È MORTO CICCIO GERACI, IL “TESORIERE” DI MATTEO MESSINA DENARO E TOTÒ RIINA – L’UOMO, 59 ANNI, SE N’È ANDATO PER UN TUMORE AL COLON. GERACI GIOCAVA CON MESSINA DENARO DA BAMBINO POI CHIESE IL SUO AIUTO QUANDO APRÌ UNA GIOIELLERIA A CASTELVETRANO E GLI VENNE CHIESTO IL PIZZO – MESSINA DENARO GLI FECE CUSTODIRE NEL CAVEAU 2 MILIARDI DI LIRE IN LINGOTTI D’ORO E GIOIELLI – QUANDO NEL SUO NEGOZIO SI PRESENTÒ TOTÒ ‘U CURTO…

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Estratto dell’articolo di Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”

 

 

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Non è mai stato un «uomo d’onore». Ma in pochi, dentro Cosa nostra, sono stati così vicini a Totò Riina e soprattutto a Matteo Messina Denaro. Ciccio Geraci prima della sua collaborazione con i magistrati di Palermo e Caltanissetta, è stato l’uomo più fidato del boss di Castelvetrano.

 

Tanto che MMD gli aveva affidato il suo tesoro e quello del Capo dei capi. Gioielli e lingotti d’oro per un valore di 2 miliardi di lire. Geraci è morto a 59 anni in una clinica di Milano per un tumore al colon. Lo stesso che ha colpito il boss trapanese.

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La prima vita di Geraci è a Castelvetrano. È un bambino, di due anni più giovane di MMD: «Ci conosciamo dall’infanzia perché giocavamo assieme da piccolini. Abita vicino casa mia, in linea d’aria saranno un 200 metri», metterà a verbale anni dopo.

 

Le loro strade si separano quando sono adolescenti e Messina Denaro inizia a seguire le orme del padre Francesco: «Lui ha preso la sua strada e io la mia». Ciccio Geraci apre una gioielleria con i fratelli, proprio a Castelvetrano. Poi qualcuno si presenta a chiedere il pizzo. Sono gli anni Ottanta e il controllo di Cosa nostra è soffocante.

MATTEO MESSINA DENARO ENTRA NELLA CLINICA LA MADDALENA MATTEO MESSINA DENARO ENTRA NELLA CLINICA LA MADDALENA

 

Lui sa dove andare, si rivolge al vecchio amico e trova protezione. È l’inizio della seconda vita perché Messina Denaro chiede in cambio un piccolo favore: diventare custode della cassa di famiglia.

 

Inizia a portare gioielli e contanti che Geraci nasconde nel caveau, poi quando capisce che può contare sul silenzio dell’amico, si presenta in gioielleria Totò ‘u curtu, il capo della commissione di Cosa nostra. Di incontri ce ne saranno diversi. È lui in persona, a consegnare una borsa con i gioielli delle sue donne: «Sono orecchini, collane e qualche altra cosa, tienili tu».

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Quel tesoro sarà scoperto alla fine di settembre del 1996 proprio su indicazione di Geraci, arrestato due anni prima, che in quell’anno diventa collaboratore di giustizia. In una botola profonda un metro e larga 50 centimetri, gli investigatori scoprono anelli di Cartier, spille, bracciali, orologi di lusso e 32 lingotti d’oro per due miliardi di valore. […]

 

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