carcere lorusso e cutugno torino guardia penitenziaria

“OGGI CI SIAMO DIVERTITI, LI ABBIAMO MENATI, SEMBRAVA UNA PRIGIONE DI ISRAELE DEGLI ANNI ’50” – ALTRE INTERCETTAZIONI CHOC DAL CARCERE DI TORINO “LORUSSO E COTUGNO”, DOVE LE GUARDIE TORTURAVANO I DETENUTI CON BOTTE, SPUTI E UMILIAZIONI PSICOLOGICHE – IL RACCONTO DI MOHAMED: “MI DICEVANO CHE DOVEVO MORIRE, HO RISPOSTO E SONO ARRIVATE LE BOTTE. DOPO LA DENUNCIA UN ALTRO PESTAGGIO” – CHI HA INFORMATO IL COMANDANTE DI AVERE IL TELEFONO INTERCETTATO?

1 – “ADESSO DEVI FIRMARE UN FOGLIO, DOVE DICI CHE SEI UN FIGLIO DI PUTTANA” - BOTTE, INSULTI, SEVIZIE E VESSAZIONI NEL CARCERE TORINESE “LORUSSO E COTUGNO”

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-adesso-devi-firmare-foglio-dove-dici-che-sei-figlio-242740.htm

CARCERE DI TORINO LORUSSO E CUTUGNO

 

2 – LE INTERCETTAZIONI CHOC DAL CARCERE DI TORINO "OGGI CI SIAMO DIVERTITI, LI ABBIAMO MENATI"

Giuseppe Legato per “la Stampa”

 

Ad agosto del 2019 la procura di Torino aveva già chiaro cosa stesse accadendo nella "pancia" del carcere Lorusso e Cutugno. Botte, sputi, pestaggi, umiliazioni ai detenuti. In una parola torture. Uno degli agenti indagati ha il telefono intercettato. Nelle cuffie degli investigatori finisce una chiamata alla fidanzata. «Oggi ci siamo divertiti. Sembrava un carcere di Israele degli anni Cinquanta». Lei domanda: «Li avete menati di nuovo?». Silenzio, pausa: «Sì».

carcere

 

Secondo il pm Francesco Pelosi, titolare dell'inchiesta che scuote uno dei più importanti penitenziari italiani, è questo uno dei tanti casi in cui nemmeno si conoscono i nomi delle vittime. Ma dei presunti picchiatori di professione sì.

 

«E la ventina di episodi emersi sono solo la punta di un iceberg» racconta un investigatore. Non potrebbe essere altrimenti a meno di non leggere ulteriori conversazioni finite agli atti dell'inchiesta: «Cosa vuoi che dicano? - dice uno dei secondini indagati a un collega -. Nemmeno li abbiamo portati in infermeria a farsi refertare. Vale di più la parola di un pedofilo o di un pubblico ufficiale?».

 

DOMENICO MINERVINI

Dunque altre lesioni, altre torture sarebbero avvenute e se non sono contestate nella lunga lista dei capi di imputazione notificati agli indagati è solo perché non si è raggiunto il livello necessario della prova contro qualcuno. Negli atti allegati al fascicolo emergono le riunioni che gli agenti tenevano per concertare insieme al loro comandante le versioni «dolosamente false» a discolpa per disinnescare le segnalazioni giunte al direttore. Il comandante li copriva.

 

Quando il detenuto Diego Sivera segnalò le prime violenze, Giovanni Battista Alberotanza, comandante della polizia penitenziaria, avviò un'indagine interna. E andò a sentire il detenuto: «Lo sai - gli avrebbe detto in premessa - che se poi vieni smentito dagli agenti rischi di essere condannato per calunnia e dovrai stare in carcere ancora di più». Sivera ha colto il messaggio e ha rinunciato a raccontare.

MONICA GALLO

 

Lo ha fatto in seguito alla garante dei detenuti di Torino Monica Gallo che ha girato le segnalazioni al comandante e in copia alla procura. Oggi spiega: «Era un atto doveroso ascoltare i detenuti. E' il mio lavoro».

 

Ma secondo le accuse sono in pochi ad avere fatto la propria parte. Non il direttore Domenico Minervini «che ha omesso di trasmettere le segnalazioni delle presunte violenze» e si sarebbe limitato a "spostare" periodicamente un ispettore indagato in altro settore. Né il comandante degli agenti, difeso dal legale Antonio Genovese. Che viene informato dell'esistenza di un'indagine da due sindacalisti.

 

«Comandante hai il telefono intercettato» gli dice uno dei due. Chi li ha informati? Al momento non si sa. Si conosce invece un'altra inchiesta che inguaia altri 12 agenti della penitenziaria del carcere. Secondo il pm Vito Destito portavano droga e telefonini all'interno dell'istituto per cederli ad alcuni detenuti. Sono già stati interrogati nei mesi scorsi a attendono l'avviso di conclusione indagini.

CARCERE DI TORINO LORUSSO E CUTUGNO

 

3 – IL RACCONTO DELL'INFERNO "IO PRESO A CALCI IN PANCIA SULLE FERITE DELL'OPERAZIONE"

Lodovico Poletto per “la Stampa”

 

L'italiano è approssimativo. I fatti no. E i calci dati con le scarpe pesanti della divisa sulla ferita non ancora guarita dell'operazione all'addome fanno male anche soltanto a sentirne parlare. «Io non posso stare malato in carcere con dolori da morire, per colpa di una guardia di quel brigadiere».

 

E se anche la frase è sconclusionata il senso è chiaro: non posso morire qui dentro per colpa di quei due agenti che mi hanno preso a botte. La lettera è agli atti. L'ha scritta un uomo di origini marocchine, si chiama Mohamed Chikhi, ha 49 anni. Ha una condanna per omicidio e ancora tre anni da scontare. Ha una cella nel blocco B sezione decima.

DOMENICO MINERVINI

 

Il suo racconto, verbalizzato dai magistrati che hanno scoperchiato il bubbone delle violenze nel carcere Lorosso e Cutugno di Torino; e anche se questa non è una storia di torture nel senso stretto del termine è una storia di violenza: gratuita. E di coperture. Mohammed racconta che era stato operato da poco per un'ulcera all'addome. A metà aprile dello scorso anno un giorno si sente male. Gli altri detenuti lo soccorrono e chiamano le guardie. Il blocco B è un posto dove tra detenuti c'è molta socialità.

CARCERE DI TORINO LORUSSO E CUTUGNO

 

Si gira tra le celle. Mohamed è circostanziato: «La guardia è tornata con una pastiglia di Buscopan presa in infermeria: «Mi ha detto muori pezzo di merda e me l'ha buttata per terra». Mohamed reagisce. Dice: «Soltanto a parole». Il seguito è scontato. «Dopo un po' è arrivato il capo posto e mi ha detto che il brigadiere mi voleva vedere, e mi hanno portato da lui».

 

Ed è qui, in una stanza al primo piano, che sarebbe avvenuto il pestaggio. «La guardia - racconta Mohamed - mi ha dato un calcio alla gamba e io sono caduto». E ancora: «Mentre ero a terra quello ha iniziato a darmi calci nella pancia e altre botte, proprio sulla ferita dell'operazione». Uno, due, tre: quanti non sa dirlo. Ma tanti, è sicuro. In carcere le regole sono chiare: i detenuti sanno che uno sbaglio si paga. Ma sanno anche che i graduati della polizia penitenziaria sono la garanzia che tutto avvenga senza problemi.

 

DOMENICO MINERVINI 1

Senza eccessi. Ecco, ciò che più lo indigna è il fatto che il brigadiere abbia lasciato fare: «Non ha alzato la mano per fermarlo, no niente». La storia è stata raccontata la prima volta dal detenuto all'avvocato Domenico Peila. Che conferma: «Dopo quel fatto sono accadute altre cose e il mio assistito si è visto negare la possibilità di accedere a permessi e benefici: un danno grave per lui». Il seguito è più o meno questo.

 

Dopo il pestaggio il detenuto chiede una visita perché sta male: e vengono riscontrate lesioni. E chiede anche di andare a rapporto: vuole presentare una denuncia. E qui la questione diventa complicata. Agli atti non viene messo nulla. Mohamed viene riportato in cella, la denuncia mai formalizzata.

 

CARCERE DI TORINO LORUSSO E CUTUGNO

E lui si ritrova pestato un'altra volta: denunciare, far aprire fascicoli e inchieste per vicende interne non è una buona pratica per il mondo che si agita dietro le sbarre. Non è una buona pratica e si paga cara. La storia di Mohamed è finita comunque negli atti dell'inchiesta torinese. Ci sono stati interrogatori e verifiche. La carte sono sul tavolo del magistrato; l'interrogatorio è uno dei mille atti di questi mesi d'inchiesta. Mohamed è ancora detenuto nel padiglione B, sezione decima.

 

Non ha ottenuto i benefici in cui sperava: in galera basta una rapporto non favorevole per ritrovarsi nell'inferno. L'italiano è approssimativo, ma il concetto è chiaro: «Signor giudice se io non ho fatto del male a lui, perché lui ha fatto a me quelle cose con botte e calci? Tanti calci nella mia pancia, proprio dove mi avevano appena operato».

 

 

 

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…