merkel schaeuble

COS'È, A CHE SERVE E COSA CAMBIA NEL MES, IL FONDO SALVA-STATI CHE LA GERMANIA VOLEVA TRASFORMARE NEL MINISTERO DEL TESORO EUROPEO CHE AVREBBE CONTROLLATO I BILANCI DEGLI STATI MEMBRI. LE PROPOSTE DI SCHAEUBLE SONO STATE QUASI TUTTE CASSATE, MA IL PROBLEMA È QUELL'ALLEGATO NASCOSTO PER CALCOLARE SE I DEBITI PUBBLICI DEI PAESI UE POSSONO CONSIDERARSI SOSTENIBILI. SU CUI RISCHIA DI SALTARE LA MAGGIORANZA

 

1 - IL SISTEMA DI AIUTI A PAESI E BANCHE QUALI EFFETTI AVRÀ SULL'ITALIA

Lorenzo Salvia per “il Corriere della sera

 

1Che cosa è il Mes?

La sigla sta per Meccanismo europeo di stabilità. Si tratta di un' organizzazione intergovernativa della quale fanno parte i 19 Paesi della zona euro. Creato nel 2012 ha il compito di aiutare gli Stati membri che si trovano in gravi difficoltà finanziarie o ne sono minacciati.

 

christine lagarde wolfgang schaeuble

2Da dove vengono i soldi per gli aiuti?

I fondi vengono dagli stessi Stati del Mes, in maniera proporzionale al peso delle loro economie. Il capitale ammonta a 80 miliardi di euro. L' Italia ha contribuito con 14,3 miliardi, terzo posto dietro Germania e Francia.

Emettendo titoli con la garanzia degli Stati membri, il Mes può raccogliere sui mercati fino a 700 miliardi.

 

3Ma perché adesso se ne parla?

A giugno di quest' anno prima l' Eurogruppo, dove siedono i ministri dell' Economia della zona euro, e poi il vertice euro, dove siedono i capi di governo e il presidente della commissione Ue, ha varato una revisione delle regole del Mes. Per l' approvazione definitiva del testo manca però un' ultima riunione dei capi di governo, che si terrà a dicembre.

 

4 Cosa cambia con questa riforma?

Per accedere agli aiuti, cioè a una linea di credito precauzionale, i Paesi più indebitati non dovranno firmare un accordo che indica le riforme da adottare.

Merkel Schaeuble-1

Basterà una semplice lettera di intenti. Ma solo per quei Paesi che rispettano i parametri di Maastricht, tra cui il tetto del 60% nel rapporto tra debito pubblico e Pil. Secondo una simulazione del think thank Bruegel, tra i 19 Paesi della zona euro ben 10, compresa l' Italia, non rispettano Maastricht. E quindi non avrebbero alcun vantaggio da questa misura.

 

5 Ci sono modifiche che riguardano le banche?

Sì, è il meccanismo del backstop. Il Mes potrà contribuire con 55 miliardi di euro al Fondo di risoluzione unico, finanziato dalle banche della zona euro per aiutare gli istituti di credito in difficoltà. 

 

6 E la ristrutturazione del debito cosa c' entra?

La riforma rende più semplice la ristrutturazione del debito pubblico, cioè una riduzione concordata del valore del prestito fatto allo Stato, per i Paesi che chiedono aiuto al Mes.

tsipras schaeuble

Questa semplificazione, che prevede un solo voto dei creditori al posto delle procedure complesse previste oggi, scatterà nel 2022. È possibile che i creditori chiedano interessi più alti proprio a quei Paesi, come l' Italia, considerati meno solidi. Questo farebbe salire il costo del servizio del debito pubblico, rischiando di innescare una pericolosa spirale.

 

 

2 - L'ALLEGATO NASCOSTO PER CALCOLARE SE I DEBITI PUBBLICI DEI PAESI UE POSSONO CONSIDERARSI SOSTENIBILI

Andrea Bassi per “il Messaggero

 

Perché il Mes, il meccanismo salva stati, agiti i sonni è presto detto. Lo scopo del Fondo è quello di aiutare un Paese in caso di crisi, come era avvenuto con la Grecia. Per questo il Mes ha a disposizione una dote di 700 miliardi di euro. I Paesi del Nord, a partire da Olanda e Germania, si erano battuti per introdurre una condizione precisa in caso di richiesta di aiuto: una ristrutturazione quasi automatica del debito pubblico. Un taglio, per intendersi, al valore dei Btp in portafoglio. 

weidmann schaeuble

 

L'Italia è riuscita a far eliminare questi automatismi. Ma il rischio che rientrino dalla finestra è sempre alto. A sorpresa, per esempio, nel resoconto finale dell'Eurogruppo del 7 novembre, stilato soltanto il 20 novembre e messo in rete ieri, è spuntato un «working document», un documento di lavoro, per introdurre una metodologia comune per calcolare la sostenibilità dei debiti pubblici dei Paesi e la loro capacità di rimborsare i prestiti. I contenuti di questo documento non sono ancora noti ma, secondo alcuni osservatori, il rischio è che rientri dalla finestra ciò che era uscito dalla porta. 

 

Se si stabiliscono dei criteri rigidi per valutare se un debito pubblico è sostenibile, i mercati faranno in fretta a fare i calcoli. Un meccanismo, insomma, da maneggiare con cura. Ieri Roberto Gualtieri si è battuto come un leone per difendere il compromesso raggiunto in Europa sulla riforma del Mes. Il ministro del Tesoro italiano ha soprattutto minimizzato le modifiche concordate il 13 giugno scorso dall'Eurogruppo e adottate il 21 giugno dai Capi di Stato dei Paesi membri. 

 

roberto gualtieri giuseppe conte patuanelli

Modifiche «marginali» secondo Gualtieri. Ma davvero la riforma del meccanismo salva Stati con cambia nulla? In realtà le modifiche decise, non sono completamente neutrali. Il fondo salva Stati garantisce già di per se una posizione di maggior forza all'asse Parigi-Berlino. Non tutti Paesi all'interno del Mes sono uguali. 

 

LE DECISIONI

Le decisioni più importanti, ha ricordato ieri Gualtieri, come la decisione di intervenire a sostegno di un Paese, devono essere prese all'unanimità. Ma perché una decisione possa essere presa è necessario che siano presenti i due terzi dei Paesi e che questi rappresentino almeno i due terzi dei diritti di voto. Nel Mes, però, si vota non per testa, ma per quanti soldi si versano nel capitale. Le Germania vale il 27%, la Francia il 20% e l'Italia il 17%. Alla Germania basterebbe aggregare un piccolo Paese per far mancare i quorum. 

roberto gualtieri claudio borghi

 

Germania e Francia hanno poi un potere di veto sulle più importanti nomine, come quella del presidente dei governatori, l'organo principe che prende le decisioni, e sul direttore generale, l'organo tecnico più importante che, non a caso, oggi è un tedesco, Klaus Regling. In questo caso il quorum per le decisioni è l'80%. Tutto questo non è stato modificato. Ma questo potere sbilanciato verso Francia e Germania rischia di pesare, in futuro, sulle decisioni importanti che dovranno essere prese in caso di crisi. La più delicata riguarda proprio la possibilità di una ristrutturazione del debito pubblico. 

 

È vero, come sostiene il ministro Gualtieri e come ha spiegato al Messaggero l'ex ministro Giovanni Tria (che con l'Europa aveva trattato sugli emendamenti), che i maggiori pericoli per Roma, come i meccanismi automatici di ristrutturazione del debito che la Germania e l'Olanda avrebbero voluto introdurre, sono stati evitati. Ma, come visto, il rischio che rientrino dalla finestra è sempre presente. Gualtieri nel suo intervento in Senato, ha ricordato che l'allora ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Shauble, voleva che il Mes diventasse il ministero delle finanze europeo e facesse politica economica. 

roberto gualtieri alberto bagnai

 

Questo rischio è stato sventato, ha spiegato, rimarcando il primato della Commissione europea sul meccanismo salva stati. Ma diversi aspetti della visione di Schauble, sono comunque rimasti. L'intervento precauzionale del Mes, quello che potrebbe essere attuato all'inizio di una crisi, prima che il Paese abbia guai più seri, è stato legato al rispetto di alcuni parametri, tra cui il rispetto del rapporto tra debito e Pil al 60% o la sua riduzione di un ventesimo l'anno. 

 

Al Fondo salva stati, come detto, è stata data la possibilità di fare valutazioni preventive sulla sostenibilità del debito. Gualtieri ieri ha voluto ribadire con forza che l'Italia non ha nessun bisogno dell'aiuto del Mes. Probabilmente ha ragione. Ma semmai dovesse accadere il contrario l'intervento non sarebbe indolore.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…