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Da “La Stampa”
«È economicamente razionale per le donne ambiziose cercare il più possibile di essere magre». Il sottotitolo scelto dall'Economist all'articolo intitolato «L'economia della magrezza», pubblicato nello speciale di Natale, è provocatorio. E preannuncia quello che poi il testo spiega, snocciolando una serie di dati. E cioè che le donne subiscono la discriminazione del peso quando si tratta di stipendio.
Da molti studi, scrive il settimanale britannico, emerge che «le donne in sovrappeso o obese sono pagate meno delle loro coetanee più magre, mentre c'è poca differenza nei salari tra uomini obesi e uomini nella fascia considerata "normale" dal punto di vista medico».
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Ci sono delle eccezioni: uno studio svedese sottolinea che sono gli uomini obesi, e non le donne, a subire la discriminazione, ma ricerche «in America, Gran Bretagna, Canada e Danimarca» rilevano che a essere penalizzate sono le donne: «La sanzione per una lavoratrice obesa è significativa, circa il 10% del suo reddito».
Il settimanale osserva poi come «la discriminazione contro le donne grasse non sia diminuita con l'aumento del loro numero» e come, anzi, lo stigma sia oggi più forte. Dai questionari dell'Università di Harvard, ad esempio, emerge che se sono diminuiti i pregiudizi sulla base di razza o sesso, il peso fa eccezione e gli atteggiamenti nei confronti degli individui obesi «sono diventati sostanzialmente più negativi».
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«La finzione secondo cui le donne intelligenti e ambiziose, che possono misurare il loro valore nel mercato del lavoro sulla base della loro intelligenza o istruzione, non debbano prestare attenzione alla loro figura - scrive l'Economist, che sottolinea la pressione che le donne subiscono, dalla società e dal mercato, per essere magre -, è difficile da sostenere dopo aver esaminato le prove su come il loro peso interagisca con il loro salario o reddito».
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