L’ECCEZIONE ITALIANA – LUCA RICOLFI: “QUEL CHE CI DIFFERENZA DAI PAESI CHE STANNO EFFICACEMENTE CONTRASTANDO L'EPIDEMIA NON È NÉ IL RITARDO DELLA CAMPAGNA VACCINALE NÉ LA DIFFUSIONE DELLE VARIANTI, MA SONO LE NOSTRE POLITICHE E I NOSTRI COMPORTAMENTI” – “PRIMO. NON ABBIAMO FATTO E CONTINUIAMO A NON FARE LE MOLTE COSE CHE POTREBBERO SERVIRE A CONTRASTARE IL VIRUS SENZA LOCKDOWN. SECONDO, IL NOSTRO LOCKDOWN RESO INEVITABILE DALL'INERZIA DEL GOVERNO CONTE NON È UN VERO LOCKDOWN”

-

Condividi questo articolo


Luca Ricolfi per “il Messaggero”

 

luca ricolfi 1 luca ricolfi 1

Da qualche tempo si riparla di aprire le scuole, o perlomeno le scuole materne ed elementari. Il tema della riapertura delle attività culturali sta particolarmente caro alla sinistra, come quello della riapertura delle attività commerciali alla destra. È dunque probabile che, nelle prossime settimane, assisteremo a esperimenti di riapertura su entrambi i fronti. Ma che cosa ci dicono i dati dell'epidemia? I dati dell'epidemia parlano purtroppo piuttosto chiaro. Fra le società avanzate, l'Italia continua a primeggiare sia in termini di nuovi casi sia in termini di decessi.

 

vaccinazioni all'hotspot dell'allianz stadium di torino vaccinazioni all'hotspot dell'allianz stadium di torino

Quel che è più grave, però, è il trend: in Italia, come in molti altri Paesi avanzati, dopo un periodo di rallentamento dell'epidemia (gennaio-febbraio), è partita una nuova ondata: la terza, dopo quelle di marzo-aprile e ottobre-novembre dell'anno scorso.

 

Perché, ancora una volta, siamo stati colti di sorpresa? Perché non riusciamo a contenere la circolazione del virus? Perché gli ospedali e le terapie intensive sono di nuovo al collasso? La spiegazione prevalente, su cui convergono mass media, autorità sanitarie e politici di ogni schieramento, punta il dito sui ritardi della campagna vaccinale.

 

rocco casalino e giuseppe conte rocco casalino e giuseppe conte

Questa spiegazione trova (apparente) sostegno nel fatto che nei tre Paesi che sono più avanti nella campagna vaccinale, e cioè Israele, Regno Unito e Stati Uniti, l'epidemia è in ritirata. Ma è una spiegazione fasulla, per almeno due motivi. Primo, perché la inversione delle loro curve epidemiche è avvenuta a gennaio, ben prima del decollo delle campagne vaccinali.

 

luca ricolfi 3 luca ricolfi 3

Secondo, perché ci sono almeno quattro Stati importanti (Portogallo, Irlanda, Canada, Sud Africa) in cui la campagna vaccinale arranca almeno quanto in Italia ma l'epidemia è in ritirata spettacolare fin da gennaio. In tutti e sette i Paesi che abbiamo ricordato l'epidemia è stata riportata sotto controllo nel giro di poche settimane.

 

C'è anche una spiegazione di riserva, però. Secondo molti la colpa delle difficoltà dell'Italia e di altri Paesi starebbe nella diffusione delle varianti, e in particolare di quella cosiddetta inglese. La loro crescente trasmissibilità e letalità sarebbe all'origine della terza ondata, e spiegherebbe l'aumento dei casi e dei morti che stiamo osservando in Italia. Ma, di nuovo, è una spiegazione incompatibile con i dati.

rocco casalino con giuseppe conte rocco casalino con giuseppe conte

 

La variante inglese si è diffusa innanzitutto nel Regno Unito e in Irlanda, e ciò nonostante entrambi sono riusciti a far retrocedere rapidamente l'epidemia. Quanto alla variante sudafricana, non ha impedito al Sud Africa di invertire la curva fin dal 12 gennaio, senza alcun aiuto da parte delle vaccinazioni, che sono tuttora abbondantemente sotto l'1% (noi siamo vicini al 15%).

 

mario draghi contestato dalla femen josephine witt 1 mario draghi contestato dalla femen josephine witt 1

Del resto un'analisi statistica più generale, che correla diffusione delle varianti e andamento dell'epidemia, rivela che le differenze nella capacità dei vari Stati di contrastare l'epidemia non dipendono in modo apprezzabile né dalla diffusione delle varianti, né dallo stato di avanzamento della campagna vaccinale.

 

pierpaolo sileri giuseppe conte roberto speranza sandra zampa pierpaolo sileri giuseppe conte roberto speranza sandra zampa

Spiace doverlo ammettere, ma è inevitabile concludere che quel che ci differenza dai Paesi che stanno efficacemente contrastando l'epidemia non è né il ritardo della campagna vaccinale né la diffusione delle varianti, ma sono le nostre politiche e i nostri comportamenti. In che senso? In due sensi.

 

Primo, non abbiamo fatto e continuiamo a non fare le molte cose che potrebbero servire a contrastare il virus senza lockdown, dalla messa in sicurezza di scuole e trasporti pubblici alle politiche di sorveglianza attiva. Secondo, il nostro lockdown reso inevitabile dall'inerzia del governo Conte non è un vero lockdown. Se, usando i dati di mobilità resi pubblici da Google, proviamo a misurare il grado di confinamento effettivamente messo in atto nei vari Paesi, scopriamo che nei mesi critici di gennaio e febbraio siamo rimasti a casa circa la metà del tempo dell'Irlanda.

 

walter ricciardi al meeting di rimini walter ricciardi al meeting di rimini

Non solo, ma se facciamo una graduatoria dei Paesi in base al grado di rispetto del lockdown troviamo ai primi posti precisamente coloro che più hanno avuto successo nel contrastare l'epidemia: Irlanda, Portogallo, Regno Unito, Sudafrica, Canada, Israele. In questa graduatoria l'Italia è solo 21ª (su 36 nazioni). Detto altrimenti, l'andamento dell'epidemia nelle società avanzate è strettamente connesso al rispetto delle misure di confinamento, specie nei mesi critici di dicembre-gennaio-febbraio.

 

mario draghi contestato dalla femen josephine witt mario draghi contestato dalla femen josephine witt

Né le cose vanno in modo sostanzialmente diverso se, anziché guardare ai comportamenti della popolazione, ci rivolgiamo ai provvedimenti adottati dalle autorità politico-sanitarie. Una comparazione sistematica fra Paesi mostra che la misura più efficace nel contenere l'epidemia è stata la chiusura più o meno totale delle scuole, seguita dalla limitazione degli spostamenti sui trasporti pubblici: la capacità di contenimento dell'epidemia migliora man mano che le chiusure delle scuole diventano più sistematiche e generalizzate.

 

draghi conte draghi conte

Questo, purtroppo, dicono i dati se li si analizza senza pregiudizi (cosa sempre più difficile, stante la spinta bipartisan alle riaperture). Dobbiamo concludere che il lockdown è l'unica strada? No, il lockdown non solo non è l'unica strada, ma è la strada sbagliata. Il lockdown è semplicemente l'arma dei governi inerti, che a un certo punto se lo ritrovano come unica arma disponibile perché - prima - non hanno fatto nulla o quasi nulla di quel che avrebbero dovuto fare.

 

WALTER RICCIARDI WALTER RICCIARDI

E' quel che è successo a noi in autunno (ai tempi della seconda ondata), ed è risuccesso quest' anno, quando non avendo di nuovo fatto nulla ci siamo esposti alla terza. E ora? Ora è tardi, perché nel governo la linea del lockdown breve ma durissimo, invano caldeggiata da Walter Ricciardi (consulente del ministro Speranza) fin da ottobre scorso, è stata definitivamente sconfitta, a favore di una linea del tipo «apriamo appena possibile», che tradotto in pratica significa: apriamo appena c'è abbastanza posto negli ospedali e nelle terapie intensive per accogliere i nuovi malati.

 

È possibile che questa linea, che già ci è costata almeno 40 mila morti non necessari da dicembre a febbraio, ce ne costi ancora solo alcune migliaia in più nei prossimi mesi, perché un miracolo farà improvvisamente decollare la campagna vaccinale, abbassando drasticamente il numero di morti quotidiano, e perché nessuna nuova variante riuscirà ad eludere i vaccini.

coronavirus terapia intensiva 2 coronavirus terapia intensiva 2

 

Ma è anche possibile che le cose non vadano così, e che una campagna vaccinale zoppicante combinata con un'altra estate incauta ci espongano, a settembre-ottobre, all'arrivo di una quarta ondata, ancora una volta amplificata dal ritorno a scuola. Possiamo, almeno questa volta, sperare che si faccia finalmente qualcosa, e che lo si faccia in tempo? Ad alcune misure si sta già per fortuna pensando, ad esempio a tamponi e test periodici a studenti e professori.

luca ricolfi 6 luca ricolfi 6

 

Poco si sta facendo, invece, sulle due misure chiave: garantire il distanziamento sui mezzi pubblici e mettere in sicurezza le aule. Eppure, se si vuole davvero riaprire definitivamente le scuole, sarebbero due mosse cruciali.

 

Perché le misure di sicurezza dentro le scuole non sono sufficienti se il contagio avviene fuori, nel tragitto casa-scuola e ritorno. E, quanto alle misure interne, quella cruciale è garantire la qualità dell'aria, o mediante filtri che la depurano, o mediante impianti di ricambio con l'esterno (il costo sarebbe inferiore a quello sostenuto per i banchi a rotelle).

coronavirus terapia intensiva coronavirus terapia intensiva

 

Speriamo tutti che, quest' autunno, l'epidemia sia sostanzialmente sotto controllo. Ma sarebbe imperdonabile che la prossima stagione fredda, per sua natura favorevole al virus, dovesse trovarci ancora una volta spiazzati, traditi dalla nostra attitudine ad auto-illuderci. www.fondazionehume.it

             

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…