massimo tammaro alpi aviation

DALLE “ALPI” A PECHINO (E TEHERAN) - L'AD DELL’AZIENDA FRIULANA “ALPI AVIATION”, FINITA NEL MIRINO DELLA GUARDIA DI FINANZA PER VIOLAZIONE DELLA LEGGE SU EXPORT MILITARE E GOLDEN POWER, È MASSIMO TAMMARO, EX COMANDANTE DELLE FRECCE TRICOLORE E GIÀ MANAGER FERRARI - LA SOCIETÀ ERA STATA GIÀ PERQUISITA PER IL SOSPETTO DI VIOLARE L’EMBARGO CON L’IRAN - PER CAPIRE COSA È SUCCESSO BISOGNA TORNARE AI TEMPI DEL GOVERNO FILOCINESE CONTE UNO. ERA IL LUGLIO 2018 QUANDO LA “ALPI” VIENE ACQUISTATA PER IL 75% DA MARS INFORMATION TECHNOLOGY, DIETRO CUI SI CELA IL FONDO CCUI, DI PROPRIETÀ DEL COLOSSO STATALE DEI TRENI CRRC (INSERITO NELLA BLACK LIST DI TRUMP)

massimo tammaro 1

 

 

I NOSTRI DRONI FINISCONO IN MANI CINESI? - LA GUARDIA DI FINANZA HA DENUNCIATO SEI MANAGER (TRE ITALIANI E TRE CINESI) DELLA FRIULANA ALPI AVIATION PER VIOLAZIONE DELLA LEGGE SULL’EXPORT MILITARE E DELLA NORMATIVA GOLDEN POWER - LA SOCIETÀ ERA PASSATA NEL 2018 CON “MODALITÀ OPACHE” NELLE MANI DI DUE SOCIETÀ STATUALI DI PECHINO SENZA LE NECESSARIE COMUNICAZIONI - L’AZIENDA NEGA, ORA PALLA ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, CHE POTREBBE ANCHE...

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/nostri-droni-finiscono-mani-cinesi-nbsp-guardia-finanza-ha-281573.htm

alpi aviation 2

 

 

I DRONI ITALIANI NELLE MANI DI PECHINO "VOLEVANO TRASFERIRE TUTTO IN CINA"

Gianluca Paolucci per “La Stampa”

 

drone strix df alpi aviation 5

Un gioiello della tecnologia per uso militare, la Alpi Aviation di Pordenone, è finita in mano cinese e stava per trasferire a Pechino brevetti e tecnologia. I suoi droni sono stati utilizzati dalle nostre forze armate nel complesso teatro afgano fin dal 2011 e dalle forza di polizia non solo italiane per operazioni di vigilanza e controllo.

 

Un settore strategico e iper-protetto, quello della tecnologia per uso militare che però malgrado la regolamentazione molto rigida non ha impedito che la Alpi Aviation venisse acquisita - tramite una serie di schermature societarie - da una fondo riconducibile al governo cinese.

giorgio napolitano massimo tammaro

 

Secondo la ricostruzione della procura di Pordenone, che ieri ha ordinato una serie di perquisizioni e sequestri a carico di sei persone, tre italiani e tre di nazionalità cinese, contestando la violazione delle norme sull'export di armamenti e della Golden power sulla tutela delle attività strategiche, la Alpi Aviation si stava preparando a trasferire la produzione - compresi gli Uav, Unmanned armed vehicle, i droni armati per uso militare - a Wuxi, in Cina.

 

massimo tammaro 7

La genesi dell'affare risale al 2018: nel luglio di quell'anno la Mars (Hk) Information Technology Limited compra il 75% della Alpi Aviation per 3,995 milioni di euro. L'acquirente, una società con sede a Hong Kong, è controllata dalla China Corporate Investment Holding. Secondo il decreto di perquisizione, «nonostante la schermatura di plurime altre società, (la Mars di Hong Kong) risulta riconducibile al governo della Repubblica Popolare cinese».

 

XI JINPING GIUSEPPE CONTE

Contestualmente all'ingresso nel capitale, secondo quanto ricostruito dalle indagine della Guardia di finanza, «venivano avviate azioni () per il trasferimento della tecnologia e la delocalizzazione produttiva delle attività Uav in Cina, nella città di Wuxi» senza le autorizzazioni previste dalla normativa (in particolare l'articolo 13 della legge 185/1990).

 

Il decreto cita una serie di scambi di email tra gli indagati dai quali risulta che il progetto prevede il completamento del trasferimento entro il 2021. Sempre secondo il decreto, la Alpi avrebbe omesso di riferirsi ai suoi droni armati in una serie di documenti relativi all'export in Cina di modelli per esposizioni, «occultandoli» sotto la dicitura generica di aeromobili.

 

drone strix df alpi aviation

Un escamotage già utilizzato dall'azienda friulana in almeno altre tre occasioni: in India nel 2013, in Brasile nel 2016/17 e in Messico nel 2015 i modelli della Alpi sono stati trasferiti per fiere ed esposizioni come «modelli di aeroplano», «materiale marketing» o utilizzando il codice doganale dei giocattoli.

 

La genesi dell'indagine è però ancora più inquietante: il sospetto, ricorda lo stesso decreto, che i droni di Alpi potessero essere esportati in Iran. Nata nel 1999 per la produzione di aerei, ultraleggeri, la Alpi si è successivamente dedicata alla progettazione di Uav. Il suo prodotto di punta, lo Strix, con varie evoluzioni è utilizzato dalle Forze armate da oltre 10 anni.

 

drone strix df alpi aviation 2

L'indagine della Gdf ha sollevato preoccupazioni anche dal lato politico: Debora Serracchiani, presidente del gruppo Pd alla Camera, ha rilevato come «le relazioni con Cina richiedano di essere mantenute senza timidezza, avendo sempre presente la pulsione espansiva di quel paese».

 

2 - DRONI A SHANGHAI, SOTTO INCHIESTA L'EX COMANDANTE DELLE «FRECCE»

Claudio Antonelli e Alessandro Da Rold per “La Verità”

drone strix df alpi aviation 4

 

Dopo l'Iran, la Cina. Alpi Aviation - azienda di componentistica per aerei, droni, elicotteri, con accordi commerciali con il ministero della Difesa, singole Forze armate e Leonardo - finisce di nuovo sotto inchiesta.

 

Se a marzo la società il cui amministratore delegato è Massimo Tammaro, già comandante delle Frecce tricolori, era stata perquisita per il sospetto di violare l'embargo con Teheran, ora invece a finire nel mirino della Procura di Pordenone (sostituto procuratore Carmelo Barbaro) sono i rapporti con la Cina.

 

attuale schema di partecipazione e controllo della alpi aviation (guardia di finanza)

Secondo l'accusa, i sei amministratori della società (Wei Jianhua, Corrado Rusalen, Qi Rong, Li Xia, Moreno Stinant e appunto Tammaro) avrebbero in concorso tra loro violato la legge 185 del 1990 che regola la vendita di materiali d'armamento all'estero.

 

Avrebbero esportato in Cina armamenti militari e tecnologie avanzate senza autorizzazione, ma soprattutto avrebbero violato le norme del golden power che regola la cessione di quote o di contratti in capo alle aziende strategiche. Rischiano fino a 12 anni di carcere e multe fino a 280 milioni di euro. Per capire la realtà di Alpi Aviation bisogna però fare un piccolo passo indietro.

 

E tornare al luglio del 2018, in pieno governo filocinese Conte uno (a marzo del 2019 viene firmato il memorandum della Via della Seta), quando l'azienda friulana viene acquistata per il 75% da Mars information technology, una società di Hong Kong, dietro cui si cela, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, in realtà il fondo Ccui (China corporated united investment management Ltd) di Shanghai.

 

massimo tammaro 2

A sua volta azionista di Ccui è Crrc, colosso statale cinese nel settore ferroviario, concorrente di Alstom e Siemens nel mondo. L'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva inserito Crrc nella black list di aziende bandite con cui gli americani non possono avere interazioni societarie, in quanto sospettata dal dipartimento della Difesa Usa di essere un diretto fornitore dell'esercito popolare cinese. La somma corrisposta dal fondo honkonghino è stata di quasi 4 milioni di euro.

 

Non appena creata la sinergia, in ogni caso già nel 2018, il team cinese e quello italiano avrebbero iniziato a trasferire e delocalizzare la produzione di sistemi Uav (aeromobili a pilotaggio remoto) in Cina, nella città di Wuxi. Peccato che, sostiene la procura, non risultano richieste da parti di Alpi Aviation al ministero degli Esteri né altre comunicazioni alla Difesa.

 

xi jinping conte

Possibile che neppure un ex comandante della Frecce Tricolori come Tammaro, già manager Ferrari, non conoscesse le leggi sul golden power? Va precisato che l'attuale amministratore delegato ed ex colonnello, abbia preso l'incarico soltanto il 20 gennaio del 2020, mentre, secondo la procura, già un anno prima della sua nomina si era qualificato come il numero uno di Alpi Aviation proprio durante il trasferimento di tecnologia militare in Cina, anche in quel caso senza autorizzazioni ministeriali.

 

alpi aviation.

Le fiamme gialle hanno raccolto diverso materiale durante le acquisizioni. Hanno svelato numerosi incontri in Cina tra Tammaro e gli altri azionisti, durante i quali si progettava l'avvio entro la fine di quest' anno di produzione di droni militari proprio a Wuxi. In pratica, Alpi Aviation progettava di delocalizzare la produzione sul territorio cinese, senza neppure comunicarlo al governo italiano e soprattutto ai suoi partner commerciali, come Leonardo, con cui sono stati sottoscritti accordi nel 2013 e nel 2019. Per via dei legami con la società di piazza Montegrappa era persino stata chiesta lo scorso anno una deroga per non sospendere l'attività durante la pandemia, esattamente come per le altre aziende strategiche italiane. Di per sé un concetto non sbagliato.

massimo tammaro 4

 

La tecnologia di Alpi Aviation viene infatti usata dalle nostre Forze armate e i droni di Pordenone in questi anni sono stati avvistati in Afghanistan, tanto per fare un esempio. Stiamo parlando dei sistemi Uav Sixton, Strix-C, Strix D e Strix Df: uno di questi velivoli è al centro della vicenda perché sarebbe stato spostato in Cina in occasione della seconda edizione internazionale della Fiera dell'import di Shanghai.

 

drone strix df alpi aviation 1

La società, in una nota, «nega con fermezza che nella condotta si debbano ravvisare violazioni delle norme a tutela del "golden power" e alla legislazione che regolamenta il trasferimento di informazioni strategiche o di tecnologia al di fuori del territorio nazionale, si riserva ogni azione a tutela della propria immagine».

drone strix df alpi aviation 3

 

L'intervento a gamba tesa degli inquirenti ha permesso di raccogliere le informazioni necessarie alla magistratura per valutare il rischio connesso alla sicurezza nazionale e al tempo stesso le effettive condotte dei soggetti finiti nell'ordinanza. D'altra parte adesso sarà chiamato in ballo direttamente Palazzo Chigi.

 

Nei giorni scorsi la Gdf ha infatti spedito agli uffici di competenza una nota contenente le informazioni di massima affinché il Comitato del golden power possa intervenire e giudicare ex post. Ci sono infatti due piani ben distinti in questa vicenda: quello giudiziario che farà il suo corso e quello politico che valuta l'opportunità di collaborare a condividere aziende con Pechino. Ci auguriamo che Tammaro e gli altri manager coinvolti siano estranei alle accuse e innocenti. Ciò non esclude che possa essere avvenuto ugualmente un trasferimento di tecnologia financo in buona fede.

massimo tammaro 3

 

A maggior ragione bisogna rafforzare il monitoraggio, tarare le maglie dei filtri del golden power e unire in una sola filiera la capacità di prevenzione del comitato di golden power. Certo, l'arrivo di Mario Draghi ha impresso a tutti gli organi dello Stato una visibile sterzata filo occidentale. Le antenne adesso sono molto più alzate. Sarà anche il caso di approfittare della nuova agenzia di cyber security per tirare le fila di quella che i francesi chiamano «ecole de guerre economique» e che da noi è ferma alla fase dei desiderata.

massimo tammaro 5alpi aviation. massimo tammaro il presidente cinese xi jinping, il ministro degli esteri wang yi, il vicepremier di maio e il premier contepioneer alpi aviation

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...