renzi conte

A CHE PUNTO E’ LA NOTTE DELLA REPUBBLICA? LO STALLO TRA CONTE E RENZI: IL RIMPASTO (PER ORA) NON BASTA - DAL VALZER DEI POSSIBILI MINISTRI ALLA DELEGA AI SERVIZI, IL PREMIER È PRONTO A CEDERE QUASI SU TUTTO, MA HA UNA PAURA MATTA CHE NON BASTI A PLACARE L’EX ROTTAMATORE – DAL NAZARENO SONO SICURI: "RENZI VUOLE FARE FUORI CONTE, IL RESTO È STRUMENTALE” – LA VIA TRUCIS DI “GIUSEPPI” E I DAGO-SCENARI DELLA CRISI: LA POCHETTE CON LE UNGHIE TORNERÀ A FARE IL PASSACARTE?

LA VIA TRUCIS DI GIUSEPPE CONTE (DAGOSPIA DEL 4 GENNAIO 2020)

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/39-via-trucis-39-giuseppe-conte-ha-davanti-tre-stazioni-prima-257183.htm

 

 

1 –  LO STALLO TRA CONTE E RENZI. IL RIMPASTO (PER ORA) NON BASTA

Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”

 

conte renzi

Nessun contatto fra Conte e Renzi. Nessuno schema certo per sbloccare la crisi. Gli esponenti di Italia viva che continuano ad accusare il capo del governo di non avere mai dato risposte al loro documento politico. Il premier che non fa filtrare nulla, se non che si trova al lavoro, come sempre.

 

Lo stallo di un crisi che ormai ha i tratti del paradosso, ha anche come contorno scenari che cambiano ad ogni ora: Conte viene dato da fonti di maggioranza costantemente al telefono alla ricerca di responsabili, addirittura vengono segnalati a Palazzo Chigi alcuni senatori eletti all'estero.

 

Una sorta di piano di scorta rispetto ad un'ipotesi principale, ovviamente ufficiosa, che ha come oggetto un patto politico solenne fra Renzi, Conte e gli altri leader prima delle dimissioni del capo del governo e dell'inizio di una crisi pilotata. Oggi la bozza del Recovery plan dovrebbe arrivare sul tavolo del capo del governo, dopo la sintesi tecnica del Mef, e questo è un'altro snodo centrale.

 

GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY

Conte dovrebbe fare un altro passaggio con i capidelegazione della maggioranza prima di portare il piano in Consiglio dei ministri e affrontare la minaccia di una bocciatura, o delle dimissioni, da parte delle due ministre di Italia viva. Contribuisce alla confusione la divaricazione fra dichiarazioni pubbliche e veline fatte filtrare ai cronisti: mentre si tratta anche su un rimpasto Matteo Renzi continua a dire che «non vogliamo poltrone di ministro, siamo pronti a lasciarle» e aggiunge: «Magari avessimo un problema personale. Noi abbiamo un problema politico con Conte».

Zinga di Maio Conte Renzi

 

Mentre Luigi Di Maio si dice comunque «ottimista», perché «nessuno ci perdonerebbe una crisi in un momento del genere», in tanti anche nel governo si dicono pessimisti, «perché Renzi vuole fare fuori Conte, il resto è strumentale», dicono ai piani alti del Pd. L'argine del M5S intorno alla figura di Conte prosegue, ancora nelle parole di Di Maio: «Ai cittadini va detto che una forza di governo sta mettendo in discussione il governo, ma mi auguro prevalga la responsabilità. Dire che si va a votare tra un mese e mezzo significa rischiare di perdere i fondi del Recovery fund».

 

Una sintesi prova a farla il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, fra l'altro in prima fila nel risiko quotidiano dell'ipotetico rimpasto: «L'alternativa proposta da Renzi non si capisce qual è. Non abbiamo detto che vogliamo il voto perché ci piace andare a votare in piena pandemia ma solo perché non vediamo altra soluzione alternativa all'attuale equilibrio. Ma se si fa un patto di legislatura allora si può andare avanti. Le formule si trovano se c'è la volontà politica, bisogna capire se esiste».

draghi e mattarella by osho

 

2 – INIZIA IL VALZER DEI POSSIBILI MINISTRI

Federico Capurso per “La Stampa”

 

Per uscire da una crisi che dentro il Movimento 5 stelle e il Pd considerano già aperta, tutte le opzioni sono ancora sul tavolo. Sopra ogni cosa, c'è il rimpasto di governo. Tre i ministeri segnati in rosso: Lavoro, Trasporti e Interno. Poi, la delega ai Servizi segreti, che Giuseppe Conte ha capito ormai di non poter più tenere. Infine, l'idea di un ritorno del vicepremier, accarezzata dallo stesso presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di fine anno.

MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGAN

 

Eppure, Conte ha il timore che tutto questo possa non bastare a placare Matteo Renzi. Dubbi che si ingigantiscono in queste ore, ma la strada in cui è finito il premier non ha deviazioni meno pericolose. La via del rimpasto - secondo quanto trapela da chi gli è vicino - vuole comunque essere tentata. I ministri, viceministri e sottosegretari del Conte II sono già 65, il massimo consentito dalla legge.

 

Lo spazio di manovra, anche accorpando alcune deleghe, non è molto. Si sta ragionando, però, sulla possibilità di aumentare il numero limite di poltrone. Sarebbe sufficiente un decreto. Strada non impossibile, già praticata in passato, e che verrebbe giustificata dalla necessità di accelerare sui progetti di rilancio europei. Potrebbe nascere così il ruolo di sottosegretario con delega al Recovery fund, per il quale si fa il nome del vicesegretario del Pd, Andrea Orlando.

 

Draghi

Operazione che permetterebbe un più facile assestamento delle altre posizioni. Renzi sa che il minimo che può ottenere è un ministero in più. Per questo, punta ad averne almeno due. La casella meno indolore da liberare sarebbe quella dell'Interno, occupata da Luciana Lamorgese. Un "tecnico" che gode della benevolenza del Quirinale, ma sulla cui sostituzione con un profilo più politico il Colle non porrebbe veti, se si rivelasse necessaria a tenere a galla la nave.

 

 

A condizione, però, che al suo posto arrivi un nome "di garanzia". Il profilo individuato è quello del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che verrebbe rimpiazzato dal renziano Ettore Rosato. Ma non è l'unico incastro possibile. Più che in bilico c'è l'attuale ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. Anche i suoi compagni di partito del M5S sono disposti a sacrificarla. Renzi avrebbe pronta, per quel ruolo, la sua fedelissima Maria Elena Boschi. Nome, in fondo, gradito a Conte.

 

conte renzi

Un po' meno ai Cinque stelle, che già ai tempi della formazione del governo giallorosso posero un veto su di lei. Ma sanno anche che il loro potere contrattuale, rispetto a un anno e mezzo fa, è diminuito tanto quanto il consenso. Fermare le ambizioni di Renzi a questi ministeri renderebbe tutto più facile. Ma l'ex rottamatore ha messo gli occhi anche sullo Sviluppo economico, occupato da Stefano Patuanelli. Grillino sulla carta, contiano nei fatti. Se dovesse traslocare, sarebbero due le destinazioni possibili: al ministero dell'Interno, dove sarebbe gradito il suo profilo "moderato", o a quello dei Trasporti.

 

CARTABIA

A proposito di quest' ultimo, occupato dalla Dem Paola De Micheli, la concorrenza è agguerrita. Perché i rapporti tra De Micheli e Conte da tempo non sono idilliaci e in questa crepa potrebbe inserirsi Graziano Delrio, attuale capogruppo alla Camera del Pd, che in quel ministero già occupato ai tempi del governo Renzi tornerebbe volentieri. Come potrebbe tornare all'Agricoltura Maurizio Martina, con la renziana Teresa Bellanova che potrebbe spostarsi al Lavoro. L'aumento di peso di Italia viva all'interno del governo potrebbe essere controbilanciato dal ritorno di un vicepremier, poltrona sulla quale sarebbe in pole Dario Franceschini e subito dietro, se non si riuscissero a creare posti di governo in più, Orlando.

roberto chieppa

 

La delega ai Servizi, sulla quale sia Renzi che il Pd spingono perché venga tolta dalle mani di Conte, potrebbe finire nelle mani di un uomo fidato del premier. Si fa soprattutto il nome del segretario generale di palazzo Chigi, Roberto Chieppa, un "non politico" che permetterebbe a Conte di mantenere la sua veste di presidente super partes.

             

matteo renzi a cartabianca

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)