ALLA FACCIA DELLA DISNEY, CHE NON VUOLE INVESTIRE NELL’ANIMAZIONE ITALIANA PERCHÉ DI BASSO LIVELLO, IL CARTOON “L’ARTE DELLA FELICITÀ” DI ALESSANDRO RAK HA VINTO AGLI “EUROPEAN FILM AWARDS”

“L’arte della felicità” è costato solo 800mila euro a differenza di altri film animati che hanno richiesto investimenti molto più altri: “Persepolis” 6 milioni di euro, “Walzer con Bashir” 2 milioni e mezzo - Dopo L’arte della felicità, è arrivata anche “La cantata dei pastori”, mediometraggio di animazione per Raiuno…

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l’arte della felicit?? di alessandro rak l’arte della felicit?? di alessandro rak

1. COSÌ NEL VENTRE DI NAPOLI LA CREATIVITÀ DIVENTA CARTOON DIETRO LA VITTORIA AGLI EFA DEL FILM DI RAK, UNA FACTORY DI GIOVANI ARTISTI

Fulvia Caprara per “la Stampa

 

Il nome, «Mad», allude a quel pizzico di follia che caratterizza, da sempre, le imprese più coraggiose. Mad per dire «musica, animazione, documentari», ma anche per dire pazzo in lingua inglese: «L’ispirazione del film - racconta il produttore Luciano Stella - viene dalla manifestazione L’arte della felicità, una serie di incontri, dibattiti e conversazioni sul tema, cui hanno preso parte persone diverse, filosofi, pensatori, dallo scrittore e monaco buddista Robert Thurman, padre di Uma, al filosofo e sociologo francese Edgar Morin. Sulle prime pensavamo a un documentario, poi ci è venuto in mente di farlo in animazione». 

L’inizio di tutto risale a 3 anni e mezzo fa, per la realizzazione del film ci sono voluti 18 mesi e la prima proiezione risale alla Mostra di Venezia del 2013 dove L’arte della felicità ha inaugurato «La settimana della critica». Poteva finire tutto lì, e invece Luciano Stella, Alessandro Rak e tutti quelli che ci avevano lavorato, si sono convinti che andare avanti era importante: «Si era creata una squadra, con talenti incredibili, così abbiamo deciso di continuare mettendo insieme, come avevamo fatto per L’arte della felicità, disegnatori, animatori, musicisti».

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L’appartamento dove è nato il film, a Piazza del Gesù, ventre di Napoli, stesso palazzo dove sono state girate sequenze di Matrimonio all’italiana e dell’Oro di Napoli, è stato trasformato in modo da ricavare lo studio di registrazione musicale e quello per disegnare: «Volevamo che lo spazio avesse una continuità, che le persone che ci avevano lavorato non finissero per disperdersi nel mondo».
 

Alla base di tutto, oltre al talento e all’inventiva, c’è il legame forte con le radici culturali partenopee: «Della nostra filosofia - dice Stella - fa parte il rapporto stretto con il territorio, con una cultura e con una tradizione che amiamo. A noi piace stare qui». I cervelli, insomma, non devono per forza fuggire: «Lavoriamo sulla contaminazione, come a suo tempo fece Roberto De Simone con La gatta Cenerentola, un gioco che coinvolse i ragazzi di allora perché mescolava antico e moderno, tradizione barocca e gusto del travestitismo..».

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E infatti, dopo L’arte della felicità, è arrivata La cantata dei pastori, mediometraggio di animazione per Raiuno, mentre ora è in preparazione una Gatta Cenerentola «re-interpretata in chiave dark». Un altro progetto riguarda «un documentario che, mescolando animazione e live action, racconta la figura del presidente uruguaiano Josè Pepe Mujica».

 

A «Mad», avvicendandosi in base ai lavori in corso, sono impegnate circa 50 persone di età comprese tra i 28 e i 35 anni: «Rak ha messo in piedi una squadra di coetanei e li ha formati, mentre realizzava il suo film». Ora è alle prese con Skeleton Story, serie basata su una graphic novel pubblicata da un editore napoletano.
 

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L’arte della felicità è costato 800mila euro, Persepolis 6 milioni di euro, Walzer con Bashir 2 milioni e mezzo, Pinocchio 7 milioni, sempre restando in ambito europeo, senza paragonarsi ai kolossal Usa. Il premio agli Efa è anche la risposta eloquente alla polemica scoppiata ultimamente dopo che la Disney ha dichiarato di non voler più investire nell’animazione italiana perchè di basso livello: «Secondo una legge, che in Francia viene rispettata, alcune multinazionali sono obbligate a reinvestire il 10% del fatturato nel Paese in cui hanno una filiale. Se l’Europa ha premiato il nostro film, vuol dire che siamo all’altezza dei loro investimenti».

 

2. RAK: FARE ANIMAZIONE È ANDARE OLTRE IL CINEMA, É SUONARE UN PIANOFORTE CON INFINITI ACCORDI

Fulvia Caprara per “la Stampa

 

Per Alessandro Rak il viaggio di ritorno, da Riga a Napoli, è ancora pieno di eccitazione, telefonate, complimenti: «No, non mi aspettavo di vincere, più forte dell’emozione è stato l’imbarazzo».
 

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Come è diventato regista di animazione?
«Sono stato allievo del Centro Sperimentale, a Roma, sostenendo l’esame per entrare nello stesso giorno in cui facevo la maturità».
 

Perchè proprio l’animazione?
«Perchè è un multilinguaggio che esplora l’illusione del movimento e riesce a coniugare cose diverse come la musica, il disegno, la tecnica. È qualcosa che va oltre il cinema, è come suonare un pianoforte con infinite possibilità di accordi».
 

Quali sono i suoi disegnatori prediletti?
«Il panorama è immenso, sicuramente mi ha molto segnato Hugo Pratt, e poi Moebius, Miyazaki e anche Tim Burton». 
 

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Da spettatore, qual è il suo film d’animazione preferito?
«Mi è piaciuto moltissimo Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson».
 

Nella factory dove è nato il suo film si fa anche formazione, in che modo?
«L’idea è semplicemente quella di operare orizzontalmente, sono convinto che per insegnare non sia necessario un edificio scolastico, se io so fare una cosa, la faccio vedere a un altro che, facendola, la impara». 
 

alessandro rak alessandro rak

 

 

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