Non sarà Piercamillo Davigo a sostituire Alfonso Bonadfede al Ministero della Giustizia. Il magistrato più amato dal Movimento 5 Stelle, ospite di Giovanni Floris a DiMartedì, prima evita di entrare sul caso che potrebbe portare alla sfiducia del Guardasigilli grillino: "Non so niente di cosa sia avvenuto tra Bonafede e Di Matteo".
Poi. incalzato da Paola Tommasi che gli chiede di una sua possivile discesa in campo, ribadisce secco: "Lo ripeto da anni, i magistrati non devono fare politica. Noi ragioniamo in termini completamente differenti dai politici: noi decidiamo se uno è innocente o colpevole, non se una cosa è conveniente o dannosa". Poi l'aneddoto che stupisce anche i presenti: "Ho già rifiutato una proposta di diventare ministro, dal primo governo Berlusconi (nato quando l'inchiesta Mani Pulite era ancora in corso, ndr)". Davigo non spiega se a chiederlo è stato lo stesso Silvio Berlusconi, ma rivela la sua risposta: "Non puoi indossare la maglia di una squadra se nel primo tempo facevi il guardalinee".
LUTTWAK VS DAVIGO
Scontro titanico a DiMartedì tra Edward Luttwak e Piercamillo Davigo. Si parla di giustizia, e il politologo americano è come al solito durissimo contro il sistema italiano incarnato alla perfezione dal pm più amato dal Movimento 5 Stelle, già simbolo della stagione di Mani pulite.
"Ho una proposta rivoluzionaria - incalza provocatorio Luttwak -: i magistrati italiani prima di accusare le persone devono raccogliere le prove. Adesso vanno sulla base di teoremi, indizi, suggerimenti, denunce: non sono prove! In Francia per esempio un giudice istruttorio prima chiede al pm: dove sono le prove? Non puoi essere accusato se sei andato a cena con un mafioso, perché questo non è un crimine". Davigo replica con un pizzico di stizza: "Le prove si trovano indagando, non è che uno si sveglia al mattino e trova le prove sul tavolo".
GHERARDO COLOMBO ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO piercamillo davigo antonio di pietro