendale «che, considerata l’età e i disturbi deambulatori del ricorrente ha comportato una sorta di immobilizzo pressoché totale del ricorrente stesso», e quindi la segretaria storica, la carta di credito, nonché la possibilità di avvalersi del check up gratuito annuale presso il San Raffaele. Infine, lo stipendio pari a 750 mila euro l’anno.
 

PIERSILVIO BERLUSCONI PIERSILVIO BERLUSCONI

«Modalità brutali», scrivono i legali, sostenendo che la luminosa carriera dell’Emilio nazionale è stata «miseramente devastata in pochissimi giorni, su scala mondiale. Basti pensare che la notizia del licenziamento è stata pubblicata addirittura su Le Monde».

 

Solo per questo, «considerato la gravissima lesione dei diritti della personalità di un noto e stimato personaggio pubblico, ai danni della sua salute», gli avvocati chiedono una cifra non inferiore ai 5 milioni di euro, «somma che solo minimamente potrà ristorare il ricorrente dai pregiudizi subiti». Cui vanno aggiunti indennità risarcitoria e mancato pagamento dello stipendio fino al termine del contratto che sarebbe scaduto nel giugno 2015. Totale: 8 milioni e 441 mila euro.

 

 

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