manfred weber giorgia meloni antonio tajani raffaele fitto mario draghi ursula von der leyen enrico letta

DAGOREPORT - COME SI DICE PARACULA IN TEDESCO? URSULA! -VON DER LEYEN HA DETTO SI’ A UN INCARICO DI PRIMO PIANO PER FITTO NELLA COMMISSIONE UE SAPENDO BENE CHE SAREBBE STATO UCCELLATO DA VERDI, SOCIALISTI E LIBERALI (CHE HANNO SOSTENUTO LA SUA RIELEZIONE MENTRE LA MELONA GENIALE HA VOTATO CONTRO) - LA DUCETTA DELLA GARBATELLA, DA BRAVA ATTRICE DI BORGATA, ENTRA IN MODALITA' CAMALEONTE E CHIEDE UN AIUTO A COLUI CHE HA SEMPRE AVVERSATO, MARIO DRAGHI (FOTI, MEJO DI ZELIG: ''L'AGENDA DRAGHI E' LA NOSTRA'') - IL CINICO MARIOPIO, CHE ANCORA SOGNA IL QUIRINALE, ACCETTA DI INTERLOQUIRE CON URSULA MA NON HA ALCUNA INFLUENZA SUI GRUPPI PARLAMENTARI UE: E QUI ENTRA IN GIOCO UN VECCHIO AMICO DELL'UNDERDOG DEL COLLE OPPIO, ENRICO LETTA (SARA' LUI A PARLARE CON MACRON E SANCHEZ) - DA PRETINO RANCOROSO, L’EX SEGRETARIO DEL PD AIUTERA’ LA GIORGIA REIETTA PER VENDICARSI DI CHI, ELLY SCHLEIN IN TESTA, NON LO VENERA E NON LO CONSIDERA IL SAPIENTONE POLITICO CHE CREDE DI ESSERE..

manfred weber ursula von der leyen

DAGOREPORT

Ursula Von der Leyen non è una politica ingenua. E’ pur sempre allieva di Angela Merkel e ha imparato, nei cinque anni trascorsi alla presidenza della Commissione Ue, a muoversi come un’anguilla nelle euro-trame. Sulla candidatura di Raffaele Fitto a commissario Ue, ad esempio, la cofana tedesca ha avuto un comportamento da navigata democristianona tendenza Andreotti.

 

ursula von der leyen

A fine agosto il presidente del Ppe, Manfred Weber, è volato a Roma per incontrare Giorgia Meloni e il suo amico Tajani. I due gli hanno chiesto una “raccomandazione” per Fitto: la premier e il suo ministro degli Esteri hanno pregato Weber (che rappresenta l’ala più a destra dei popolari) di sfruttare il suo ruolo per fat ottenere un incarico di peso (vicepresidenza esecutiva con deleghe pesanti) al politico pugliese.

 

GIORGIA MELONI MANFRED WEBER

Una mossa azzardata considerando che i rapporti tra Weber e Von der Leyen non sono mai stati idilliaci, visto che nel 2019 l’ex ministra della Difesa tedesca sfilo’ all’ultimo secondo, grazie a Macron e Merkel, la poltrona di presidente della Commissione proprio a Weber, fino a quel momento candidato in pole position, che rimase fregato a un metro dal traguardo.

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dagoreport-bruxelles-hanno-sogghignato-beffardi-quando-hanno-letto-406458.htm

 

Olaf Scholz Emmanuel Macron e Pedro Sanchez

In ogni caso, Weber ha accettato di travestirsi da ambasciatore e, ripartito in missione per conto di Roma, ha provato a spendere dolci paroline per quel pennellone salentino di Fitto. A quel punto la paraculissima Ursula, che avrebbe anche potuto sfanculare le istanze italiane visto che Giorgia Meloni in Consiglio europeo si è astenuta sulla sua riconferma e Fratelli d’Italia ha votato contro al Parlamento Ue, ha accolto la supplica. Perché?

 

raffaele fitto ursula von der leyen

Con il suo “beau geste”, Ursula ha ammansito l’arcinemico Weber (è comunque alla guida del Ppe, il più numeroso e influente gruppo parlamentare) e non è entrata personalmente in rotta di collisione con l’Italia, paese fondatore dell’Unione, consapevole che il “lavoro sporco” lo avrebbero fatto altri. E così è stato.

 

Non appena “Politico” e “Die Welt” hanno diffuso le indiscrezioni sul ruolo di vicepresidente esecutivo zeppo di deleghe per Fitto, i gruppi parlamentari che hanno votato per il bis di Ursula hanno sguainato le lame. I Verdi, i socialisti e i liberali di Macron hanno urlato in coro: Ursula, ma che cazzo stai affà?

 

E non hanno tutti i torti visto che la Melona e la sua truppa di Fdi, di cui è membro Fitto, non hanno appoggiato la riconferma della presidente. Non solo: Giorgia Meloni ha anche rivendicato il “no” per coerenza, affermando di non condividere “merito e metodo” del bis di Von der Leyen.

FASCIO TUTTO IO - VIGNETTA BY MACONDO

 

Il malcontento dei gruppi parlamentari ha creato così tanto caos da obbligare Ursula a rinviare al 17 settembre la presentazione della sua squadra. A quel punto Giorgia Meloni, da gran camaleonte qual è, ha chiamato Mario Draghi. Non uno a caso: Draghi. Cioè l’uomo a cui ha fatto, da sola in Parlamento, opposizione per un anno e mezzo quando “SuperMario” era a palazzo Chigi.

 

L’uomo che Fratelli d’Italia, una volta sbarcati a Palazzo Chigi, accusano di aver affossato le casse dello Stato per aver avallato il Superbonus, misura di bandiera del M5s. Insomma, la Ducetta ha indossato una bella maschera di bronzo e ha convocato l’ex capo della Bce con la scusa ufficiale di “un confronto sul rapporto sul futuro della competitività europea”.

meloni draghi

 

Ovviamente del rapporto stilato da Draghi ai Fratellini d’Italia frega molto poco ma è funzionale per strizzare l’occhio a Bruxelles, mostrarsi sensibili ai temi europei, più “centristi” che destrorsi anti-Ue. Per rinforzare il concetto, il capogruppo alla Camera di Fdi, Tommaso Foti, ha persino sposato la mitologica Agenda Draghi: “L’orizzonte culturale che è stato delineato da Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea ricalca molto più la nostra posizione in Europa negli ultimi cinque anni che non quella di altri”.

 

Ma come: ora le idee di SuperMario fanno gola agli ex missini, gli stessi che si erano schierati all’opposizione del suo governo e l’hanno bombardato di critiche alzozero?

sergio mattarella mario draghi quirinale by macondo

Infatti poco o nulla c’azzeccano le proposte per la competitività europea: Giorgia Meloni vuole incontrare Draghi per chiedergli di dare una mano, di spendere la sua autorevolezza per strappare un ruolo importante per l’Italia nella futura Commissione. Invece, di mandare la Zelig di Colle Oppio a quel paese, perché con il solito cinismo senza limitismo, Draghi  ha accettato di buon grado l'incontro?

 

Chissà che a spingerlo a un faccia a faccia nelle stanze di palazzo Chigi con la premier coatta, non ci sia il sogno, mai del tutto accantonato, di salire un giorno al Quirinale. Della serie: io ora do una mano a te e tu, domani, quando si dovrà scegliere il successore di Mattarella, non porrai veti al mio nome. Pia illusione quella di MarioPio, visto che a uccellare la sua ascesa al Colle nel gennaio 2022 ci fu anche la contrarietà di Giorgia Meloni che si impuntò per sostenere una candidatura “di centrodestra”.

elisabetta belloni alfredo mantovano giorgia meloni lorenzo guerini copasir

Quando il malconcio Berlusconi si chiamò fuori dalla mischia, Fdi sostenne prima Maria Elisabetta Alberti Casellati e poi, quando fu chiaro che l’ex presidente del Senato non ce l’avrebbe fatta, si lasciò suggestionare dall’ipotesi Elisabetta Belloni, allora a capo-spia del Dis, prima che Renzi l’affossasse (“Solo in un Paese anti-democratico il capo dei servizi segreti diventa presidente della Repubblica”).

 

Draghi potrà anche spendersi per una moral suasion nei confronti di Ursula von der Leyen, con cui ha ottimi rapporti, ma non ha alcuna presa sui gruppi parlamentari, che sono veri e propri gineprai di interessi e istanze contrapposte. Ecco perché qui entra nella partita un caro amico di Giorgia Meloni: Enrico Letta. Sarà lui a parlare con Macron, con il socialista Sanchez e con i Verdi per dare una spintarella alle ambizioni di palazzo Chigi su Fitto.

GIORGIA MELONI ENRICO LETTA

 

Giorgia e Enrichetto si sono sempre rispettati a vicenda. Hanno avuto un dialogo e un reciproco riconoscimento ben prima che la Ducetta diventasse presidente del Consiglio, tant'è che SottiLetta presentò il libro di Fabrizio Roncone in duplex quando la Sora Giorgia era ancora Underdog (settembre 2021). E tre mesi dopo il nipote dell'Eminenza Azzurrina lo ritroviamo sul palco di Atreju. Ma non è solo per cordialità istituzionale e personale che Letta darà una mano al governo di centrodestra.

 

debora serracchiani enrico letta emily schlein

Letta, come Draghi, è un cinicone con lode. Un pretino sì, ma piuttosto rancoroso. Uno che se la lega al dito se non viene riconosciuto il sapientone che crede di essere. Il decennale rancore verso Renzi, che lo detronizzò dalla Presidenza del Consiglio, è ormai studiato nei manuali di psicologia clinica.

 

CONFRONTO LETTA MELONI

Ma oggi è un altro risentimento a muovere Enrichetto, quello verso Elly Schlein. La segretaria multigender del Pd ha la “colpa” di non aver riconosciuto al suo predecessore il ruolo che si aspettava: non gli chiede consigli, non lo ascolta. Non lo chiama per abbeverarsi alla sua sapienza politica.

 

Sentitosi liquidato senza troppi riguardi, Letta si vendicherà a modo suo: darà una manina alla Meloni con i gruppi che hanno portato Ursula alla presidenza. Ultima speranza per la Meloni reietta cdagli euro-poter. Veder assegnato al suo Fitto un incarico irrilevante, a quel punto sarebbero dolori: gli otoliti scossi rischiano di innescare un crisi isterica.

giorgia meloni enrico letta atreju fabrizio roncone giorgia meloni alessandro de angelis enrico letta foto di baccogiorgia meloni enrico lettaSALVINI MELONI LETTA AL MEETING DI RIMINI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni giampaolo rossi antonino monteleone laura tecce antonio preziosi monica giandotti pierluigi diaco

PRIMA O POI, AFFONDE-RAI! - MENTRE IN CDA SI TRASTULLANO SUGLI ASCOLTI DECLINANTI DI “TG2 POST”, SI CHIUDONO GLI OCCHI SULLO STATO ALLA DERIVA DI RAI2 E DI RAI3 - UN DISASTRO CHE NON VIENE DAL CIELO. LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI DALLE TRE RETI A DIECI DIREZIONI IN BASE AL "GENERE" (INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, FICTION, ECC.), AVVIATA DA FUORTES NEL 2021 MA IMPLEMENTATA DALL’AD GIAMPAOLO ROSSI (CON LA NOMINA DELLA DIREZIONE DEL "COORDINAMENTO GENERI" AFFIDATA A STEFANO COLETTA) , HA PORTATO ALLA PERDITA DI IDENTITÀ DI RAI2 E DI RAI3 MA ANCHE AL TRACOLLO DEGLI ASCOLTI (E EDLLE PUBBLICITÀ) - LO SCIAGURATO SPACCHETTAMENTO HA PORTATO A UNA CENTRALIZZAZIONE DECISIONALE NELLE MANI DI ROSSI E A UN DOVIZIOSO AUMENTO DI POLTRONE E DI VICE-POLTRONE, CHE HA FATTO LA GIOIA DEI NUOVI ARRIVATI AL POTERE DI PALAZZO CHIGI - PURTROPPO IL SERVILISMO DI UNA RAI SOTTO IL TALLONE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI NON PAGA. LE TRASMISSIONI CHE DOPO UNA MANCIATA DI PUNTATE FINISCONO NEL CESTINO, ORMAI NON SI CONTANO PIÙ. TANTO CHE I DUE CANALI SONO STATI RIBATTEZZATI ‘’RAI2%’’ E ‘’RAI3%’’...

fabio pinelli soldi csm

DAGOREPORT – ALTRO CHE SPENDING REVIEW AL CSM TARGATO FABIO PINELLI – IL VICEPRESIDENTE DI NOMINA LEGHISTA SEMBRA MOLTO MENO ATTENTO DEL PREDECESSORE NELLA GESTIONE DELLE SUE SPESE DI RAPPRESENTANZA – SE NEL 2022, QUANDO ERA IN CARICA DAVID ERMINI, ERANO STATE SBORSATI APPENA 4.182 EURO SU UN BUDGET TOTALE DI 30 MILA, CON L’ARRIVO DI PINELLI NEL 2023 LE SPESE DI RAPPRESENTANZA PER TRASFERTE E CONVIVI SONO LIEVITATE A 19.972 EURO. E NEL 2024 IL PLAFOND DISPONIBILE È STATO INNALZATO A 50 MILA EURO. E PER LEGGE IL VICEPRESIDENTE DEL CSM NON DEVE DETTAGLIARE LE PROPRIE NOTE SPESE DI RAPPRESENTANZA...

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…