CACCIA ALLA TALPA – A QUALE ESPONENTE DEL DIS APPARTIENE QUELLA “SOLERTE MANINA” CHE HA PASSATO IL DOSSIER SUI PUTINIANI AL “CORRIERE”? - FRANCO GABRIELLI, DOPO LA DICHIARAZIONE VELENOSISSIMA SULLE “PERSONE DI CUI VOLENTIERI FAREMMO A MENO” NEL DIS, HA APERTO UN’INCHIESTA INTERNA – GLI “ADDETTI AI LIVORI” SOSTENGONO CHE IL SOTTOSEGRETARIO SIA FINITO NEL MIRINO PERCHÉ SI È INIMICATO BUONA PARTE DELLA CLASSE POLITICA. NON SOLO CON CONTE (CACCIATA DI VECCHIONE) E SALVINI (EPOCA VIMINALE), MA ANCHE CON IL COPASIR GUIDATO PRIMA DAL LEGHISTA VOLPI, E ORA DAL MELONIANO URSO..

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FRANCO GABRIELLI FRANCO GABRIELLI

DAGONEWS

Con la dichiarazione velenosissima con cui ha dichiarato che nel Dis “ci sono persone di cui volentieri faremmo a meno”, Franco Gabrielli ha certificato che la ''solerte manina'' che ha passato al “Corriere” il documento sulla disinformazione e i “putiniani” d’italia si trova all’interno della zona grigia del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

 

i putiniani d'italia corriere della sera 5 giugno 2022 i putiniani d'italia corriere della sera 5 giugno 2022

Proprio per questo ha aperto un’inchiesta interna per individuare in tempi rapidi il talpone che ha diffuso il dossier. Gli “addetti ai livori” sostengono che il sottosegretario, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, sia finito nel mirino perché si è inimicato una buona parte della classe politica.

 

Sarà il suo carattere spigoloso, sarà la sua intransigenza da servitore dello stato, fatto sta che Gabrielli ha pessimi rapporti non solo con Conte (remember Vecchione?) e Salvini, ma anche con la classe “digerente” di Fratelli d’Italia e, di conseguenza con il Copasir, guidato prima dal leghista Volpi e ora dal meloniano Urso.

giuseppe conte gennaro vecchione giuseppe conte gennaro vecchione

 

Il caso delle liste dei putiniani, Gabrielli: la fuga di notizie sarà punita

Vincenzo R. Spagnolo per www.avvenire.it

 

«Non esiste un Grande Fratello, una Spectre in Italia. Nessuno, tanto meno il governo, vuole investigare sulle opinioni delle persone...».

FRANCO GABRIELLI MARIO DRAGHI FRANCO GABRIELLI MARIO DRAGHI

 

È pomeriggio quando il sottosegretario con delega alla Sicurezza Franco Gabrielli prova a mettere la parola fine al nugolo di polemiche che da giorni agita i media italiani circa presunti "dossieraggi" di opinionisti ed esponenti politici da parte degli 007 italiani. Una bufera di illazioni e congetture che ha fatto irritare Gabrielli, che in giornata si è sentito col premier Mario Draghi, decidendo infine di controbattere mediaticamente e annunciando accertamenti per individuare chi ha diffuso il documento.

 

ELISABETTA BELLONI - FRANCO GABRIELLI ELISABETTA BELLONI - FRANCO GABRIELLI

Il bollettino «riservato». A innescare il caso, domenica scorsa, era stato un servizio del Corriere della Sera sui «putiniani d’Italia». Nell’articolo, rifacendosi a materiale d’intelligence, si descriveva una rete di soggetti filorussi – menzionando fra gli altri il senatore ex 5s Vito Petrocelli e il sociologo Alessandro Orsini – animata dall’intento di condizionare l’opinione pubblica italiana.

 

Un servizio, argomenta Gabrielli, «ispirato» da un bollettino del Dis pubblicato venerdì scorso e poi consegnato lunedì al Copasir: un documento intitolato «Hybrid bullettin», classificato come «riservato» (la più tenue delle categorie, seguita da «riservatissimo», «segreto» e «segretissimo»). Un documento periodico, il quarto pubblicato nel 2022: «È una ricognizione di fonti aperte», puntualizza Gabrielli, che riassume «l’attività di un tavolo coordinato dal Dis al quale partecipano vari ministeri e il Dipartimento per l’editoria». Niente a che vedere, dunque, con «schedature o dossieraggio».

 

i putiniani italiani secondo il corriere i putiniani italiani secondo il corriere

L’irritazione del sottosegretario è andata montando giorno dopo giorno. Finché ieri mattina, è arrivata la sua richiesta al Dis di declassificare il documento e consentirne la «lettura integrale», convocando inoltre l’inusuale conferenza stampa dello stesso Gabrielli (in videcollegamento perché positivo al Covid), per porre fine al «perdurare di una campagna diffamatoria circa una presunta attività di dossieraggio da parte della comunità di intelligence, in realtà inesistente».

 

Sei nomi, «non attenzionati». Dopo una premessa sulla «narrativa» in corso sulle piattaforme mediatiche rispetto al conflitto russo-ucraino, il Bollettino cita diversi canali che , con un’adesione che oscilla da 50mila a 10mila utenze, diffondono «disinformazione». Alcuni gruppi, si legge, si caratterizzano per «profili di contiguità coi movimenti anti sistema no vax/no greenpass».

adolfo urso foto di bacco (2) adolfo urso foto di bacco (2)

 

I nomi di italiani citati («ma non attenzionati») nel documento sono sei: l’economista e pubblicista Alberto Fazolo; il freelance Giorgio Bianchi; l’eurodeputata Francesca Donato, Rosangela Mattei, nipote di Enrico; la blogger Francesca Totolo; Rolando Dubini, attivo su Facebook. Solo i primi due vengono menzionati nel servizio del Corriere, che tuttavia potrebbe aver attinto anche da altre fonti. Il bollettino segnala anche alcuni siti, annoverandoli fra le «numerose fonti della disinformazione», come «maurizioblondet.it e il noto L’antidiplomatico».

 

alberto fazolo alberto fazolo

Rispetto alle persone menzionate, afferma il sottosegretario, «non c’è nessun tipo di investigazione sui nomi apparsi sul giornale o sul bollettino, né su giornalisti o politici» come lo stesso Petrocelli, rispetto al quale Gabrielli precisa: «Un conto è riportare dichiarazioni, un altro è svolgere approfondimenti investigativi». E sulla vicenda interviene pure il presidente del Copasir, Adolfo Urso: «Il Copasir non ha raccolto né chiesto di raccogliere informazioni su cittadini, sarebbe un reato. Abbiamo rispettato scrupolosamente la legge».

 

 

«Fatto grave». Del bollettino era a conoscenza lo staff del presidente del Consiglio. E la sua divulgazione, assicura Gabrielli, «è una cosa gravissima, ma nulla rimarrà impunito. Daremo adeguate risposte.

 

Lo dobbiamo al Paese e alla credibilità di un comparto dove ci sono persone di cui volentieri faremmo a meno, ma tantissime che fanno il loro dovere». Oltre a cercare d’individuare chi ha diffuso il bollettino, è possibile che l’intelligence decida di non pubblicarlo ulteriormente: «Il prezzo» sul piano mediatico, valuta il sottosegretario, è stato «alto» e «si impone una riflessione sulla sua utilità».

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