roberto calasso 1

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DI ROBERTO CALASSO - DOPO UNA LUNGA MALATTIA SE NE VA LO SCRITTORE ED EDITORE DI ADELPHI. AVEVA 80 ANNI - “ESTRANEO SIA AL BIGOTTISMO DELLA SINISTRA SIA AL BUZZURRISMO DELLA DESTRA”, AVEVA RILANCIATO NEL SUO CATALOGO AUTORI COME ANNA MARIA ORTESE E MILAN KUNDERA. ALDO BUSI: ‘’L’ADELPHI DEVE LA SUA FAMA E FORTUNA NON ALLA LETTERATURA MITTELEUROPEA MA AL TORMENTONE DI DAGO IN TIVÙ SU KUNDERA: MA FOÀ E CALASSO TI DISSERO ALMENO GRAZIE?’’

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/adelphi-biblioteca-che-mando-elite-caos-52627.htm

 

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/busi-adelphi-deve-sua-fama-fortuna-non-letteratura-56935.htm

 

 

Da huffingtonpost.it

 

ROBERTO CALASSO 1

Dopo una lunga malattia è morto Roberto Calasso, scrittore ed editore di Adelphi. E proprio oggi escono in libreria i suoi ultimi titoli, Bobi e Memé Scianca. Lui che ai libri ha dedicato tutta la sua vita.

 

Nato a Firenze il 30 maggio 1941, Calasso frequenta il liceo classico Tasso di Roma per poi laurearsi in letteratura inglese con Mario Praz presentando una tesi sulla teoria ermetica del geroglifico in Sir Thomas Browne, erudito e occultista secentesco.

 

Fondamentale per Calasso è l’incontro con Bobi Bazlen, lettore onnivoro e fondatore dell’Adelphi, che gli dischiude le porte della cultura mitteleuropea che avrebbe segnato il suo destino di editore eclettico e esoterico “estraneo sia al bigottismo della sinistra sia al buzzurrismo della destra”. Nel 1971 diventa direttore editoriale di Adelphi, nel 1990 consigliere delegato e dal 1999 anche presidente. Maestro delle quarte di copertina, Calasso le raccoglie nel 2003 in un volume dal titolo Cento lettere a uno sconosciuto pubblicato dalla stessa Adelphi come tutte le altre sue opere.

ROBERTO CALASSO

 

Della sua passione per i libri diceva: “Sono nato in mezzo ai libri. Mio padre (il giurista Roberto Calasso ndr), che era storico del diritto, lavorava per lo più su testi stampati fra l’inizio del Cinquecento e la metà del Settecento.

 

Molti erano i volumi in-folio. Impossibile non vederli. Anche mio nonno Ernesto Codignola, che insegnava Filosofia all’Università di Firenze e fondò la casa editrice La Nuova Italia, aveva una biblioteca notevole, soprattutto di storia e filosofia, oggi incorporata nella biblioteca della Scuola Normale di Pisa”.

 

Negli anni Cinquanta fa parte della redazione della rivista d’arte e letteratura Paragone, diretta dalla scrittrice Anna Banti. Insieme a lui ci sono anche Alberto Arbasino, Elémire Zolla e Umberto Eco. Mentre il suo primo libro “L’impuro folle” è del 1974.

 

ROBERTO CALASSO

Calasso raccontava così, in un’intervista al “Corriere della sera”, l’inizio della sua avventura nell’editoria italiana in cui lascia un segno indelebile: “Luciano Foà aveva lasciato l’Einaudi (di cui era stato segretario generale) e insieme a Roberto Olivetti il 20 giugno 1962 aveva fondato questa nuova casa editrice il cui programma era in gran parte nella mente di Roberto Bazlen. Foà era amico di Bazlen, e voleva fare con lui certi libri che altrimenti non si riuscivano a fare. Quanto a me, venni coinvolto nel 1962, quando il nome Adelphi non era ancora stato trovato”.

 

 

 

 

BIOGRAFIA DI ROBERTO CALASSO

ADELPHI

 Da www.cinquantamila.it - La storia raccontata da Giorgio Dell’Arti

 

• Firenze 30 maggio 1941. Scrittore. Saggista. Editore. Presidente e amministratore delegato dell’Adelphi. «La casa editrice come forma è una somma di oggetti cartacei che messi insieme possono anche essere considerati come un unico libro».

 

anna maria ortese

• Vita «Raffinato editore e mediocre scrittore, dopo aver frequentato il liceo classico T. Tasso di Roma si è laureato in letteratura inglese con Mario Praz presentando una tesi sulla teoria ermetica del geroglifico in Sir Thomas Browne, erudito e occultista secentesco. Infatuatosi poi del filosofo Theodor W. Adorno, che ne apprezzò la solerzia bibliografica (“Ha letto tutti i miei libri e anche quelli che non ho avuto ancora il tempo di scrivere” disse di quel ventenne incontrato nel salotto di Elena Croce),

 

si riprese dalla sbandata francofortese grazie a Bobi Bazlen, lettore onnivoro e fondatore dell’Adelphi, che gli spiegò come “l’io illuministico non andava salvato ma condotto a naufragio definitivo” e gli dischiuse le porte della cultura mitteleuropea che avrebbe segnato il suo destino di editore eclettico e esoterico “estraneo sia al bigottismo della sinistra sia al buzzurrismo della destra”. Tocca la perfezione nelle quarte di copertina» (Pietrangelo Buttafuoco).

 

anna maria ortese 6

• Ha poi raccolto in volume e pubblicato nel 2003 queste quarte di copertina con il titolo Cento lettere a uno sconosciuto: tutti i suoi scritti sono editi dalla stessa Adelphi, fatto che ha suscitato qualche critica in passato.

 

• «Sono nato in mezzo ai libri. Mio padre [il giurista Roberto Calasso], che era storico del diritto, lavorava per lo più su testi stampati fra l’inizio del Cinquecento e la metà del Settecento. Molti erano i volumi in-folio. Impossibile non vederli. Anche mio nonno Ernesto Codignola, che insegnava Filosofia all’Università di Firenze e fondò la casa editrice La Nuova Italia, aveva una biblioteca notevole, soprattutto di storia e filosofia, oggi incorporata nella biblioteca della Scuola Normale di Pisa».

 

ADELPHI 1

• Negli anni Cinquanta ha fatto parte della redazione della rivista d’arte e letteratura Paragone, diretta dalla scrittrice Anna Banti. Insieme a lui c’erano anche Alberto Arbasino, Elémire Zolla e Umberto Eco (Sandra Petrignani) [Fog 02/11/2013]. «Per vari anni ho preferito il leggere allo scrivere. Il primo testo che ho pubblicato era un saggio su Adorno, il surrealismo e il mana. Apparve su Paragone nel 1961. Avevo vent’anni».

 

• Suo primo libro, L’impuro folle, del 1974: «Venne fuori di sorpresa, lo scrissi in due mesi con una sorta di febbre, mentre stavo lavorando a una introduzione alle Memorie di un malato di nervi di Schreber. Successe che Schreber improvvisamente diventò personaggio di romanzo. Come se le sue allucinazioni proseguissero in altra forma».

 

aldo busi

• Sul lavoro di editore: «Luciano Foà aveva lasciato l’Einaudi [di cui era stato segretario generale] e insieme a Roberto Olivetti il 20 giugno 1962 aveva fondato questa nuova casa editrice il cui programma era in gran parte nella mente di Roberto Bazlen. Foà era amico di Bazlen, e voleva fare con lui certi libri che altrimenti non si riuscivano a fare. Quanto a me, venni coinvolto nel 1962, quando il nome Adelphi non era ancora stato trovato».

 

Calasso aveva conosciuto Bazlen con Elémire Zolla e Cristina Campo nel suo appartamento romano di via Margutta 7 (Paolo Di Stefano) [Cds 3/5/2010]. Nel 1967 salì a Milano (Ranieri Polese) [Cds 26/01/2005], dove frequentò Franco Battiato e Giorgio Gaber: «Ero un ragazzo alle prime armi. Ci siamo divertiti da pazzi nelle balere dell’hinterland milanese. Giocavamo a poker io, [Gaber], Ombretta Colli, Roberto Calasso e Fleur Jaggy. Ci giocavamo i libri dell’Adelphi» (Franco Battiato) (Giancarlo Dotto) [Sta 29/4/2009].

 

milan kundera 2

• «Negli anni Cinquanta in Italia, paese di civiltà editoriale ottima ma gracile, per via del periodo fascista e della precedente pochezza intellettuale, vi erano tre aggregazioni: quella marxista, quella laico-liberale e quella cattolica. I marxisti, se erano intelligenti, leggevano i libri Einaudi, o comunque Il contemporaneo.

 

I laici-liberali leggevano Il Mondo e i cattolici, tendenzialmente, leggevano assai poco. I democristiani erano appagati dalla pura gestione del potere e avevano capito che la cosa più accorta era quella di lasciare la cultura alla sinistra. In questo quadro Adelphi si affacciò come un corpo estraneo.

 

Allora però i libri che a noi sembravano più importanti per tre quarti mancavano. Per quel che riguarda la letteratura, il vuoto era enorme. Si era in un’epoca in cui perfino la categoria del fantastico suonava sospetta, non so se mi spiego. Per questo facemmo subito L’altra partedi Kubin e il Manoscritto trovato a Saragozza di Potocki. C’era solo l’imbarazzo della scelta».

kundera cover

 

• «Ricordo che quando pubblicammo Karl Kraus, nel 1972, Erich Linder – uno dei pochi che lo conoscevano – mi disse con il suo tono di sicurezza assoluta: “Ne venderete venti copie”. Non fu così, ma ci volle un po’ di tempo. Ricordo le 3000 copie con cui partimmo per la Cripta dei Cappuccini, di Joseph Roth. Era allora un ignoto, poi diventò la passione dei giovani dell’ultrasinistra. Già nel 1978, la prima tiratura del Profeta muto di Roth fu di 30 mila copie. Quanto a Siddharta, dilagò dopo l’edizione nella Piccola Biblioteca, che è del 1975».

 

• Battuto per un voto al premio Strega da Giuseppe Pontiggia nel 1989. Da allora l’Adelphi non vi ha più partecipato (Francesco Erbani) [Rep 09/05/2006].

 

• Il volumetto einaudiano curato da Luciano Zagari fu al centro di un rovente e insieme elegante confronto critico tra Roberto Calasso e Cesare Cases (Marino Freschi) [Mes 25/06/2008].

• «Il marketing, una disciplina che non abbiamo mai praticato. Ogni tanto ne incontro un rappresentante e mi dice che ci considerano un esempio da imitare. Ma non so bene a che cosa si riferisca...».

milan kundera 3

 

• «Salvo nei primissimi mesi - non abbiamo mai avuto un grafico. Vizi e virtù son tutti nostri. E, se mai, di Aubrey Beardsley: l’impianto della Biblioteca riprende una gabbia ideata da lui. È vero comunque che, sin dall’inizio, Foà e io concordavamo nel dare molta importanza sia alla qualità delle traduzioni, sia all’aspetto fisico, tattile del libro».

 

• «Dietro l’Adelphi c’è il progetto di una casa editrice come forma. È un punto che stabilisce una divisione netta nell’editoria. Kurt Wolff, la Insel, Gallimard, Einaudi, Suhrkamp sono applicazioni ogni volta diverse di quell’idea...».

 

• Tra le sue opere: La rovina di Kasch (1983); Le nozze di Cadmo e Armonia, la più importante, del 1988, a lungo in testa nella classifica dei libri più venduti; Ka (1996); K (2002); Il rosa Tiepolo (2006).

 

philip roth milan kundera

• Tra i maggiori successi Adelphi che si devono a Calasso: L’insostenibile leggerezza dell’essere e le altre opere di Kundera (Alain Elkann) [Sta 28/06/2009], La versione di Barney, Zia Mame, le opere di Gadda. «Da trent’anni abbiamo testimoniato la nostra passione per Gadda» (Calasso) (Paolo Di Stefano [Cds 10/02/2011]. «Con Simenon non ci si annoia mai (Manuela Grassi) [Pan 26/06/2003].

 

• Potente articolo demolitorio, sul Corriere della Sera del 7 aprile 2007, contro il pregiudizio che considera realmente esistenti la «cultura di destra» e la «cultura di sinistra» («destra e sinistra sono categorie storiche agonizzanti e categorie del pensiero inutilizzabili») o il «fronte progressista» («progressista è una parola che è ormai difficile pronunciare senza arrossire»).

 

• Il 12 marzo 2008 ha ricevuto a Parigi la Legion d’onore. Nel 2010 ha vinto il premio Cesare Angelini per l’opera L’ardore (Adelphi), il Premio Gogol 2011, il 26° Prix Chateaubriand (2012) per La folie Baudelaire (Gallimard): è la prima volta che il premio viene assegnato a uno scrittore non di lingua francese [CdS 04/11/2013].

 

CALASSO COVER

• I libri di Calasso sono stati tradotti in ventisei lingue e ventotto Paesi. Il suo agente all’estero è Andrew Wylie, considerato il più potente e pericoloso degli States (Alessandra Farkas) [CdS 31/10/2008]

• «La Central di Barcellona è la libreria più bella del mondo» [S24 15/07/2012].

• «Gli occhi troppo neri di Roberto Calasso» (Massimiliano Parente) [Lib 07/10/2008].

• «Scrive a mano» (Donata Righetti) [CdS 03/12/2000].

• «Sono stato per anni malato di cinema. Ora, con rammarico, devo dire che lo sono un po’ meno».

• Appassionato di fotografia (ha pubblicato un saggio su Chatwin fotografo),

• Sposato con la scrittrice svizzera Fleur Jaeggy (niente figli).

• Juventino.

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…