raffaele fitto ursula von der leyen manfred weber giorgia meloni

DAGOREPORT - A BRUXELLES HANNO SOGGHIGNATO BEFFARDI QUANDO HANNO LETTO DELL’INCONTRO ROMANO DI GIORGIA MELONI CON IL LEADER DEL PPE, MANFRED WEBER. COME PUÒ VENIRE IN MENTE ALLA PREMIER DELLA GARBATELLA DI FARSI RACCOMANDARE, PER OTTENERE UN COMMISSARIO CON DELEGHE ECONOMICHE, DAL NEMICO PIÙ INTIMO DELLA VON DER LEYEN? CINQUE ANNI FA, L’EX COCCA DELLA MERKEL FREGÒ IL POSTO A WEBER, SPITZENKANDIDAT DEL PPE, E I DUE DA ALLORA SI ODIANO – SE I VICEPRESIDENTI ESECUTIVI DELLA COMMISSIONE RIMARRANNO TRE, SARANNO DESTINATI AI VINCITORI DELLE EUROPEE: FRANCIA, SPAGNA E POLONIA. UN EVENTUALE QUARTO NON SARÀ CONCESSO CERTO ALL’ITALIA DELLA MELONA, VISTA COME IL FUMO AGLI OCCHI PER LA SUA ARROGANZA POLITICA (QUANDO LO FIRMA IL MES?).

DAGOREPORT

GIORGIA MELONI MANFRED WEBER

A Bruxelles hanno sogghignato beffardi quando hanno letto dell’incontro romano di Giorgia Meloni con il leader del Ppe, Manfred Weber. Come può venire in mente alla premier della Garbatella di farsi raccomandare, per ottenere un commissario con deleghe economiche, dal nemico più intimo di Ursula von der Leyen?

 

Che errore politico, hanno sottolineato gli euro-burocrati ben ricordando di quando Ursula, supportata all’epoca da Angela Merkel, bruciò le speranze del bavarese Weber, esponente di destra della Csu, di diventare presidente della Commissione.

 

GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN

Da parte sua, Ursula non ha ancora deciso se riconfermare lo schema della sua precedente Commissione: tre vice presidenti esecutivi con deleghe importanti con tanti vice intorno che non contano un tubo.

 

Se i vice esecutivi rimangono tre, è ovvio che saranno destinati ai vincitori delle elezioni europee: Francia, Spagna e Polonia. Ursula potrebbe aggiungere un quarto, ma a godere non sarà certo l’Italia della Melona, vista come il fumo agli occhi per la sua arroganza politica (quando lo firma il Mes?).

 

VERTICE TRA MELONI E WEBER E SULLE NOMINE LA PREMIER SI SENTE CON VON DER LEYEN

Estratto dell'articolo di Francesco Olivo per "La Stampa"

 

MANFRED WEBER A PALAZZO CHIGI

Il piano è stato studiato per anni: una nuova maggioranza al Parlamento europeo che spostasse a destra la Commissione. Il cuore della manovra era l'avvicinamento tra Partito popolare e i Conservatori di Ecr.

 

Ieri a Palazzo Chigi è arrivato il regista di quella operazione: il presidente del Ppe Manfred Weber.

 

Come è andata a finire è noto: le elezioni hanno sancito la sopravvivenza della vecchia maggioranza e Ursula von der Leyen per restare alla guida della Commissione ha preferito l'appoggio dei Verdi, rispetto a quello dei Conservatori presieduti da Giorgia Meloni. Insomma, la mossa è andata male, ma la parte dei popolari che ha cercato di allargarsi a destra ci riprova. [...]

 

EMMANUEL MACRON - OLAF SCHOLZ - PEDRO SANCHEZ - DONALD TUSK

Siamo nei giorni cruciali della formazione dell'esecutivo europeo: domani Meloni manderà formalmente la lettera con la quale indicherà il nome del commissario italiano. Sulla scelta non ci sono più dubbi: Raffaele Fitto. [...] la trattativa continua sul suo portafoglio e soprattutto sulla nomina a vicepresidente esecutivo.

 

Non è di questo che Fitto e Meloni hanno parlato con Weber, l'interlocutrice della premier italiana in questo ambito è esclusivamente Von der Leyen (avversaria di Weber), con la quale tutto sembra andare per il verso giusto, come dimostra anche la telefonata avvenuta ieri mattina.

RAFFAELE FITTO AL MARE

 

Ma quello che preoccupa il governo è il secondo passaggio. Dopo la formazione della nuova squadra, infatti, gli aspiranti commissari dovranno sottoporsi all'esame dei parlamentari europei. Chi ci è passato, come Antonio Tajani, ne ha un ricordo quasi traumatico e non a caso Fitto ha passato l'estate a studiare nel dettaglio una materia, quella dei fondi di coesione, che già conosce bene.

 

È qui che Meloni e il suo ministro si aspettano una mano dal Partito popolare europeo. Weber, che ha garantito lealtà, ha un interesse speculare: il sostegno dei deputati conservatori ai tanti candidati del Ppe che si sottoporranno all'esame. Non ci sono da parte di Meloni particolari preoccupazioni su questo passaggio, ma gli esponenti di Fratelli d'Italia a Bruxelles (Fitto compreso) sanno che quello sarà il momento in cui liberali e socialisti cercheranno di giocare qualche scherzo a Ecr e quindi serve il massimo della compattezza del Ppe.

 

MANFRED WEBER CON ANTONIO TAJANI AL CIRCOLO DEGLI ESTERI

Il dialogo tra Conservatori e Popolari [...] è già ripreso. In FdI è stato apprezzato il fatto che nel corso delle votazioni per le presidenze delle commissioni parlamentari il Ppe abbia votato compatto per i nomi proposti da Ecr (e viceversa), sebbene siano state scelte frutto di intense trattative (in particolare per i candidati polacchi).

 

Il tentativo dei socialisti di chiedere il voto segreto per sfuggire alle indicazioni di partito è stato respinto, con il risultato che Ecr è finito fuori dal cordone sanitario dove invece sono confinati i Patrioti di Viktor Orban, Marine Le Pen e Matteo Salvini. Altro scopo prefissato da Weber è tenere quanto più possibile lontana Meloni dal gruppo ultra sovranista [...]

VERTICE DI MAGGIORANZA - VIGNETTA BY GIANNELLIgiorgia meloni raffaele fitto

MANFRED WEBER INCONTRA GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI - 11 NOVEMBRE 2022

Ultimi Dagoreport

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")