giuseppe conte soldi

CONTE, CI DEVI DIRE QUALCOSA? - QUALCHE SETTIMANA FA, IN GRAN SEGRETO, LA GUARDIA DI FINANZA SU ORDINE DELLA PROCURA DI ROMA HA BUSSATO A CASA DI GIUSEPPE CONTE. E HA CHIESTO ALL’EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO L’ACQUISIZIONE DI FATTURE E DOCUMENTI DELLE CONSULENZE D’ORO (CIRCA 3-400MILA EURO, NON TUTTI PAGATI) CHE LUI HA SVOLTO PER ALCUNE SOCIETÀ DI FRANCESCO BELLAVISTA CALTAGIRONE, EX PATRON DEL GRUPPO ACQUA MARCIA - IL FASCICOLO D’INDAGINE È SENZA INDAGATI ED È UNA "EREDITÀ" DEI PM DI PERUGIA CHE INDAGANO DA MESI SULLE DICHIARAZIONI DELL’IMPRENDITORE PIERO AMARA…

Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian per https://www.editorialedomani.it

 

GIUSEPPE CONTE

Qualche settimana fa, in gran segreto, la Guardia di Finanza su ordine della procura di Roma ha bussato a casa di Giuseppe Conte. E ha chiesto all’ex presidente del Consiglio l’acquisizione di fatture e documenti delle consulenze d’oro (circa 3-400mila euro, non tutti pagati) che lui ha svolto per alcune società di Francesco Bellavista Caltagirone, ex patron del gruppo Acqua Marcia.

 

I militari hanno rintracciato il capo del movimento Cinque Stelle nell’appartamento-studio di via della Fontanella Borghese dove vive con la compagna Olivia Paladino, e poi sono andati dal mentore di Conte, l’avvocato Guido Alpa, che da Caltagirone ha ottenuto incarichi da quasi mezzo milione per lavorare alla ristrutturazione del debito del gruppo. La Guardia di Finanza – risulta a Domani da fonti interne degli studi legali – ha infine svolto acquisizioni simili anche dagli avvocati Enrico Caratozzolo e Giuseppina Ivone, che hanno lavorato insieme ad Alpa e Conte al concordato preventivo di Acqua Marcia.

IL CONTRATTO TRA GIUSEPPE CONTE E IL GRUPPO ACQUA MARCIA DI FRANCESCO BELLAVISTA CALTAGIRONE

 

L’INDAGINE

Il nuovo fascicolo d’indagine è a modello 44 (ad oggi, dunque, senza indagati) ed è planato da poco sulla scrivania della magistrata romana Maria Sabina Calabretta. La pm ha ereditato la pratica dai colleghi di Perugia che indagano da mesi sulle dichiarazioni dell’imprenditore Piero Amara.

 

IL CONTRATTO TRA GIUSEPPE CONTE E IL GRUPPO ACQUA MARCIA DI FRANCESCO BELLAVISTA CALTAGIRONE

Come scoprì Domani ad aprile dello scorso anno, infatti, l’uomo al centro della scandalo della presunta Loggia Ungheria e oggi in carcere per aver corrotto giudici in giro per l’Italia nel dicembre del 2019 aveva detto ai magistrati milanesi di aver “raccomandato” alcuni avvocati a Fabrizio Centofanti, al tempo potente capo delle relazioni istituzionali del gruppo Acqua Marcia. Secondo Amara le nomine erano condizione fondamentale «per riuscire a ottenere l’omologazione del concordato stesso» dai giudici del Tribunale di Roma. Conte (come gli altri interessati) negò subito raccomandazioni di sorta ipotizzando denunce per calunnia.

 

FRANCESCO BELLAVISTA CALTAGIRONE

L’inchiesta da Milano era stata trasferita per competenza alla procura umbra proprio perché le dichiarazioni lasciavano intendere che qualche giudice della Capitale avesse commesso illeciti. Adesso è arrivata a Piazzale Clodio perché nessun magistrato romano è stato identificato dagli uomini di Raffaele Cantone, che però non hanno voluto archiviare la pratica. Calabretta – che investiga su Acqua Marcia anche in merito a un altro filone in cui si ipotizza una bancarotta fraudolenta da centinaia di milioni di euro – dovrà ora verificare se c'è qualcosa di penalmente rilevante oppure se le consulenze dei quattro avvocati si sono svolte correttamente, come sostengono i legali.

 

guido alpa foto di bacco (1)

SOLDI E FATTURE

A Domani risulta che Alpa abbia fatturato alle società di Bellavista Caltagirone una cifra vicina ai 400 mila euro, ma di queste ne sarebbero state incassate effettivamente poco più di centomila. Meglio è andato a Caratozzolo: gli incarichi ottenuti superano il milione, di cui circa 500mila già pagati. Ivone, avvocato cassazionista che ha avviato uno studio con Fabrizio Di Marzio (condirettore insieme a Conte della rivista giuridica Giustiziacivile.com) ha ricevuto contratti per oltre due milioni di euro, di cui 1,2 milioni di euro già saldati.

 

GIUSEPPE CONTE

Secondo altre fonti vicine all’inchiesta Conte avrebbe ottenuto tra il 2012 e il 2013 conferimenti d’incarico per un valore totale di circa 400mila euro. L’ex premier senza specificare la cifra precisa disse a Domani che comunque i suoi guadagni «erano stati incassati solo in parte». Una lettera firmata da Centofanti e dal figlio di Bellavista Caltagirone, Camillo, evidenziava certamente che Conte, per fare una «ricognizione dei rapporti giuridici» di una società controllata (la Acquamare, nel cui cda siedeva lo stesso Amara) avrebbe ottenuto «un compenso pari a 150 mila euro, oltre accessori di legge come iva e cpa».

 

PREGIUDICATI

Molino Stucky Venezia

Non sappiamo se i finanzieri abbiano chiesto al numero uno dei grillini anche le fatture relative a un altro business dell’avvocato del popolo. Parliamo delle consulenze ricevute dal gruppo pugliese di Leonardo Marseglia. Un imprenditore che nel 2015 riesce a comprarsi a un prezzo stracciato uno degli alberghi di maggior pregio del gruppo Caltagirone: il Gran Hotel Molino Stucky di Venezia.

 

L’acquisto è stato fatto attraverso una complicata operazione finanziaria, che Marseglia ha realizzato grazie all'aiuto decisivo di due consulenti. Il solito Conte, che aveva lavorato poco tempo prima per la controparte e conosceva bene i documenti del concordato, e l’architetto pugliese Arcangelo Taddeo, che era stato voluto da Marseglia nonostante fosse stato da poco condannato in primo grado a 17 anni di carcere per bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere, pena poi confermata (ma ridotta a sette anni) in Cassazione.

 

giuseppe conte l'aria che tira 3

Come mai Conte, capo politico di un movimento che ha fatto della guerra ai conflitti di interesse un mantra, ha accettato di lavorare all’acquisizione del Molino Stucky nonostante avesse lavorato già per Caltagirone? E perché ha chiuso un occhio sul fatto che avrebbe lavorato braccio a braccio con un tecnico comunale condannato da poco a 17 anni di galera? «Non vedo nessun conflitto di interessi per quel che mi riguarda: trattasi infatti di epoche diverse, l’incarico per Marseglia risale a due anni dopo», aveva detto Conte a Domani, per poi aggiungere: «Taddeo? Secondo voi dovevo per principio evitare l’operazione Molino Stucky perché c’era un condannato per bancarotta?».

Leonardo MarsegliaMOLINO STUCKY VENEZIA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”