papa francesco bergoglio sedia a rotelle

“MEGLIO DIMETTERMI CHE OPERARMI…” - LA BATTUTA DI PAPA FRANCESCO, DURANTE UN COLLOQUIO CON I VESCOVI ITALIANI, HA MANDATO IN TILT IL VATICANO - BERGOGLIO E’ COSTRETTO DA PIÙ DI UN MESE SU UNA SEDIA A ROTELLE PER VIA DI UN DOLORE AL GINOCCHIO CHE NON LO MOLLA - DI RINUNCIA SI ERA GIÀ PARLATO UN ANNO FA, QUANDO BERGOGLIO FU RICOVERATO PER UN INTERVENTO AL COLON - E POI CI SONO DUE INDIZI: HA INDETTO IL 27 AGOSTO UN CONCISTORO PER LA CREAZIONE DI 16 NUOVI CARDINALI ELETTORI E, NEI GIORNI SUCCESSIVI, UNA RIUNIONE STRAORDINARIA TRA TUTTI I PORPORATI PER PARLARE DELLA RIFORMA DELLA CURIA…

1 - «MEGLIO DIMETTERMI CHE OPERARMI» LA BATTUTA DEL PAPA AGITA IL VATICANO

A. Bul. per “il Messaggero”

 

bergoglio in carrozzina 6

La frase, raccontano, l'ha buttata lì durante un colloquio privato con i vescovi italiani. Ma quella battuta che fino a un decennio fa avrebbe dipinto soltanto sorrisi divertiti sui volti dei presenti, stavolta ha fatto drizzare le antenne a più di un osservatore. «Piuttosto che operarmi mi dimetto», ha detto, con la sua solita verve, Papa Francesco, costretto da più di un mese su una sedia a rotelle per via di un dolore al ginocchio che non vuol sapere di andarsene. Eppure. Eppure in un attimo, dai corridoi del Vaticano, la voce rimbalza sui principali siti internazionali.

 

bergoglio in carrozzina 4

«Il Papa si avvicina alla fine del suo pontificato?», si chiede il Washington Post, seguito dal francese Le Figaro. Perché, oltre al precedente di Joseph Ratzinger, il primo pontefice a fare il gran rifiuto da quasi otto secoli a questa parte, chi parla della possibilità di dimissioni di Francesco legge anche altri segnali.

 

Indizi, briciole che il Papa avrebbe disseminato nelle scorse settimane per preparare la strada alla sua ipotetica rinuncia. A cominciare dall'annunciata visita del prossimo 28 agosto all'Aquila. Città, guarda caso, legata alla memoria di Celestino V, il primo - e fino a Benedetto XVI unico - capo della chiesa cattolica ad abbandonare il soglio di Pietro, nel 1294.

 

Ma c'è di più. Due giorni prima, il 26, il Pontefice ha indetto un concistoro per la creazione di 16 nuovi cardinali elettori. Una data insolita, fa notare chi crede all'ipotesi dimissioni, per convocare porporati da ogni parte del mondo sotto il sole rovente di Roma.

 

bergoglio in carrozzina 1

Non solo: nei giorni successivi Francesco ha convocato una riunione straordinaria tra tutti i porporati per parlare con loro della riforma della curia e di come la Chiesa debba adeguarsi alle sollecitazioni esterne. Un appuntamento inedito, non accompagnato da alcuna nota ufficiale di spiegazione, che alcuni hanno letto come un'occasione per dar modo ai potenziali elettori del suo successore di conoscersi, di stringere amicizie e alleanze in vista di un possibile conclave.

 

Voci non inedite, anzi. Di rinuncia si era già parlato un anno fa, quando Bergoglio fu ricoverato per un intervento al colon. «Non mi è passato neanche per la testa», chiarì poi il diretto interessato in un'intervista alla radio spagnola. Ipotesi che, ora come allora, il Vaticano torna a liquidare in modo netto. Papa Francesco, filtra da Oltretevere, ha seri problemi al ginocchio, ma non ha perso né il buonumore né la voglia di fare progetti.

A luglio sarà in Africa come da programma: prima in Congo e in Sud Sudan. Poi in Canada.

 

bergoglio in carrozzina 5

Missioni impegnative per un uomo che a dicembre compirà 86 anni, ma che è difficile interpretare come un viaggio d'addio. Parlando della sua salute, sempre in compagnia dei vescovi, il Papa ha spiegato che dalla malattia sta imparando molto. L'intervento, invece, «non lo metto in agenda: non mi va di sottopormi a una nuova anestesia - avrebbe confidato -, non mi va di tornare a fare riabilitazione». All'udienza generale di ieri, poi, è tornato sul tema della vecchiaia: «Tanti trucchi, tanti interventi chirurgici» per nasconderla. Poi ha citato le parole di una «saggia attrice italiana», Anna Magnani: «Le rughe? Non toccarle, ci sono voluti tanti anni per averle». Sono «un simbolo dell'esperienza, ha aggiunto Bergoglio. Chissà se vale lo stesso per un acciacco al ginocchio.

 

2 - FRANCESCO E IL FANTASMA DIMISSIONI

Vito Mancuso per “la Stampa”

 

bergoglio in carrozzina 2

Riflettere sulle eventuali dimissioni di Papa Francesco di cui non pochi nel mondo vociferano significa riflettere sull'essenza del papato. Cos' è il papato? Uno status sacrale o un ministero? Con le sue dimissioni del 10 febbraio 2013 Benedetto XVI ha definitivamente indicato alla coscienza cattolica contemporanea che l'identità del papato consiste nell'essere un ministero, cioè una funzione, un servizio, un compito che si deve svolgere e che, cessando le forze fisiche e psichiche per il suo svolgimento, si deve lasciare.

 

Prima delle dimissioni di Benedetto XVI "essere papa" e "fare il papa" era la medesima cosa, la persona e il ruolo si identificavano senza soluzione di continuità, e anzi, se tra le due dimensioni doveva prevalerne una, questa era certamente quella di "essere papa", mentre passava in secondo piano il fatto di avere o no le piene possibilità di poterlo fare. Giovanni Paolo II ebbe una lunga e conclamata malattia, non poteva più "fare" il papa, ma lo era, e ciò bastava.

bergoglio in carrozzina 3

 

Prevaleva la dimensione sacrale legata allo status, al carisma, all'essere. Non a caso Giovanni Paolo II, quando qualcuno gli prospettava l'ipotesi delle dimissioni, era solito ripetere: «Dalla croce non si scende». Benedetto XVI volle forse scendere dalla croce? No, piuttosto considerò il papato un ministero, un servizio da prestare, e quindi giunse a riconoscere pubblicamente che il calo progressivo delle sue forze fisiche e psichiche non gli permetteva più di "fare il papa". La funzione ebbe la meglio sull'essenza.

 

Tale distinzione tra persona e ruolo introdotta da Benedetto XVI con le sue dimissioni si concretizzò in queste parole dette in latino ai cardinali: «Le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino».

Nel testo originario: "munus petrinum", con il sostantivo "munus" che propriamente significa "prestazione, compito, ufficio, servizio". Il passaggio decisivo però in quel clamoroso annuncio papale di nove anni fa è quest' altro: «nel mondo di oggi».

 

BERGOGLIO IN CARROZZINA

Ecco la frase per intero: «Nel mondo di oggi per governare la barca di san Pietro è necessario anche il vigore sia del corpo sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito». Nel mondo di ieri, faceva intendere Benedetto XVI, la distinzione tra persona e ruolo poteva anche non emergere e un Joseph Ratzinger indebolito avrebbe ancora potuto continuare a essere Benedetto XVI. Nel mondo di oggi, invece, non è più così. Fu un segnale di grande autoconsapevolezza e lucidità.

 

L'errore a quel tempo fu semmai quello di non essere stati conseguenti fino in fondo, comprendendo che, con la rinuncia al ministero petrino, si decade anche dal titolo che esso comporta, e che quindi non ha propriamente senso denominare oggi Joseph Ratzinger "Papa emerito".

BERGOGLIO NON PRESIEDE LA MESSA DELLA DIVINA MISERICORDIA

 

Lo si può fare per comprensione e gentilezza, così come in ambito laico ci si rivolge a chi ha ricoperto una carica presidenziale continuando a chiamarlo informalmente presidente, ma, come il presidente della Repubblica italiana è Sergio Mattarella e Giorgio Napolitano non è presidente emerito ma solo ex presidente e senatore a vita, allo stesso modo avrebbe dovuto essere per la Chiesa: un Papa che si dimette da Papa non è più Papa, né emerito né di altro tipo.

 

Ha avuto l'incarico di esercitare il "munus petrinum", ma poi, lasciato l'incarico, è solo un ex Papa. Per questo Ratzinger non avrebbe dovuto continuare a vestirsi di bianco, ma avrebbe dovuto tornare a vestirsi di nero, o di rosso, non più però di bianco.

Se le cose fossero andate così, oggi Papa Francesco avrebbe molto meno difficoltà a dimettersi da Papa e a tornare a essere semplicemente Jorge Mario Bergoglio.

 

papa francesco angelus

Al momento però non lo può fare perché l'eventuale presenza di ben due papi emeriti accanto al nuovo Papa nella pienezza dei poteri creerebbe obiettivamente una situazione imbarazzante: tre papi nello stesso momento, vivi e presenti in Vaticano. Li riuscite a immaginare in una foto tutti e tre vestiti di bianco? L'interrogativo in ogni caso è sempre il medesimo di allora: «nel mondo di oggi» papa Francesco è in grado di continuare a guidare la barca di Pietro come essa richiede?

 

Nove anni fa Benedetto XVI rispose nel modo che sappiamo, oggi è solo la coscienza di Papa Francesco a poter rispondere e certamente essa lo illuminerà nel modo migliore. Una cosa comunque, a mio avviso, deve essere chiara: che se papa Francesco si dimetterà, dovrà compiere un ulteriore passo in avanti rispetto al suo predecessore e rinunciare anche alla qualifica di "Papa emerito" e alla veste bianca. Sarebbe la maniera migliore di augurare buon lavoro al suo successore. -

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO