"YOUTUBE STORY" DI GLAUCO BENIGNI, 21° PUNTATA - LO SCONVOLGENTE IPERREALISMO DEGLI YOUTUBER METTE LA POLITICA IN DIFFICOLTÀ - ESPLODE IL CONTENZIOSO VIACOM VS GOOGLE-YOUTUBE - LA POLIZIA BRITANNICA CONTRO «” CLIP CHE MOSTRANO SCONTRI TRA ADOLESCENTI NELLE STRADE DELLA GRAN BRETAGNA E ATTACCHI ALLE AUTO DELLE FORZE DELL’ORDINE” - APRE LA PRIMA FACOLTÀ UNIVERSITARIA DI VIDEOSHARING E ARRIVANO I VIDEOTELEFONINI - LA PUBBLICITÀ NEI VIDEO AUMENTA…

"YOUTUBE STORY" DI GLAUCO BENIGNI
Videoblog di Glauco Benigni
http://www.youtube.com/user/glaucobenigni/featured


1 - UN PO' DELUDENTE QUESTO YOU CHOOSE '08...
L'appuntamento con i candidati democratici alla Casa Bianca è ormai prossimo, e si intensificano le attività e i commenti. Le videodomande giunte a YouTube hanno sorprendentemente raggiunto il numero di 1300. Tra queste ottiene grandi onori di cronaca quella di Kim, una donna di trentasei anni. «Salve, spero di sopravvivere alla mia futura operazione» fa sapere Kim nei 30 secondi del suo clip.

«Soffro di cancro al seno e, come milioni di americani, non ho mai avuto un'assicurazione medica. Cosa farà se diventa presidente per garantire medicina preventiva a basso costo e per tutti?» A quel punto la donna si leva la parrucca rivelando di essere completamente calva. È uno di quei casi in cui poche immagini in movimento valgono quanto un libro. La tensione sale. Alcuni candidati appaiono impreparati ad affrontare l'aspro iperrealismo degli youtuber.

I commentatori paragonano l'imminente dibattito su CNN - YouTube allo storico duello in Tv che vide Kennedy fronteggiare e distruggere Nixon nel 1960. Si pone una questione che rappresenta il cuore del rapporto tra vecchi e nuovi media. Se YouTube gioca il ruolo dominante nella scena della democrazia digitale e propone video che hanno già raccolto consensi espressi in vario modo, perché la CNN si riserva di selezionarne quattro dozzine da sottoporre ai candidati? Il duro compito dei selezionatori è affidato a David Bohrman, capo dell'ufficio CNN di Washington, e a Anderson Cooper, che deve moderare il dibattito.

È in ballo la «saggezza delle masse», un concetto che secondo qualcuno è determinato dalla tecnologia e secondo altri è un fenomeno culturale. I video affluiscono giorno e notte. In uno si chiede se il governatore della California, Arnold Schwarzenegger, non sia un cyborg; in un altro, molto votato, si chiede una procedura di impeachment per George Bush Jr. «Tutte fesserie» dicono gli accademici. «In questo modo non si ottiene la comprensione della politica. Sono molto meglio la stampa e la Tv».

Opinioni altamente condivisibili a freddo, ma non si può dimenticare che i candidati, al dunque, vogliono cavalcare la tigre e portare a casa i voti, quindi al di là delle dotte considerazioni resta l'enorme eco che riverbera sui media. «Questa è la prima volta che il video online si siede al tavolo per aiutare a eleggere un presidente» dice Bohrman. Alcune videodomande sarebbero state poste a candidati specifici, altre a tutti. «Nessuno di noi, né CNN, né YouTube, né i candidati, né gli spettatori, sa come andrà a finire» dice Cooper, «e ciò non è male, in fondo».

Inaspettatamente non giungono molte domande sulla guerra in Iraq - peraltro non sappiamo se vengano diligentemente filtrate - ma giungono quesiti sul Darfur, la formazione, l'ambiente, l'immigrazione, i diritti dei gay, la salute degli uomini e degli animali. A proposito di gay, fa scalpore il video di Alexander Nicholson, un ventiseienne che sta conseguendo una laurea in scienze politiche e che è stato costretto a lasciare l'esercito a causa della sua omosessualità. «Presidente» chiede Nicholson «cosa pensa di fare con i militari gay?»

Le videodomande sono diventate 1500 e arrivano da ogni parte del mondo. Anche questo aspetto deve far riflettere: le presidenziali Usa, come appare evidente, sono un fatto di interesse globale. Ma la globalizzazione, come viene vista dai cittadini americani che, notoriamente, non viaggiano? Come mai su una popolazione di 300 milioni di abitanti solo il 5% ha richiesto il passaporto? E come mai ci vuole così tanto tempo per ottenerlo?

Anche se non ufficialmente invitato a porre domande, il gruppo di guerriglieri iracheni Ansar Al Sunnahha probabilmente ritiene che quello è il momento migliore per inviare a YouTube alcuni documentari, sottotitolati in inglese, in cui i civili, da loro intervistati, si dichiarano favorevoli ai ribelli: «Rispondi sinceramente, cosa pensi dei guerrieri sacri?» viene chiesto agli automobilisti costretti a fermarsi a un posto di blocco. Ovviamente le risposte sono piuttosto scontate, ma anche questo entra nel grande calderone del consenso/dissenso alla guerra.

La sera del 23 luglio tutto è pronto per il grande show. Lo studio Tv allestito nella sala della Citadel nel South Carolina «sembra la convention di una azienda, con l'enorme logo della CNN che campeggia su tutto il palco» scrive con una buona dose di sarcasmo il Chicago Tribune. Fin dall'inizio ci si rende conto che lo spirito originale è stato abbondantemente annacquato. Alla fine sono state selezionate 39 delle circa 3000 videodomande inviate dagli youtuber.

Il tempo in Tv è la vera materia prima. Il tempo è il tiranno. Il fuoco si apre con un ragazzo che chiede: «Sarete in grado di fare qualcosa rispetto a chi non è in grado di far niente?» La domanda è posta collettivamente e gli otto in corsa per le primarie dimostrano chiaramente, nelle loro risposte, di non volersi pestare troppo i piedi l'un l'altro, in fin dei conti appartengono tutti allo stesso partito. È comunque difficile barricarsi dietro a frasi di circostanza e del resto lo stratega dei democratici, Kiki McLean, si è raccomandato: «Non citate leggi sconosciute, parlate la lingua della strada».

Se non altro in questo la politica si sforza di avere a che fare con il popolo. Ma gli youtuber non possono replicare, quindi alla fine vince il più bravo «incantatore di elettori». La performance ha comunque tutti i pregi e tutti i limiti di una prima e gode di una certa carica emotiva che si somma alla curiosità record registrata nel conteggio dell'audience. Il genocidio in Darfur fa salire la tensione: la videodomanda arriva da un gruppo di volontari che lavora ogni giorno nella regione. È difficile contestare la realtà. Sull'Iraq ci si barcamena a lungo. Le videodomande sulla questione gay appaiono molto ben confezionate.

Eccetera, eccetera, eccetera. Alla fine si fanno i conti. Hillary Clinton è stata inarrestabile e consolida la pole position nella corsa alla Casa Bianca: secondo i sondaggi ottiene il 45%. A ridosso si piazza Barack Obama, con un 30%, nel ruolo di sfidante principale. Il senatore John Edwards deve accontentarsi della terza posizione. A telecamere spente ci si interroga: ma è proprio questo il futuro delle campagne elettorali?

D'ora in poi i candidati, come hanno fatto stavolta, dovranno prepararsi a rispondere a un pupazzo di neve che pone domande sui cambiamenti climatici? Perché no! Anche Anderson Cooper, il conduttore, ha molti dubbi e apre il suo blog in attesa dei commenti: «Diteci voi come è andata» chiede ai suoi lettori e spettatori. E una domanda rimane senza risposta: «Ma c'era davvero bisogno della Tv?»

2- CATTIVI ESEMPI E PUBBLICHE VIRTÙ...
Inesorabilmente arriva il 27 luglio, data della prima convocazione presso il tribunale di Manhattan per il contenzioso Viacom VS Google-YouTube. E non succede molto, anzi quasi niente. Alla Viacom si sono nel frattempo uniti altri due soggetti: la Lega calcio inglese (un bestione molto grosso e cattivo) e la casa discografica Bourne Co. Il legale dei Ragazzi di San Bruno, Philip Beck, si trincera dietro un'affermazione che gli consente di prendere tempo: a settembre sarà pronto il sistema di controllo basato su tecnologia fingertips che consentirà definitivamente di eliminare in modo automatico il materiale illegale. E si fissa un'altra udienza.

È uno dei fronti che resta aperto. Così come restano aperte alcune scottanti questioni. «Impedite che compaiano sul sito» invoca la polizia britannica «i clip che mostrano scontri tra adolescenti nelle strade della Gran Bretagna e attacchi alle auto delle forze dell'ordine». «Impedite che si rinvengano filmati antisemiti caricati da gruppi neonazisti» invocano diverse organizzazioni ebraiche. YouTube veicola diversi cattivi esempi, è vero. Ma non solo.

A vantaggio della sua reputazione si registrano anche episodi degni di grande lode. Tra questi l'apertura di un canale, Don't you forget about me, sollecitato dalla scomparsa della piccola Madeleine McCann in Portogallo e dedicato ai bambini scomparsi di tutto il mondo. Un enorme Chi l'ha visto, dove si registrano storie e segnalazioni utili a risolvere i casi, che utilizza addirittura la testimonianza della first lady Laura Bush. E inoltre gli appelli video, lanciati, all'inizio da Jim Carrey, per liberare la leader birmana Aung San Suu Kyi, premio Nobel, costretta da anni agli arresti domiciliari dal governo del Myanmar, diventati poi efficace campagna contro il regime arcaico e violento nella ex Birmania.

Dal 22 agosto 2007 - una data che rischia di passare alla storia - la pubblicità su YouTube non è più limitata ai soli banner di testo posti a lato dei video. Google-YouTube offre infatti piccole finestre cliccabili, che occupano il 20% dell'intero display e che si aprono dopo 15" di visionamento. Se entro altri 10" la finestra non viene cliccata da chi sta visionando, scompare. Questa è l'ultima alchimia digitale inventata dai fondatori (o da chi per loro). «I filmati pubblicitari» dicono Chad e Steve «dovranno essere poco intrusivi e pertinenti al contenuto del video che si sta visionando». Vedremo!

All'indomani, una ricerca condotta dalla IBM su scala planetaria, a proposito dei consumi di materiale video nella rete, sembra sancire che il «cambio di paradigma è avvenuto». Il 19% degli intervistati afferma di passare una media di 6 ore al giorno sul web, mentre solo un 8% del panel trascorre lo stesso numero di ore di fronte alla Tv. La mutazione nella tribù digitalizzata non è più «in corso»: è conclamata.

Le cause che hanno condotto alla nascita di YouTube (e degli altri siti di videosharing), a questo punto diventano storia del recente passato e prepotentemente salgono alla ribalta gli effetti, le migliaia o decine di migliaia di manifestazioni rese possibili, ma anche innescate, dal fenomeno e tali da auto-affermarsi ormai al di là delle cause originarie.

Fra l'altro si parla sempre più realisticamente dell'avvento della nuova fase: il 35% del panel indagato dalla IBM in Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Giappone e Germania, afferma di avere o di volere al più presto un videocellulare che consenta loro di filmare, caricare su YouTube (e sugli altri siti simili), rendere visibili in tutto il mondo le immagini così registrate e rivederle immediatamente. Dopo l'estate 2007, la frequenza di eventi determinati dall'effetto YouTube subisce un'ulteriore accelerazione.

Ma alcuni giganti degli affari stanno rischiando di rimanere ai margini del banchetto. Ciò è intollerabile in particolare per Rupert Murdoch e per la General Electric-NBC, quindi le due megacorporation ribadiscono congiuntamente la loro volontà di lanciare Hulu, un sito di videosharing pensato per diventare un contro-YouTube.

Il 30 agosto i Ragazzi di San Bruno reagiscono con un bel goal: l'organizzazione inglese che rappresenta gli interessi di 50.000 compositori, cantanti e etichette musicali, concede alla Comunità YouTube di utilizzare legalmente circa 10 milioni di brani musicali. Nella stessa giornata, sempre in Inghilterra, viene arrestato un diciannovenne che aveva filmato se stesso alla guida di un'automobile lanciata a 140 miglia all'ora.

Le trattative per incassare denaro si estendono ormai a chiunque: il governo thailandese, ossessionato dalla presenza di filmati che giudica offensivi nei confronti del proprio re, il settantanovenne Bhumibol Adulyadej, compra, in cambio della cancellazione di dodici video, una campagna promozionale, della durata di 5 mesi, da realizzare nel sito.

È un esempio inquietante di mercificazione della libertà di espressione che potrebbe estendersi presto ad altri governi. Negli Usa intanto si inasprisce il dibattito sui filmati di guerra in arrivo dai fronti, alcuni dei quali vengono ripresi sistematicamente dalle grandi Tv dopo la comparsa su YouTube.

Il 6 settembre 2007 il Wall Street Journal squarcia alcuni veli riguardanti il successo di nuovi talenti. Prendendo ad esempio i casi eclatanti di Marie Digby, una cantante che in realtà era sotto contratto con la Hollywood Records sin dal 2005 e di lonelygirl15, che rivela di essere rappresentata dalla famosa agenzia Creative Artists, il quotidiano fa sapere: «Non è vero che alcuni artisti divenuti famosi giungono dal nulla».

Dietro di loro si sono mosse e si muovono potenti organizzazioni. È un colpo durissimo per la Comunità, si mette in discussione una delle pietre miliari di tutto il baraccone: non esiste dunque il Lucky Nobody (il fortunato sig. Nessuno) che diventa famoso per meriti riconosciuti semplicemente dai suoi fan, ma permane la perversa gerarchia che filtra l'approccio al successo.

Il caso di Terranaomi però sembra smentire: armata solo di una chitarra e un isterico sorriso, la ventiquattrenne acclamata per il suo Say it's possible, considerata l'erede di Alanis Morisette, sbarca al concerto di Live Earth a Wembley invitata personalmente da Al Gore e, dopo aver cantato insieme a star mondiali, riaccredita il sogno di redenzione e promozione sociale del videosharing: «Ero all'inferno. Vendevo droga e mi facevo le pere nel ghetto di Detroit» confessa a TimeOnLine, «ma oggi... eccomi qua». Sempre da Londra arriva un'altra notizia: Vodafone e un drappello di produttori di telefoni cellulari quali Nokia, Samsung, Sony Ericsson stanno concentrando i loro sforzi per rendere visibile, entro Natale, YouTube sui loro display, mentre Casio lancerà a breve una minicamera digitale YouTube compatibile.

Il 10 settembre gli youtuber organizzano il loro quarto incontro nazionale a Washington. La scelta della capitale politica degli Usa non è casuale: YouTube è sempre più determinata a giocare la propria influenza durante le elezioni del 2008.

Tra riconoscimenti accademici e scontri legali la storia prosegue. Qualcuno mette in evidenza l'enorme potenziale didattico ed educativo contenuto in YouTube; a Boston il Pitzer College inaugura la prima facoltà dedicata al videosharing in rete. Il giornalista Chris Knight, che aveva chiamato a giudizio il sito, vince la sua causa; mentre la popstar Prince comincia a chiedere ingenti risarcimenti per infrazione al diritto d'autore: «Nelle scorse settimane abbiamo fatto cancellare 2000 video dal sito» dice il manager di Prince, «ma ora basta, vogliamo i soldi».

Dal profondo Midwest sale alla ribalta, e vi resterà, un giovane gay diciannovenne, Chris Crocker, che in un clip di 2 minuti, piangendo e urlando disperatamente, chiede che i media lascino in pace Britney Spears. Decine di milioni di visionamenti e migliaia di commenti nei blog lasciano la stampa e gli esperti allibiti. Esistono zone assolutamente buie e inesplorate dell'opinione pubblica in cui si agitano emozioni potenzialmente virali che solo YouTube riesce a portare a galla.

«Tutto ciò di cui avete bisogno per lanciare il vostro canale Tv è un videotelefono cellulare!» L'incitamento arriva da Floobs, una società finlandese che offre a chiunque l'opportunità di realizzare nuove forme di giornalismo.

La lezione è recepita dal generale Rasim Delic ́, ex comandante dell'Armata bosniaca musulmana. Il militare, accusato di torture, stupri e pulizia etnica dal tribunale delle Nazioni Unite, tenta di dimostrare, grazie a una sua registrazione audio che circola su YouTube, di non aver responsabilità nelle atrocità commesse tra il 1992 e il 1995 nella guerra di Bosnia, in quanto la porzione musulmana dell'armata agiva, secondo lui, su comando del governo bosniaco centrale, contrariamente a quanto afferma l'accusa. I media di Serbia e Croazia riprendono e amplificano il documento audio in questione e, nonostante si mantengano dubbi sull'autenticità, la sua diffusione riapre questioni che si ritenevano chiarite.

Grazie alla visibilità offerta da YouTube qualsiasi affermazione, informazione, immagine collocata al suo interno, rischia di assumere un'alta dignità e condiziona i vecchi media.
«Diffondere o non diffondere le notizie presenti su YouTube» ecco il nuovo dubbio amletico che attanaglia gli organizzatori di consenso e consumi. Da San Bruno intanto i Ragazzi, inarrestabili, inventano e promuovono nuove forme di pubblicità: il 19 settembre annunciano la nascita di Google Gadgets Ads, che coniuga il dinamismo della Tv con l'interattività del web.

21/Continua...

LINK ALLA PRIMA PUNTATA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dagospia-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-prima-puntata-ha-cambiato-la-vita-a-36398.htm

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http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dagospia-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-seconda-puntata-se-i-tre-giovani-nerd-36452.htm

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http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-quarta-puntata-quella-grande-idea-di-fare-36567.htm

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http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-quinta-puntata-nel-2006-anche-un-giornale-36618.htm

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http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-7-puntata-il-sito-preso-di-mira-36724.htm

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http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-18-puntata-la-prima-edizione-degli-oscar-37401.htm

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http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-19-puntata-non-si-pu-rispondere-a-37450.htm

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STEVE CHEN CHAD HURLEY STEVE CHEN JAWED KARIM CHAD HURLEY E STEVE CHEN CHAD HURLEY YOU TUBE lapresse youtube Chad Hurley Steve Chenil fondatore di youtube

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