enrico letta

CORRENTI ELETTRICHE – NEL PD E’ INIZIATA LA GUERRA ALLE CORRENTI, CONSIDERATE DEI FORTINI DI POTERE CHE TENGONO A GALLA SEMPRE GLI STESSI – MARIANNA MADIA E LIA QUARTAPELLE VOGLIONO ABOLIRE LE CORRENTI, SUPERANDO LE LISTE BLOCCATE PER ELEGGERE I MEMBRI DELL'ASSEMBLEA MA CHI DETIENE IL POTERE (DA FRANCESCHINI A GUERINI, DA CUPERLO A ORFINI) SI OPPONE – FINO AL 22 GENNAIO SI TERRÀ LA FASE COSTITUENTE E ENTRO IL 19 FEBBRAIO (ELEZIONI REGIONALI IN LOMBARDIA PERMETTENDO, ALTRIMENTI UNA SETTIMANA DOPO) SARANNO ALLESTITI I GAZEBO PER LE PRIMARIE – IN CAMPO SOLO LEADERINI: BONACCINI, NARDELLA, SCHLEIN, DE MICHELI, RICCI…

Carlo Bertini per “la Stampa”

 

franceschini letta

Alla fine, batti e ribatti, il nodo è venuto al pettine: il giorno del via al congresso Costituente, alla vigilia della discesa in campo ufficiale di Stefano Bonaccini, nel chiuso dell'assemblea Nazionale che lancia le primarie il 19 febbraio, si consuma il primo vero scontro nel Pd sull'esistenza in vita delle correnti. Il primo round si chiude con una tregua che rinvia la resa dei conti più avanti: ma la botta lascia sul campo ferite e rancori.

 

Molte delle aree che detengono il potere del partito (quelle di Franceschini, Guerini, Cuperlo, Orfini) fanno scendere in campo un esponente per fare a pezzi la mozione di Marianna Madia e Lia Quartapelle che chiede di abolire le correnti, superando le liste bloccate per eleggere i membri dell'Assemblea, il parlamento dem.

elly schlein bonaccini

 

Quartapelle si rivolge a Franceschini, capo di Areadem, punto di riferimento dei cattolici democratici, che ieri aveva difeso le correnti come «una forza» del Pd: «Caro Dario, in tutti i grandi partiti della socialdemocrazia esiste una destra, una sinistra, correnti femministe e ambientaliste, un'articolazione di pensiero, ma non di potere.

LIA QUARTAPELLE

 

Quali sono le idee che le correnti stanno portando? Si appoggia chi conviene di più appoggiare, una realtà che sta facendo molto male al partito». Un j' accuse contro «sistemi che non permettono la partecipazione spontanea dal basso e tutti i segretari del Pd hanno avuto questo problema: o lo affrontiamo o il partito rischia grosso».

 

Enrico Letta sarebbe d'accordo, «ma non è il momento di battaglie personali - dice ai suoi - anche perché nessuno è esente da affiliazioni correntizie». Non fa mettere ai voti la mozione per timore (o certezza) di una bocciatura sonora che si trasformerebbe in un boomerang contundente per il partito. Però si impegna a far sì che «giovedì in Direzione venga nominata una commissione di garanzia per il congresso senza criteri correntizi, composta da personalità autonome ed equilibrio di genere»; idem per la commissione Costituente «che individui le tematiche chiave attorno cui costruire il percorso congressuale».

marianna madia foto di bacco

 

Ma sul punto più spinoso dell'elezione dei mille delegati della prossima assemblea nazionale per filiere correntizie, ovvero sull'abolizione delle liste bloccate collegate ai vari candidati alla segreteria, farà l'arbitro: «Io sono favorevole, ma la discussione è rinviata alla prossima seduta sulle regole congressuali». Il segretario vuole dare una scossa positiva, convoca per il 17 dicembre una manifestazione di piazza, forse a Roma, «per il nuovo Pd».

 

MASSIMO DALEMA GIANNI CUPERLO

Gianni Cuperlo però liquida così la faccenda: «Risparmiamoci appelli a sciogliere le correnti da pulpiti edificati su altre correnti», dice tagliente, alludendo alle varie aree da cui sono passate nella loro carriera politica le due presentatrici della mozione. Seguono Alessandro Alfieri (Base Riformista), Francesco Verducci (Sinistra di Orfini), Alberto Losacco (Areadem). Molti concordano ma non accettano il modo con cui si solleva la questione, il sistema si chiude a riccio.

 

peppe provenzano 2

Peppe Provenzano, uno dei leader della sinistra, difende le aree politiche «ma non le filiere personali che portano a meccanismi degenerativi. C'è nel Pd chi dall'alto delle sue cinque legislature ha sostenuto tutto e il suo contrario...». Ma il tema si lega anche al flop del tesseramento, riferito da un segretario provinciale di Rovigo: «E' un grande fallimento, la nostra classe dirigente è la stessa da 15 anni e sono stufi di tutto ciò».

 

Chi è fuori dalle filiere, plaude al varo del congresso aperto agli esterni: «Dalla comunità democratica arriva un segnale inclusivo. Ora partecipiamo, con idee e proposte sulle tante sfide», è il saluto di Elly Schlein, che sarà la seconda donna, insieme a Paola De Micheli, a candidarsi. Stefano Bonaccini scioglierà la riserva oggi («è il momento di impegnarsi»), altri come Dario Nardella e Matteo Ricci sono in pista.

 

dario nardella greta beccaglia

I tempi stringono: l'Assemblea nazionale del Pd ieri ha suonato il gong: con un margine stretto (553 voti su mille delegati), ha dato il via al percorso: entro il 19 febbraio (elezioni regionali in Lombardia permettendo, altrimenti una settimana dopo) saranno allestiti i gazebo. Da qui al 22 gennaio si terrà la fase Costituente per aprire il partito all'esterno e far entrare nuovi aderenti, con cui discutere di nodi politici, organizzazione del partito e valori.

 

«Un Congresso costituente aperto alla società e a chiunque voglia contribuire alla rigenerazione del partito democratico», dice Letta. Dal 27 gennaio al 12 febbraio gareggiano i vari candidati alla segreteria, con il voto nei circoli: i due che avranno più suffragi, si misureranno il 19 con il voto di militanti e simpatizzanti. Sì perché ieri è stata varata pure «la norma salva-Schlein», appunto: che consente di votare e di essere votato come leader a chi si iscrive anche all'ultimo minuto entro gennaio.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”