donald trump benjamin netanyahu putin erdogan khamenei siria ribelli

DAGOREPORT: ATTENZIONE: CADUTA DITTATORI! - LA FINE DEL REGIME DI PUTIN POTREBBE NON ESSERE COSÌ LONTANA, E IN IRAN ANCHE KHAMENEI NON STA TANTO BENE – LA DESTITUZIONE DI ASSAD IN SIRIA È LA VITTORIA DI ERDOGAN E DI NETANYAHU: SOLO GRAZIE AL LAVORO SPORCO DI ISRAELE E ALLE MANOVRE OSCURE DI ANKARA LA “FILIERA” SCIITA SI È INCEPPATA - E ORA POTREBBERO ESSERCI  CONTRACCOLPI ANCHE A TEHERAN, SPACCATA IN DUE TRA BOMBAROLI ATOMICI E IL FRONTE CHE SPINGE AD ATTENDERE COSA FARA' TRUMP IN MEDIO ORIENTE…

DAGOREPORT

putin assad

Come scrive il “Daily Telegraph”, la caduta del regime di Putin potrebbe non essere così lontana.

 

Le sanzioni occidentali e il blocco alla compravendita di gas e petrolio russi all’Europa ha costretto il Cremlino a dirottare le sue risorse naturali verso Cina e India.

 

La "diversificazione" dei clienti ha costretto Putin a ridurre i prezzi dell'energia, con un contraccolpo notevole sulle finanze di Mosca.

 

AL-JOLANI

La guerra in Ucraina, nonostante l’attivismo di Trump, che un giorno promette pace e quello dopo minaccia ritorsioni, all’uno e all’altro fronte, non sembra essere prossima al termine, e allo zar Putin è arrivata anche una inaspettata legnata dalla rivolta in Siria, innescata dal turco Erdogan, che ha portato alla destituzione del suo vassallo Assad.

 

In Siria, la Russia ha due basi, quella navale di Tartus e quella aerea di Khmeimim, che rappresentano il suo avamposto sul Mediterraneo.

 

Putin è stato costretto dagli eventi a correre ai ripari e a scendere a patti con i signorotti della nuova Siria che fino all’altro ieri inneggiavano alla Guerra Santa, per mantenere il suo presidio militare. Agli occhi del Cremlino al Jolani e i suoi compagni non sono altro una schiera di jihadisti travestiti da agnellini. Restano, per Putin, gli stessi "terroristi" che la Russia ha sempre combattuto a ogni latitudine, dall’Afghanistan alla Cecenia fino alla guerra civile iniziata nel 2011 in Siria.

 

RECEP TAYYIP ERDOGAN DONALD TRUMP

A irritare Putin ha contribuito il ruolo decisivo di Erdogan, che ha finanziato e sobillato le schiere sunnite nella cavalcata verso Damasco, depotenziando un utile alleato di Mosca (Assad).

 

Il ducetto di Ankara ha potuto giocare le sue carte in Siria sfruttando al momento giusto il lavoro sporco condotto negli ultimi mesi da Netanyahu.

 

È grazie alle bombe israeliane su Hezbollah in Siria e in Libano, su Hamas con Gaza rasa al suolo, e agli attacchi mirati in Iran,  che la “filiera” degli ayatollah si è inceppata, lasciando Assad senza protezione, complice l’impegno militare ed economico russo in Ucraina.

 

Inoltre, l’attacco israeliano ai siti militari dell’ex regime alawita, pur pubblicamente criticato da Erdogan (che ha parlato di “aggressione israeliana in Siria") fa comodo a tutti, soprattutto ai turchi, perché lascia Al Jolani e i fondamentalisti del “terzo polo della sharia” senza armi né esercito. Considerata la presenza di almeno cinque fazioni in campo (Hts, curdi, turchi, cellule Isis, e ciò che resta dei lealisti di Assad), togliere dallo scacchiere l'importante potenza di fuoco degli arsenali di Assad dovrebbe aiutare la “stabilizzazione” della polveriera siriana.

BENJAMIN NETANYAHU A GAZA

 

Caduta Damasco, Putin e Khamenei si trovano indeboliti e ancora più vicini, a spalleggiarsi nel ruolo degli sconfitti.

 

Il prossimo obiettivo, dopo la cacciata di Assad, per l’Occidente, è l’Iran.

 

A Teheran c’è una situazione instabile: il regime è in difficoltà a governare un Paese con un’economia stagnante a causa delle sanzioni, e con i giovani sempre più insofferenti di fronte alla teocrazia oscurantista.

 

Importanti scricchiolii per i pasdaran arrivano dalla spaccatura politica all’interno del regime: ai super falchi, che da sempre spingono per dotarsi di armamenti nucleari, ora si oppone un fronte variegato che spinge a maggiore prudenza, nell’attesa di capire che cosa farà Trump in Medioriente.

 

vladimir putin ali khamenei

Essendo il tycoon un leader imprevedibile, che si muove in modo tattico e non strategico, è impossibile anticipare le sue mosse. Tanto vale aspettare.

 

Le crepe nel regime islamista di Teheran sono ancora sotto il livello di guardia, ma rappresentano il segnale che nulla sarà più come prima in quell’area.

 

Come Putin, anche Khamenei teme che si stia avvicinando l’inizio della fine, quello che in Russia chiamano “momento Gorbaciov”. Per il “Telegraph”, a Mosca è molto vicino. E in Iran?

 

hangar dell esercito siriano distrutto dagli attacchi israeliani navi della marina siriana distrutte dagli attacchi israeliani

vladimir putin ali khamenei

 

siria gente in strada festeggia la caduta di assad foto lapresse il garage di assad con le auto di lusso 2siria, i ribelli nel palazzo di assad a damasco foto lapresse 11carcere di sednaya - siria idlib siria putin assad

 

sito nucleare di natanz in iran caccia f 15 di israeleassad putin putin assad

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?