draghi di maio 19

IL FANTA-SCENARIO: L’EFFETTO COLLATERALE DI DRAGHI AL COLLE SAREBBE DI MAIO A PALAZZO CHIGI (PREPARATE IL BUSCOPAN PER CONTE). LA POLITICA NON VUOLE LASCIARE CAMPO LIBERO AI TECNICI. SE MARIOPIO VA AL QUIRINALE, SI CERCA UN CAPO DEL GOVERNO ESPRESSIONE DEI PARTITI E FRUTTO DI UN ACCORDONE TRA DI LORO. I NOMI IN BALLO: BRUNETTA, GIORGETTI E...DI MAIO. MA VE LO IMMAGINATE LUIGINO ALLE PRESE CON IL PNRR? - IL FUTURO DI DRAGHI: DAGOREPORT

DAGOREPORT

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/dagoreport-si-racconta-mario-draghi-furioso-incontri-295135.htm

 

 

MARIO AJELLO per il Messaggero

 

DRAGHI DI MAIO

Eppur si parlano... C'è una rete ormai di interlocuzione fitta e costante, che travalica le rispettive appartenenze e coinvolge, nel tentativo di trovare la doppia soluzione Colle-Palazzo Chigi, Di Maio e Brunetta, Giorgetti e Guerini, Franceschini e Toti, Renzi (con Toti) e un po' sì e un po' no Salvini. Ci si parla, ci si interroga, si mira a trovare quell'incastro che potrebbe soddisfare più o meno tutti e che quasi tutti loro - il capo leghista meno degli altri - cominciano a individuare in questo schema.

 

Draghi al Quirinale ma, per evitare l'eccesso di draghismo, per ridare alla politica quel fiato che finora è stato ridotto, non issare a Palazzo Chigi un Daniele Franco o la Cartabia o Colao in perfetta continuità con l'attuale premier ma un capo del governo espressione dei partiti e frutto di un accordone tra di loro.

 

DRAGHI DI MAIO 19

Sì, bene, ma chi? Qual è il nome per Chigi? Magari potrebbe trattarsi di un tridente: Di Maio premier, in quanto rappresentante del primo partito nell'attuale Parlamento, e Guerini e Salvini vice? Forse non è il terzetto giusto (sarebbe un regalo esagerato ai 5 stelle) ma tra i leader e i ministri che si stanno parlando si confida si trovare e non in tempi lenti la quadra vera. Quella che comunque si sta formando, lungo queste interlocuzioni, è l'idea che occorre chiudere subito, già alle prime votazioni, l'importantissima pratica Quirinale perché c'è la pandemia e non si può dare in questa emergenza - c'è chi la paragona piuttosto acrobaticamente a quella del 92 in cui la strage di Capaci portò alla scelta su Scalfaro - agli italiani l'impressione di una politica incartata, indecisa ed autoreferenziale nei suoi giochi di bottega mentre il Paese soffre.

 

daniele franco mario draghi luigi di maio g20

IL CHI E IL COME Serve dunque un'operazione politica ed è quella a cui si sta cominciando a lavorare nel perimetro che va da Giorgetti a Di Maio e ai dem e che vede al centro Draghi - tutti loro lo vogliano al Quirinale - ma controbilanciato da un premier espressione dei partiti. Perché solo questo tipo di figura potrebbe reggere un governo pre-elettorale e solo a questo tipo di premier verrebbe evitato il bombardamento che i partiti faranno contro Draghi - se a Palazzo Chigi dovesse restare lui - o a un simil Draghi alla Franco o Cartabia.

 

daniele franco mario draghi luigi di maio g20

Ma il nome? Salvini difficilmente accetterebbe quello di Giorgetti, sarebbe uno smacco. Guerini piace un po' a tutti, anche fuori dal Pd gode di stima, ha solidi rapporti internazionali, intesa con Mattarella e Draghi, e trasversalità congenita da Dc democristiano non antico ma è come se lo fosse. Ma un esponente del Pd a Palazzo Chigi sembrerebbe, a prescindere dalla qualità del personaggio, una forzatura difficile da accettare per gli altri.

 

sergei lavrov luigi di maio

A Di Maio potrebbe comunque andare bene: sempre meglio puntare un politico solido piuttosto che perdere tempo le amenità del suo movimento e l'ultima è lanciare al Colle Liliana Segre che 2000 volte ha già detto di non volerci andare. Quanto a Renzi, non ha idee su se stesso ma vuole essere più di tutti quello in grado di intestarsi l'operazione del riscatto della politica che torna a guidare a Palazzo Chigi dopo la parentesi tecnico-politica di Draghi di cui lui stesso è stato il grande artefice.

 

Ma ci risiamo: allora chi? Brunetta sembra a chi tiene i fili di questa trama il nome più naturale. Se non altro perché si farebbe in fretta. E' il ministro anziano che naturalmente guiderebbe l'esecutivo se Draghi va al Colle, non si cambierebbe quasi la squadra di governo (e i ministri dem che temono di venire sostituiti da Letta con le donne si tranquillizzerebbero), Berlusconi pur privato del Colle non potrebbe fare troppi fuochi e fiamme e subentrerebbero i partiti ma in una linea di continuità con l'esperienza di questo ultimo anno. Brunetta - è inoltre il ragionamento corrente - ha ottimi rapporti con tutti e nei 5 stelle un dialogo vero con Di Maio e con D'Incà. Ma andiamoci piano, dicono tutti, sui nomi: già accordarsi davvero sullo schema sarebbe per ora il massimo.

 

 

GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIOmario draghi luigi di maio

Ultimi Dagoreport

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…