MONNEZZA CAPITALE: DALLA RAGGI A GUALTIERI, LA SITUAZIONE NON CAMBIA, ANZI PEGGIORA - NIENTE PULIZIA STRAORDINARIA, CASSONETTI STRACOLMI E STRADE SPORCHE - SENZA NUOVI IMPIANTI, CAMION FERMI ORE FUORI DALL’IMPIANTO DI ROCCA CENCIA. LA RACCOLTA PROMESSA DAL SINDACO PER NATALE ARRANCA: “700 TONNELLATE AL GIORNO RESTANO IN STRADA”

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Da romatoday.it

 

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Ripulire Roma è più difficile del previsto. I marciapiedi restano pieni di rifiuti e l'impianto Ama di Rocca Cencia fatica a lavorare tutta l'indifferenziata accumulata in strada

 

 

Non si salvano nemmeno le postazioni davanti alle Asl dove, su igiene e pulizia, ci si aspetterebbe un occhio di riguardo. Mentre scriviamo, in via di Boccea davanti a uno dei presidi sanitari del quadrante nord est, i passanti fanno lo slalom tra i sacchetti dell'immondizia abbandonati sui marciapiedi perché i cassonetti sono pieni. Un'istantanea che si ripete da giorni in tutta Roma o quasi. La città è alle prese con l'ennesima crisi della raccolta rifiuti e la pulizia straordinaria annunciata dal sindaco Roberto Gualtieri fatica a decollare. Il piano, lo ricordiamo, prevede 40 milioni di euro e 4mila passaggi nelle postazioni dei secchioni.

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Obiettivo, ripulire la Capitale entro Natale. Una terapia d'urto che si sta però scontrando con le ataviche carenze organizzative di Ama da una parte, con un modello di raccolta che non funziona a dovere e con un ciclo di smaltimento non autosufficiente che va in sofferenza a ogni minima falla impiantistica. 

 

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"Il problema è sulle macchine madri e riguarda l'olio idraulico, lo diciamo da anni" spiegano a RomaToday i lavoratori del gruppo Lila. È il solito problema dei mezzi con cui effettuare la raccolta. Secondo dati confermati dalla stessa assessora ad Ambiente e Rifiuti Sabrina Alfonsi, circa il 60% di squaletti e macchine "madre" sono fuori uso, attendono le operazioni di manutenzione. In particolare in decine di macchine risulterebbe compromesso l'impianto oleodinamico, a causa dell'utilizzo di un olio idraulico difettoso. Il risultato?

 

Diminuiscono i giri di raccolta, i cassonetti strabordano, il cittadino che li trova pieni lascia i sacchetti sui marciapiedi non effettuando correttamente la separazione dei materiali e l'indifferenziato aumenta (si stima da 2500 a 3000 tonnellate quotidiane). Così, nell'unico impianto di trattamento a disposizione di Ama, il Tmb di Rocca Cencia, si fatica a conferire. I pochi mezzi in azione restano fermi in fila e la raccolta rallenta ulteriormente. Come si dice, un cane che si morde la coda. 

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A peggiorare il quadro negli ultimi giorni le proteste dei cittadini. "Atti vandalici" come li ha definiti l'assessora Alfonsi in riferimento al gruppo di incappucciati che in V municipio, a Villa Gordiani, ha riversato i rifiuti in strada. Il malcontento è tanto e i lavoratori Ama, più volte oggetto di improperi da parte di residenti esasperati, non escludono che le ribellioni possano ripetersi. Nel quadrante est i disservizi risultano particolarmente pesanti e a tuonare già contro il Campidoglio a guida dem c'è il minisindaco delle Torri Nicola Franco, unico presidente di municipio di centrodestra.

 

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"Ho inviato una lettera al prefetto di Roma, al presidente della Regione Lazio, al sindaco di Roma, all'Au di Ama e al direttore generale dell'Asl Roma 2 - ha dichiarato in una nota - affinché vengano presi interventi urgenti e immediati, anche attraverso l'assunzione di provvedimenti straordinari. Il protrarsi di questa situazione di pericolo, infatti, comporterebbe un serio rischio per la salvaguardia della tutela della pubblica incolumità".

 

Al di là dei provvedimenti straordinari, la giunta Gualtieri è chiamata a rivedere anche il modello di raccolta rifiuti, tra stradale e porta a porta. A tal proposito i lavoratori di Lila propongono da anni le postazioni assistite, dove i romani verrebbero guidati nel conferimento e non sarebbe quindi più possibile gettare i sacchetti senza rispettare le regole. Un primo presidio di questo tipo era stato testato nell'era Raggi in IV municipio, ma è stato presto smantellato. 

 

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All'attualità si aggiungono poi i problemi legati al ciclo di smaltimento. Quello romano si appoggia su soli tre impianti di trattamento, i cosiddetti Tmb, quello a Rocca Cencia, due a Malagrotta della galassia Cerroni e sul termovalorizzatore di San Vittore nel Lazio. Troppo poco per coprire l'intero fabbisogno cittadino. Parte dell'indifferenziato finisce quindi in altri impianti a giro per l'Italia tra Toscana, Veneto, Abruzzo e Lazio con accordi che vengono man mano rinnovati a secondo di necessità e disponibilità.

 

A tal proposito è stato aperto un tavolo con la Regione Lazio e raggiunta un'intesa tra Ama e la società Mantova Ambiente fino al 31 dicembre 2022. Inoltre è stata chiesta la disponibilità a impianti di incenerimento e smaltimento in Toscana. Ama sta proseguendo poi nella ricerca di ulteriori sbocchi e contemporaneamente accelerando sulla sottoscrizione dei contratti con gli operatori aggiudicatari dei lotti della gara di Invitalia della scorsa estate. 

 

 

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"La città sta ripartendo. Rimettiamo in fila la catena di lavoro e seduti intorno allo stesso tavolo tutti gli attori deputati a risolvere l'emergenza rifiuti" - ha commentato Alfonsi - lavoriamo per accelerare il confronto il più possibile, cominciando a porre le basi per soluzioni durature da mettere in campo.

 

Come ho già avuto modo di dire in diverse occasioni, sono convinta che rispetto a un tema di tale portata sia necessario procedere in modo graduale e che le soluzioni possano scaturire solo dall'impegno comune di tutte le amministrazioni coinvolte, che finalmente tornano a lavorare insieme, dopo tanto tempo, per il bene di Roma". La sfida si sa è tra le più toste per la giunta appena insediata. 

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