“UN ALLARME INUTILE, NON È STATO PROFESSIONALE” - IL PENTAGONO CACCIA IL CAPITANO DELLA ROOSEVELT CHE HA DENUNCIATO IL DILAGARE DEL VIRUS SULLA PORTAEREI USA – IL COMANDANTE HA TRASFORMATO L’ODISSEA DELLA NAVE IN UN CASO MONDIALE. A BORDO MALATI GIA’ PIU’ DI 100 MARINAI...

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GIANLUCA DI FEO per repubblica.it

 

Punito perché ha fatto di tutto per salvare i suoi marinai. L'odissea della Roosevelt, la prima portaerei nucleare americana colpita dal virus, vive un nuovo capitolo. Destinato ad animare discussioni ancora più accese.

portaerei Roosevelt brett crozier portaerei Roosevelt brett crozier

 

Il vertice dell'Us Navy ha rimosso il comandante Brett Crozier che ha scritto ai suoi superiori chiedendo di evacuare la nave per impedire che il morbo decimasse l'equipaggio. Non viene ritenuto responsabile di avere fatto trapelare la missiva al "San Francisco Chronicle", trasformando la vicenda in un caso internazionale, ma di non avere mostrato "adeguata professionalità". Una storia drammatica, che sembra la trama di un film e ricorda Orizzonti di gloria di Stanley Kubrik, con i soldati mandati alla corte marziale per avere rifiutato un attacco suicida. La Roosevelt però non è impegnata in nessun conflitto: nonostante questo il Pentagono vuole che rimanga in condizioni di combattere. Senza curarsi dell'epidemia, che ha fatto cadere ammalati già più di cento marinai.

 

 

portaerei Roosevelt portaerei Roosevelt

La portaerei - chiamata "The Big Stick" ossia "Il Grande Bastone" perché da trent'anni ha usato la sua potenza di fuoco in tutte le guerre americane - era in missione nelle acque del Pacifico. Dopo una sosta in Vietnam, il Covid-19 ha cominciato a mietere vittime. Dal 24 marzo i malati sono aumentati rapidamente: prima tre, poi quindici. La nave ha fatto rotta verso Guam, la base principale del Pacifico, ed è stato trasmesso l'ordine di mettere i contagiati in isolamento. Ma sulla portaerei lunga 333 metri quasi 5mila persone vivono a stretto contatto: la quarantena è impossibile. "A causa degli spazi limitati di una nave da guerra, non la stiamo facendo. La diffusione del male continua e sta accelerando", ha scritto il comandante. E ha invocato una decisione drastica: "Togliere gran parte del personale da una portaerei in missione e isolarlo per due settimane può sembrare una misura straordinaria. Ma è un rischio che bisogna correre. Tenere più di 4mila giovani sulla Roosevelt li espone a un pericolo non necessario e distrugge la fiducia che hanno verso di noi".

 

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Il capitano Brett Crozier ha implorato il quartier generale: "Serve una decisione politica ma è la cosa giusta da fare. Non siamo in guerra, non c'è bisogno di fare morire i marinai. Se non agiamo subito, falliremo nel prenderci cura del nostro bene più prezioso: l'equipaggio".

 

 

 

La sua lettera è stata ignorata per due giorni. Poi è uscita sulla stampa. Il ministro della Difesa Mark Esper ha dichiarato di non averla letta, ma di non condividere la linea del comandante. Il sottosegretario alla Marina Thomas Modley ha detto di essere turbato perché un capitano ritiene che la Us Navy non si prenda cura del suo personale. E poi ha specificato: "Non siamo in disaccordo con il comandante, ma stiamo agendo in maniera molto metodica perché non si tratta di una nave da crociera. Sulla Roosevelt ci sono armi ed aerei. L'evacuazione non è necessaria".

 

Quindi la decisione: solo 2700 marinai scenderanno a terra, il resto dovrà garantire l'operatività della portaerei. Non si abbandona una nave da guerra, anche se non c'è una guerra. La Roosevelt con i suoi novanta tra aerei ed elicotteri deve tenere alta la bandiera a stelle e strisce nel confronto con la Cina. A qualunque costo. I contagi accertati sono 93, mentre altri 86 mostrano i sintomi. Sono tutti giovani e nessuno ha avuto finora bisogno del ricovero. Non c'è modo però di impedire che il virus prosegua il suo assalto perché non si può "sanificare" una fortezza galleggiante.

portaerei Roosevelt portaerei Roosevelt

 

Il capitano Brett Crozier è un ufficiale tutto d'un pezzo, cresciuto nel mito di "Top Gun": alla guida di un cacciabombardiere F-18 Hornet è stato per mesi e mesi in azione sull'Iraq. Ha preso il comando della Roosevelt soltanto a novembre, ma di fronte alla situazione a bordo non ha esitato a rischiare la sua carriera per proteggere la salute dell'equipaggio. Ed è stato punito. "Ha fatto suonare un campanello d'allarme che non era necessario", ha sancito il sottosegretario Modley: "Ha permesso che la complessità dell'affrontare l'epidemia a bordo gli impedisse di agire con professionalità mentre agire con professionalità era la cosa più importante di tutte in questo momento".

 

Non finirà qui. Quello che avviene sulla Roosevelt sta accadendo in tutte le forze armate statunitensi. Ci sono contagi su altre unità della flotta, incluso un sottomarino nucleare. E malati nelle basi sparse in ogni angolo del pianeta: navi e caserme hanno spazi ristretti, dove è impossibile mantenere le regole di ingaggio rispettando le distanze di sicurezza. Un ufficiale è morto per il virus, altri militari sono in condizioni gravi. E si ripete lo stesso dilemma: bisogna privilegiare l'operatività o la tutela delle persone? Con la decisione di rimuovere Crozier il Pentagono ha dato un segnale chiaro: la priorità è obbedire, in silenzio.

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