aldo elena gioia giovanni limata

“RICORDA, DOBBIAMO STERMINARLI TUTTI” – GLI AGGHIACCIANTI MESSAGGI TRA ELENA GIOIA E GIOVANNI LIMATA PRIMA CHE UCCIDESSERO IL PADRE DI LEI, ALDO – I DUE FIDANZATI DEFINIVANO GLI ULTIMI DETTAGLI DELLA STRAGE CHE VOLEVANO COMPIERE. LUI ERA IN STRADA, LEI GLI DESCRIVEVA LA SITUAZIONE PER FARLO ENTRARE: “SI È ADDORMENTATO, SALI”. POI LE SETTE COLTELLATE, IL PANICO E LA FUGA – LA MADRE: “ANCHE SE VOLEVA FARCI UCCIDERE TUTTI, NON LA LASCIO SOLA”

1 - UCCISO DAL FIDANZATO DELLA FIGLIA 18ENNE «RICORDA, LI DOBBIAMO STERMINARE TUTTI»

Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”

 

aldo gioia

Come fossero la scatola nera di una storia dove il nero è dappertutto, gli smartphone di Elena e Giovanni raccontano le ore e i minuti che precedono la morte di Aldo Gioia, ucciso venerdì sera poco prima delle 23 nella sua casa al quinto piano di un palazzo di corso Vittorio Emanuele, nel centro di Avellino.

 

Elena è la figlia di Aldo, ha da poco compiuto diciotto anni, e con il padre ha smesso di andare d'accordo quando lui le ha detto di chiudere con Giovanni. Perché Giovanni Limata non è mai stato un bel tipo. Uno che con la droga si è rovinato il cervello fino ad arrivare all'autolesionismo, e che a 23 anni ha messo insieme più denunce per rissa che ore passate a lavorare.

giovanni limata

 

Venerdì sera Elena è chiusa nella sua stanza e scambia continui messaggi con Giovanni. Ma non si scrivono frasi da ragazzi innamorati, stanno definendo gli ultimi dettagli per ammazzare Aldo, e non solo lui. Giovanni è giù in strada, e ha in tasca un coltello da cacciatore. Elena gli descrive la situazione in casa, e gli ricorda quello che si sono già detti: «Dobbiamo sterminarli tutti».

 

Non deve morire solo il padre: deve morire anche la madre, Liana Ferrajolo, perché pure lei è contraria al loro amore. E deve morire anche Emilia, la sorella più grande di Elena, che la pensa come i genitori. Ritengono di aver organizzato tutto i due fidanzati.

 

Deve solo accadere quello che accade tutte le sere: ognuno chiuso nella propria camera e solo Aldo - che ha 53 anni e lavora come impiegato alla Fca di Pratola Serra - in soggiorno davanti alla tv. Lì, puntualmente, cede al sonno. E infatti il messaggio che Giovanni aspetta è proprio quello: «Si è addormentato, sali».

ELENA GIOIA

 

Senza che la madre e la sorella se ne accorgano, Elena gli fa trovare la porta socchiusa. Giovani entra e si scaglia su Aldo. Una coltellata, poi un'altra e un'altra ancora. Alla fine saranno sette i colpi che massacrano il papà di Elena. Ma ammazzare un uomo addormentato non è come fare a botte in strada. Giovanni va nel panico, e quando vede Emilia e Liana entrare nel soggiorno urlando non riesce ad aggredire anche loro.

 

Ha paura, scappa schizzando sangue sul pianerottolo, lungo le scale e nell'androne. Il piano è saltato, Elena ora deve farsi venire un'idea. Tira fuori la solita storia del rapinatore spuntato da chissà dove, come ai tempi del massacro di Novi Ligure provò a fare Erika dopo aver ucciso, con l'aiuto del fidanzato Omar, la madre e il fratellino. Ma non è una storia che sta in piedi, quella che racconta Elena, anche perché Liana e Emilia sono vive, e lo sanno che cosa è successo.

 

aldo gioia.

Ma lei la ripete per ore alla polizia, mentre la madre e la sorella sono troppo sconvolte e non riescono a dire nulla davanti a Elena che mente. Però le contraddizioni sono tante, e di fronte alla diciottenne ci sono investigatori esperti.

 

Le domande degli uomini della Squadra Mobile e del pm di turno della Procura guidata da Domenico Airoma - il magistrato che risolse l'omicidio di Fortuna Loffredo - fanno andare la diciottenne in contraddizione. Il resto lo raccontano i messaggi WhatsApp. C'è riportato il numero di Giovanni in quelle conversazioni, e in questura ci mettono un attimo a identificarlo e ad andare a cercarlo al suo paese, Cervinara, dove lui si è nascosto a casa dei genitori. La resistenza di Limata alle accuse dura poco o niente.

macchia di sangue dopo l'omicidio di aldo gioia

 

Non lo inchiodano solo i messaggi: ha lasciato impronte dappertutto, a cominciare dal coltello. E poi lo sanno tutti che odiava Aldo, una volta in strada addirittura lo minacciò con una sciabola. Giovanni capisce che gli conviene confessare, ma prova a giocarsi l'unica carta che gli resta, un classico in casi del genere: accusa Elena.

 

elena gioia

Dice che l'idea è stata sua, che lui ha provato a convincerla a rinunciare, ma lei insisteva e alla fine ha ceduto perché cosi avrebbero potuto vivere liberamente il loro amore. E invece l'unica cosa che probabilmente ancora faranno insieme sarà comparire imputati al processo per omicidio.

 

 

2 - OMICIDIO AVELLINO, MAMMA LIANA: «MIA FIGLIA HA PENSATO DI AMMAZZARCI MA NON POSSO LASCIARLA SOLA»

Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”

 

IL SANGUE NEL PIANEROTTOLO DI ALDO GIOIA

Liana ha capito subito tutto. Probabilmente ha anche riconosciuto subito l’assassino di suo marito, Aldo Gioia. In un attimo le sono passati davanti agli occhi mesi e mesi di discussioni e litigi con la figlia più piccola.

 

Le sono tornati alla mente quei discorsi di Elena che sembravano così insensati e dettati solo dalla sua ingenuità adolescenziale. Quando urlava che lei con Giovanni ci sarebbe rimasta «a qualunque costo». E diceva: «Poi vedrete», prima di sbattere la porta e chiudersi nella sua stanza.

 

IL SANGUE NEL PIANEROTTOLO DI ALDO GIOIA

Sette coltellate al marito

Sua mamma ha capito tutto subito ma disperatamente ha provato a non crederci. E mentre Elena in questura continuava a ripetere che quello che aveva accoltellato suo padre era un rapinatore, uno che voleva derubarli e chissà come era riuscito a infilarsi in casa loro, Liana stava zitta. Non riusciva a dire una parola.

 

Guardava verso Emilia, l’altra figlia, ma non apriva bocca. Solo quando è arrivata la notizia che Aldo non ce l’aveva fatta, che quelle sette coltellate lo avevano ammazzato, Liana ha realizzato di non poter continuare a illudersi che con il tempo tutto potesse tornare a posto.

elena gioia

 

Magari un giorno, al ritorno di suo marito dall’ospedale, ne avrebbero parlato in famiglia e insieme avrebbero trovato una soluzione, una via d’uscita che non segnasse per sempre la vita di Elena.

 

L’istinto di madre

«Basta. Basta», ha ripetuto sconvolta dal dolore. E in quel momento le bugie di sua figlia hanno iniziato a sbriciolarsi. E Elena stessa si è accorta di non poter insistere ancora con quella storia della rapina.

 

 Davanti alle domande degli uomini della Squadra Mobile ha iniziato a contraddirsi, ad attorcigliarsi in una ricostruzione sempre meno credibile. Fino a quando non le è rimasto altro da fare che rassegnarsi a qualche ammissione. Ma senza mai dare l’impressione di volersi liberare di un peso, senza mai lasciarsi andare a una collaborazione completa.

 

E in quel momento è stata ancora sua madre a pensare a come proteggerla: «Devo trovarle subito un legale, devo fare in modo che possa difendersi». Anche se ha fatto uccidere il padre e «voleva farci uccidere tutti, io non la lascio sola». Anche se la sua famiglia l’ha distrutta comunque, pure se la strage che aveva in mente non si è compiuta fino in fondo.

Giovanni Limata

 

Strategia difensiva

Liana si è attaccata al telefono e ha svegliato l’avvocato Innocenzo Massaro. «Si occupi di mia figlia, la prego». Sarà lui ad assistere Elena durante l’udienza di convalida. Toccherà a lui individuare in queste ore una strategia difensiva e portarla davanti al gip.

 

Poi avrà modo di parlare a fondo con Elena e provare a capire che cosa è successo veramente nella sua testa di diciottenne che definire ribelle sarebbe riduttivo. Ma un giorno, nemmeno lontano, sarà Liana ad andare a parlare con Elena. E quel giorno non potrà che essere drammatico per tutte e due.

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...