TUTTO ’STO CASINO PER DUE PAIA DI CHIAPPE – A FRANCAVILLA, IN PROVINCIA DI CHIETI, UNA COMMERCIANTE È FINITA NEL MIRINO PER AVER MESSO IN VETRINA DUE MODELLE IN LINGERIE CHE MOSTRAVANO, MEGLIO DI QUALUNQUE MANICHINO, COME RISVEGLIARE GLI ORMONI MASCHILI – GLI ALTRI COMMERCIANTI HANNO CHIAMATO I VIGILI CHE, UNA VOLTA ARRIVATI NEL NEGOZIO, NON HANNO TROVATO NULLA DA CONTESTARE...

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Agostino Gramigna per www.corriere.it

 

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Si può discutere sul gusto. Sui modi, sulle scelte estetiche. Il dibattito è aperto. Ma Elisabetta Scataglini, titolare del negozio che a Francavilla (Chieti) ha messo in vetrina alcune modelle al posto dei tradizionali inermi manichini non retrocede di un solo millimetro. L’ha fatto e lo rifarà. E delle polemiche sollevate sugli immancabili social; e dei vigili urbani che le hanno chiesto prima di mostrare l’autorizzazione e successivamente porto le scuse («in effetti non c’è niente che lo vieti») ha fatto spallucce. Argomentando che sono un sintomo sociale del posto in cui vive: «Ho preso l’idea da Milano ed Amsterdam. Ma il risultato ottenuto mi ha fatto capire che qui non siamo ancora pronti per questo genere di cose».

 

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I social

In effetti Francavilla a Mare ha poco o niente di Amsterdam. Ma questo spiega solo in parte il clamore suscitato. C’è dell’altro. La signora che gestisce un negozio di abbigliamento «L’Horo di Ely», in viale Nettuno, c’è rimasta male perché a chiamare i vigili sono stati i suoi colleghi, i titolari di negozi vicini. Forse ingelositi o scandalizzati dalla maniera iper «neo-moderna» di promuovere la biancheria intima in un luogo come Francavilla. Chi passava da quelle parti si è fermato. Ha scattato foto e filmato la scena. La storia è stata raccontata con tutte le sfumature del caso dai giornali abruzzesi (Il Centro e ChetiToday).

 

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L’idea

Allo scopo di pubblicizzare una nuova linea di prodotto, qualche settimana fa due modelle in lingerie sono state fatte accomodare in vetrina. A parere della titolare vestite in maniera sensuale ma non oscena, coperte anche da una stola. A completare la scena del set promozionale, altre quattro modelle, strette in un abito lungo, appena fuori la boutique. Sorridenti invitavano i clienti ad entrare. «Tutto da copione quando si tratta di fare promozione», ha spiegato Scataglini. Un copione che non è stato apprezzato da altri negozianti. Se è vero che sono stati loro a chiamare la polizia locale.

 

La polizia locale

«Mi hanno chiesto se avessi l’autorizzazione. Ho risposto che si trattava di un’iniziativa come altre fatte in negozio. Un agente sosteneva che stessi violando un regolamento, ho chiesto di mostramelo e di essere disposta, se così fosse stato, a sospendere l’attività e a pagare la multa. Poco dopo, uno di loro è tornato dicendomi che non stavo violando nulla e ha fatto i complimenti per la trovata». Più che delle domande dei vigili, alla titolare non è andato giù il comportamento dei colleghi. E il tono di alcuni commenti sui social. C’è chi ha tirato in ballo l’ oscenità e la mercificazione del corpo femminile. «Faccio fatica a capire il perché, non stavamo facendo nulla di volgare. Tutto era studiato nei minimi dettagli senza l’intento di turbare. Ho messo in vetrina delle modelle. Se avessi avuto abbigliamento da uomo ci avrei messo dei ragazzi».

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«Fa bene al commercio»

Discorso che si può sintetizzare così: moda, business e un tentativo di modernizzare la comunicazione. Altro, fa capire Scataglini, non si nasconde dietro il volto di due modelle sorridenti, garbatamente sensuali, sedute in vetrina. «Penso che attività simili facciano bene al commercio e aiutino a rendere più allegro il clima. Non esiterò a riproporre le modelle in vetrina». Ci sta già pensando. Per lo shopping di Natale.

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